TALPA IN PROCURA? Nicola Schiavone ‘o Monaciello sapeva tutto sull’indagine della Dda sugli appalti tra l’azienda di Stato Rfi e le imprese “care” al CLAN dei CASALESI

18 Luglio 2022 - 09:25

Questo fatto, a nostro avviso assolutamente clamoroso e che puntella l’idea che abbiamo già evidenziato in altri articoli, sul meccanismo identificativo che non ha funzionato con la fluidità dovuta, si evidenzia da un’intercettazione di quei primi giorni dell’anno 2019 da cui emerge che Schiavone e Crescenzo De Vito conoscevano anche il numero di iscrizione nel registrato del reato oltre al nome del magistrato impegnato, ovviamente non si andrà in fondo nel capire come siano si siano svolti veramente i fatti. Abbiamo la sensazione che troppi soggetti importanti, troppi poteri forti siano coinvolti e dunque, arrivederci e grazie alla solita maniera italiana. Nelle altre parti di questo articolo ci occupiamo anche del contratto di consulenza tra il Consorzio Imprefer e la BCS, di un pranzo al ristorante dell’Hotel Vesuvio e della costituzione di Tecnos Project srl

 

CASAL DI PRINCIPE (gia.gua.)Nicola Schiavone detto Monaciello, personaggio centrale dell’ordinanza relativa alle trame criminal mafiose tra il sistema “inventato” proprio da Monaciello  storicamente legato alla famiglia di Francesco Schiavone Sandokan, e le dinamiche  dei grandi appalti pubblici, banditi da Rfi, aveva un metodo di lavoro chiaramente caratterizzato.

Ed è molto probabile che, fino al dicembre 2018, non temesse di essere sotto osservazione, di essere intercettato, di essere, insomma, oggetto di un’attività di investigazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

Questa nostra tesi è frutto dell’attenta osservazione delle azioni e delle strategie che Nicola Schiavone ha realizzato  negli anni  2016, 2017 e parte del  2018, chiaramente sovrapponibili a quelle attivate sin dai primi anni 2000, cioè dal momento in cui gli effetti dell’inchiesta Spartacus, ancor più che quelli del processo conseguente, inducono lui e il fratello Vincenzo Schiavone o trick, quest’ultimo più legato, più dedicato in gioventù aglli affari a Walter Schiavone, detto Scarface, fratello di Francesco Sandokan,  a sparire delle compagini societarie che già facevano incetta di appalti e di affidamenti nel settore dei lavori ferroviari, ma anche in quelli commissionato dall’Enel, vedi centrale termoelettrica di Sparanise.

Nel corso dei 15 anni, che vanno dal 2003 fino al 2018, l’autentico tourbillon di costituzioni, di aggiustamenti, di riformulazioni societarie, è stato, infatti, interpretato, in linea di massima, sempre dallo stesso manipolo di prestanomi: Carmelo Caldieri, Luca Caporaso, solo per citare quelli più utilizzati.

Oltre agli schemi societari, che riproducono una sorta di algoritmo in fotocopia, ci sono poi gli altri meccanismi che interessano, qualche volta anche nelle compagini, nelle strutture proprietarie, ma il più delle volte nella veste di dipendenti, i congiunti di queste persone che troviamo nel libro paga di quella o di quell’altra società.

Nell’ultimo articolo da noi pubblicato (CLIKKA E LEGGI) ci siamo soffermati sull’assunzione in massa della famiglia di Vincenzo Schiavone,  a partire da quella di sua moglie Tiziana, di sua cognata Carmela e dal fratello di entrambe. Proprio Carmela Baldi è, nel 2008, la prima amministratrice di Itep srl, ma poi, all’interno di questa azienda, si struttura come dipendente al servizio di amministratori che Nicola e Vincenzo Schiavone pescano sempre nello stesso mazzo dei loro fedelissimi prestanomi.

Quando affermiamo che l’imprenditore-faccendiere di Casal di Principe, trapiantato nei lussi romani e napoletani, non avesse percezione di essere sottoposto ad un’indagine della Dda, ci riferiamo anche a qualche errore da lui commesso, a qualche elemento materiale di riferimento che ha, o agli inquirenti ha servito su un piatto d’argento.. Ad esempio, lui è dipendente, precisamente direttore generale della TEC srl con un contratto pieno di benefit (CLIKKA E LEGGI) ma poi costituisce quella che ritiene una sua creatura in cui improvvidamente viola la sua rigida autoconsegna all’anonimato formale, sottoscrivendone le quote e assumendo l’incarico di legale rappresentante. Stiamo parlando della BCS srl, con sede a Napoli in Piazza dei Martiri.

Nello stralcio che pubblichiamo oggi si fa riferimento ad un contratto di consulenza, stipulato tra il Consorzio Imprefer partecipato dalle società Macfer, Andreozzi costruzioni e dalla stessa TEc.

In questa convenzione, viene scritto che la società, come appena detto ufficialmente detenuta da Nicola Schiavone, fornirà consulenza per la crescita e per l’approdo a classi superiori per la titolarità di requisiti per la partecipazione a grandi gare d’appalto, del consorzio Imprefer, ma anche singolarmente delle tre società che lo costituiscono, dunque pure della TEC.

Ora, avremo tempo per verificare se quando questo consorzio stipula questo contatto con la società di piazza dei Martiri, Nicola Schiavone risultasse essere ancora il direttore generale della TEC, però se anche così non fosse, è chiaro che l’esserlo o l’esserlo stato, rappresenta un elemento sintomatico, che rafforza fortemente la tesi accusatoria, fondata sul fatto che tutte queste società erano governate da Nicola Schiavone e da lui solo e sulla circostanza, che le utilizzava quando gli  serviva e a suo piacimento, anche per intascare soldi liquidi con finti rapporti di dipendenza o con convenzioni ugualmente figurative.

Solo la presenza di Andreozzi Costruzioni, su cui poi ci soffermeremo in una prossima puntata, somiglia ad una partnership con un’azienda e con imprenditori realmente diversi, con i quali però aveva sempre avuto rapporti amichevoli e basati su una datata e reciproca fiducia. Il dettaglio di questo contratto di consulenza lo potete leggere nello stralcio dell’ordinanza che pubblichiamo in calce.

Ma la parte più importante,  il momento clou dell’articolo di oggi è costituito dai fatti che si verificano nel gennaio 2019. Chi ha seguito il nostro lavoro durante Questo nostro lungo focus, ma anche quelli che scrivemmo in occasione al momento in cui la DDA e i carabinieri di Caserta dettero notizia con un comunicato delle perquisizioni effettuate nelle case e negli uffici di Schiavone degli altri indagati, il 3 aprile 2019, sa bene che più di una perplessità abbiamo espresso nel momento in cui a quelle perquisizioni non sono seguite delle conseguenze giudiziarie, di un segno o di segno contrario. Semplicemente non è successo nulla e gli indagati, la maggior parte dei quali totalmente consapevoli dell’indagine. hanno avuto tutti il tempo di inquinare tutte le prove che desideravano.

Ma qui la questione, purtroppo, è ancora più seria, visto che nel gennaio 2019, cioè due mesi e mezzo prima del blitz dei carabinieri di Caserta, Nicola Schiavone aveva appreso che la Dda era impegnata in un’indagine nei suoi confronti. Ma non sapeva solo il fatto in linea di massima  Conosceva, infatti, anche i dettagli, addirittura apprende da Crescenzo De Vito che gliene parla in una conversazione, oggetto di intercettazione ambientale, negli uffici di Schiavone, il numero di procedimento, cioè quello che viene inscritto segretamente nel registro generale delle notizie di reato, detto comunemente RG.

Nicola Schiavone e De Vito parlano di carabinieri, di quelli di Caserta e di quelli di Castello di Cisterna. De Vito dice di conoscerne uno  a Castello di Cisterna, ma di non poterlo contattare direttamente.

Vabbe’, l’intercettazione ve la leggete, perché come si suol dire, parla da sè. Figuriamoci, more solito: spesso e volentieri saltano fuori queste indiscrezioni sull’esistenza di indagini nei confronti di tizio o di caio. A volte sono chiacchiere da bar, altre volte hanno qualche fondamento. Ma queste indiscrezioni non sono mai condite da dettagli reali,  mai e poi mai alla chiacchiera viene allegata la prova provata di un numero di iscrizione alla notizie di reato.

L’Italia è il paese delle talpe, dei corvi. Non è la prima vota che quando c’è qualche pezzo grosso in ballo – e attorno al portafoglio di Nicola Schiavone Monaciello, abbiamo la sensazione che ne gravitassero molti di questi insospettabili -, salta fuori il problema di una o più talpe o della fuga di notizie. Siccome nel gennaio del 2019, nessuna attività della Dda  era stata resa nota,, questo numero di procedimento o è uscito dalla procura di Napoli, magri dagli uffici di supporto amministrativo, o è uscita da chi indagava, cioè dai carabinieri.

Fatto sta che le notizie che Nicola Schiavone e Crescenzo De Vito si scambiano sono precise. Addirittura collegato al numero di procedimento, viene assorbito alla conoscenza dei due ma anche a quella di Luca Caporaso e Carmelo Caldieri, anch’ essi presenti alla riunione, il nome del pm Graziella Arlomede.

E’ probabile che, nel momento in cui, fortunatamente gli inquirenti, attraverso questa intercettazione ambientale si rendono conto della fuga di notizie, decidano di accelerare i tempi e di realizzare le perquisizioni del 3 aprile.

Ma come abbiamo scritto in un articolo di qualche settimana fa (CLIKKA E LEGGI) tutta l’attività investigativa ha finito per essere alterata dalle entrature di questo Nicola Schiavone il quale da gennaio 2019 ha capito che ormai i vari consorzi, Imprefer, le varie società, TEC; insomma tutto quel reticolo di soggetti economici che aveva tessuto negli anni, fosse da rottamare. Se non ci fosse stata la fuga di notizie, probabilmente la DDA non sarebbe stata costretta ad uscire allo scoperto, e probabilmente questa indagine si sarebbe connotata, rispetto ai suoi effetti, in maniera differente.

E questo non fa altro che conferma l’impressione che ha cominciato a consolidarsi in noi da qualche tempo, che qualcosa ai piani alti della procura della repubblica di Napoli non abbia funzionato perfettamente.  Nel senso che ovviamente in buona fede, non c’è stata una omogeneità nella nella fiducia tra le varie componenti, probabilmente, connotate da una diversità di vedute sulle potenzialità di un’attività investigativa.

Questa discrasia che si intravedeva  soprattutto da quello che non era successo dopo il 3 aprile 2019, oggi nel momento in cui noi apprendiamo dalla lettura dell’ordinanza, l’esistenza di una gravissima fuga di notizie, comprendiamo che quando non si marcia tutti nella stesa direzione in un ufficio qualsiasi, facilmente si creano delle abrasioni, delle falle.

Ok, se prima nutrivamo ancora qualche dubbio, ora questi sono stati cancellati.

Ovviamente Nicola Schiavone senior, che è un uomo di Casal di Principe, non è che scappa, non è che, impaurito da quell’indagine, pianta baracche e burattini. Da gennaio 2019, crede ancor di più in un’operazione già partita nel 2018, cioè su una costituzione di una nuova società cioè la Tecnos Project che deve avere una caratteristica che consenta di riordinare, di razionalizzare, di superare tutta una serie di criticità, di cose complicate che quel numero impressionante di imprese, di consorzi, costituiti negli anni, aveva determinato.

Lavori sulla rete ferroviaria, lavori di ingegneria elettronica, di realizzazione di software e di apparati per la sicurezza della circolazione ferroviaria, costituendo un oggetto sociale equilibrato che non vada a turbare la suscettibilità di altre aziende  impegnate nel settore, di veri e propri giganti del settore, Ansaldo, Alstom eccetera….

Nicola Schiavone è anche tentato di fare entrare in questa società un suo fedelissimo, cioè l’autista Vincenzo Bove, riapplicando in questo modo il metodo post Eureka, post Spartacus. Ma incrociando anche le riserve del Bove che aveva avuto problemi con l’ISEE, per una dimenticanza della moglie Anna Aprile, a sua volta assunta in una società di Nicola Schiavone, precisamente la BBS Engineering, punta sull’impegno di un personaggio nuovo, che non ha mai fatto parte della scuderia dei prestanomi: Simone Del Dottore.

Un commercialista, dipendente part time di un’impresa di Torino, poi di un’impresa di Pomezia. Nulla di che. Che dietro alla Tecnos Project ci sia Schiavone è dimostrato da una serie di intercettazioni in cui è lui che parla delle modalità della costituzione, di come scrivere l’oggetto sociale. Ce n’è una all’aeroporto di Fiumicino, dove lui di ritorno da Milano, incontra proprio Del Dottore e ce n’è un’altra riguardante un pranzo, organizzato a Napoli, nel ristorante Caruso, quello dell’hotel Vesuvio, dentro al quale, tutto sommato a prezzo modico, 278 euro, pagati dalla società, pranzano Nicola schiavone Si, il citato Simone Del Dottore arrivato in treno da Roma con Vincenzo Calà e con Giulio Del Vasto he raggiunge la prestigiosa location da Caserta.

Qui vengono gettate le basi della Tecnos Project che doveva essere costituita a gennaio ma che in realtà prende le mosse a giungo, cioè dopo a fuga di notizie e dopo le perquisizioni.

Il resto, lo continueremo a leggere e a raccontarvelo nelle prossime puntate. Ovviamente vi raccomandiamo di leggere con attenzione gli interessantissimi stralci dell’ordinanza che pubblichiamo in calce a questo articolo.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA