CASERTA. IL COMMENTO. Quale destino per il Macrico Verde? Restano, secondo noi, alcune criticità. Ecco quali

31 Dicembre 2021 - 17:50

Caserta (pm) – Ieri abbiamo pubblicato il comunicato stampa con il quale il Comitato Macrico Verde ha salutato la recente nomina di don Antonello Giannotti a Presidente dell’Istituto Diocesano Sostentamento Clero della diocesi di Caserta, proprietario dell’area. Il sacerdote,  difatti, si insedierà nel suo nuovo incarico dal prossimo primo gennaio ed il Comitato ha fiducia che con lui verrà data una svolta all’annosa vicenda della proprietà e della conseguente destinazione del bene.

Oggi lo riproponiamo ai lettori con qualche commento, data l’attenzione che abbiamo sempre riposto al tema del verde pubblico, che oggi più che mai  ha un ruolo fondamentale  ai fini  della qualità della vita della città capoluogo, notoriamente tra le infime a livello nazionale. Città  capoluogo che, per la sua dissennata politica di consumo del territorio in convenienza con la lobby dei costruttori,  è privo oramai di spazi naturali che possano definirsi tali.  Spazi pretenziosamente surrogati, nella narrazione pubblica dei politici di turno  ai tanti cittadini troppe volte creduli, da esigui e penosi  giardinetti  e aree poco più grandi di qualche aiuola, che  per manutenzione ed interventi finiscono persino per costare  cifre implausibili.

Nella foto, il professore Sergio Tanzarella e l’architetto Maria Carmela Caiola, portavoce del Comitato Macrico Verde e firmatari del comunicato stampa che pubblichiamo

Tornando al comunicato, precisiamo subito che la soddisfazione espressa dal Comitato Macrico Verde per la designazione di  don Antonello è anche la nostra. Ma non la fiducia per quello che potrà essere del terreno. E non per il valore della persona, che è indubitabile, ma per una serie di circostanze esterne ad essa. Intanto l’Istituto Diocesano Sostentamento Clero della diocesi è un ente le cui decisioni non sono totalmente libere, ma subordinate alla superiore approvazione vaticana. Ciò che rende improbabile che da Roma si consenta, con tutta la disponibilità immaginabile,  una donazione liberale  del bene alla città. Peraltro, ci risulta che proprio per salvaguardare l’integrità patrimoniale della Chiesa siano specificamente vietate le donazioni dei cespiti ecclesiali. Il patrimonio vaticano, in questo senso,  non va considerato come espressione di accumulazione della ricchezza, ma finalizzato al giusto sostentamento del clero ed ai bisogni religiosi. Ed eccone spiegatane l’intangibilità. Se dunque si dovrà di necessità pervenire ad una vendita o ad una permuta, siamo -com’è arcinoto -, per parte del comune, ancora al campa cavallo. Peraltro, sull’area del Macrico, la curia paga da anni fior di tributi sia allo stato che all’amministrazione municipale, nell’ordine di ben 300mila euro all’anno. Si può realisticamente pretendere che  don Antonello avvii un’operazione in perdita assoluta ?

Questo dal lato più propriamente economico. Da quello ancora più delicato della destinazione del bene, considerate le mire speculative vecchie e nuove  sull’area ricordate dallo stesso comunicato stampa, sarebbe forse bene attendere tempi migliori. Il sindaco indagato, la giunta affaristica appena insediatasi che ci pare unita dai soli comuni interessi sul mare di soldi pubblici  che stanno arrivando, la vicenda del biodigestore la quale insegna come  non si esiti a cambiare dall’oggi al domani le carte in tavola se ciò torni utile alle strategie di potere, non fanno presagire niente di buono.

 

IL COMUNICATO STAMPA DEL COMITATO MACRICO VERDE NEL NOSTRO COMMENTO