MARCIANISE. Velardi l’abusivo. Vi spieghiamo perché l’atteggiamento della comandante Foglia e dell’ingegnere Piccolo è stato più grave finanche di quello del sindaco

18 Maggio 2022 - 17:22

Svolgiamo un ragionamento sui contenuti, dettagliatamente esposti, della comunicazione di ottemperanza arrivata nell’Ufficio Tecnico il 13 dicembre scorso, cioè più di 5 mesi fa

 

 

MARCIANISE (G.G.) – Perché consideriamo l’attuale comandante del Corpo dei Vigili Urbani di Marcianise Guglielmina Foglia e l’attuale responsabile dell’Ufficio Tecnico Angelo Piccolo, molto più responsabili del sindaco Antonello Velardi in questa vergognosa vicenda relativa alla parte della sua casa ormai conclamatamente abusiva?

Alla fine di questo ragionamento vi spiegheremo anche perché non abbiamo limitato, stavolta, l’indicazione fisica dell’abuso compiuto al solo terzo piano della dimora di via Kennedy.
Ma andiamo per ordine: ricollegandoci al nostro articolo di sabato scorso, ridefiniamo le coordinate temporali attivate dalla ordinanza di abbattimento firmata dall’allora dirigente dell’Utc Anacleto Fuschetti, protocollata il 12 novembre scorso.
Questa ordinanza, come poi vedremo nel dettaglio in altri articoli da noi già programmati, contiene anche la determinazione di un termine, precisamente 90 giorni, entro il quale è intimato anzi ordinato a Velardi di procedere agli abbattimenti prescritti.
Oggi, alla luce di quello che abbiamo letto nel secondo documento fondamentale di questa storia, la “comunicazione di ottemperanza”, protocollata al Comune di Marcianise il 13 dicembre scorso, cioè a 31 giorni di distanza dalla notifica dell’ordinanza, possiamo tranquillamente affermare che Antonello Velardi ha congelato legittimamente il termine dei 90 giorni, avendo dichiarato, badate bene, massima concentrazione, di aver adempiuto, alla data del 13 dicembre, quindi ampiamente dentro al termine stabilito, a tutte le ingiunzioni.
A tutti, non a quasi tutti o a una metà.

Al di là del fatto che noi sabato scorso abbiamo espresso, con tonnellate di motivazioni e citazioni documentali, forti perplessità sul fatto che Velardi abbia effettivamente adempiuto a tutte le prescrizioni, non possiamo non riconoscere che una persona alla quale viene ordinato di abbattere opere costruite in difformità con il permesso ottenuto a suo tempo, e che dichiara di aver ottemperato sotto la sua responsabilità e consapevole che anche la più piccola delle bugie può diventare oggetto di azione penale, abbia fatto il suo, ciò che la legge prevede.
Dentro al termine dei 90 giorni, infatti, l’autore dell’abuso edilizio può comunicare solo in questo modo con gli uffici comunali a cui tocca la verifica di ottemperanza.
Per cui Velardi si è messo a posto, come spesso gli è capitato.
Della serie: io ho spedito al comune un atto in cui dichiaro di aver realizzato tutte le prescrizioni e sempre io più di questo non posso fare e dire.
Ineccepibile. i 90 giorni del termine stabilito da Fuschetti per l’ottemperanza non sono più uno strumento in discussione, perché sulla carta questo periodo messo a disposizione dell’autore dell’abuso è stato rispettato come norma prevede.
Ma Velardi non ha scritto solo questo.
Nella sua comunicazione di ottemperanza ha voluto, infatti, stravincere: “Si resta in attesa – scrive – di vostro sollecito sopralluogo a verifica con preghiera di comunicare fin d’ora data e ora dello stesso”.
Sarà anche una formula rituale, dovuta, ma nel caso specifico che riguarda l’abuso edilizio consumato e ormai giudicato, compiuto da una persona che da qualche anno è sindaco del Comune in cui l’abuso si è consumato, assume un rilievo specialissimo, di cui abbiamo specificato il senso sempre nel citato articolo di sabato.
Se di emezzo non ci fosse la massima carica pubblica della terza città della provincia di Caserta dovremmo incartare e portare definitivamente a casa. Ma stiamo parlando del sindaco, quindi di un personaggio pubblico per antonomasia al quale abbiamo sempre offerto la possibilità di scrivere tutto quello che gli pareva in replica e in obiezione ai nostri articoli, garantendone invano l’integrale pubblicazione, per cui ci muoviamo in un contesto nel quale è legittimo, dovuto, citare Giulio Andreotti, cioè il politico di riferimento di quel Don Salvatore D’Angelo da Maddaloni che, con i buoni uffici del grande Federico Scialla, fu uno dei primi a prendere atto della ambizioni professionali di Velardi.

Ci rendiamo conto di riprendere un adagio divenuto refrain per quante volte è stato utilizzato, fino ad inflazionare i giornali e le televisioni come espressioni tra le più conosciute pronunciate da colui che fu definito addirittura “Il Divo”, una etichetta che, a Roma, era stata coniata solo per l’imperatore Ottaviano Augusto.

“A pensar male si fa peccato, ma qualche volta ci si indovina.
E lo diciamo sapendo bene che le inadempienze dell’Ufficio Tecnico e del Comando dei V.U. del Comune di Marcianise non permetteranno ad alcun cittadino di stabilire se il 13 dicembre Antonello Velardi abbia dichiarato, in un atto pubblico, il vero, il quasi vero, il semifalso oppure il falso.
Volendo motivare un istituto del diritto processuale penale, verrebbe da dire che se i protagonisti di questa storia, e non ci riferiamo necessariamente a Velardi, abbiano coltivato l’intenzione di inquinare le prove, oggi questo è avvenuto o non è avvenuto, mentre è sicuro che non potrà essere mai più stabilito.
Ecco perché abbiamo sempre considerato, al di là della sua ragion d’essere, di cui a noi non frega un tubo, l’iniziativa dell’ufficiale dei Vigili Urbani Filippo Lasco, un atto dovuto, anzi dovutissimo e necessario, doverosissimo.
Lasco, infatti, già il giorno successivo a quello della registrazione al Protocollo della comunicazione di ottemperanza di Velardi ha chiesto, come avrebbe avuto il dovere di fare la sua comandante Foglia, di dar seguito a quelle dichiarazioni del sindaco, assecondando il suo auspicio di solerte, immediata verifica de visu delle autorità competenti sull’effettivo adempimento dell’ordinanza attraverso un materiale sopralluogo.
Sa, comandante Foglia, sa, ingegnere Angelo Piccolo, a cosa sarebbe servita la realizzazione dell’intento di Filippo Lasco?
A stabilire la cosa di prima, a capire se alcuni, tanti di noi avessero fatto peccato, e dunque tutti da don Antonello (sacerdote amico di Velardi, peraltro) a confessarci o se al contrario entravamo nel novero di coloro i quali qualche volta “ci indovinano” pensando a male.
La domanda che rimarrà senza risposta è la seguente: quando il sindaco Velardi ha scritto quello che ha scritto, auspicando un immediato sopralluogo, “sapeva a isso”, come si suol dire?
Sapeva di potersi spingere, perché tanto ci sarebbe stato qualcuno al Comune che l’avrebbe coperto senza procedere al sopralluogo, oppure, come dobbiamo affermare, fino a una prova contraria che non potremo avere per colpa di Foglia e Piccoli, che ciò che Velardi ha dichiarato sia la pura, semplice e assoluta verità?

Riavvolgiamo il nastro temporale. Cosa succede nel momento in cui Filippo Lasco rende nota la sua intenzione di esercitate il dovere di un rappresentante della polizia giudiziaria recandosi, insieme a un rappresentante dell’Ufficio Tecnico a casa Velardi per verificare se l’ordinanza di Fuschetti fosse stata effettivamente rispettata in toto?
Succede di tutto e di più.
Succede quello che le persone protagoniste di quella scena dovranno raccontare in un tribunale, dove il sottoscritto, grazie all’improvvida di Velardi di querelarmi, è in potere di portarli, citandoli come testimoni.
Domanda alla comandante Foglia e, per conoscenza, al dirigente di Polizia Valerio Consoli, peraltro mio amico e persona che ho difeso in tanti articoli dedicati ad una vicenda giudiziaria che l’ha ingiustamente coinvolto e danneggiato e che non meritava di affrontare: se Antonello Velardi aveva scritto nella sua dichiarazione di ottemperanza che lui addirittura auspicava un’immediata realizzazione del sopralluogo, ci spiegate per quale cavolo di motivo vi siete chiamati Lasco in commissariato per persuaderlo, diciamo così, a non andare avanti con la sua iniziativa, così come effettivamente è successo, con conseguente deterioramento della possibilità che il Comune di Marcianise ha di stabilire se in quell’atto firmato in fede Velardi abbia detto la verità o una bugia?
Ora speriamo che abbiate capito perché consideriamo la dottoressa Guglielmina Foglia, comandante del corpo dei Vigili Urbani, e l’ingegnere Piccolo, attuale responsabile facente funzione dell’Ufficio Tecnico comunale, molto più responsabili di quello che è accaduto e che sta accadendo, rispetto allo stesso Velardi.

Dentro a questo lungo articolo vi invitiamo a concentrarvi sull’ultima circostanza illustrata. Velardi auspica un immediato sopralluogo; noi non sappiamo se l’abbia scritto perché effettivamente lo auspicava, perché effettivamente fosse convinto di aver adempiuto a tutte le stringenti e pesanti prescrizioni dell’ordinanza emessa a suo carico, o se invece riteneva di poterlo fare sentendosi al sicuro.
Secondo momento: Filippo Lasco lo prende in parole e dice ok, la prendo in parola signor sindaco. Domani o dopodomani veniamo io e l’ingegnere Piccolo.
Tutto facile, tutto bello, tutti contenti. O invece Filippo Lasco è diventato il guastafeste della situazione, l’outsider che poteva far saltare un meccanismo già predefinito?
Quell’irrituale, stranissimo e non onorevole, per chi lo ha organizzato, nei locali del commissariato di Marcianise fa propendere, fa sì che la seconda ipotesi, pur non più dimostrabile, resti almeno nel novero delle possibilità.