CAMORRA e PAPERONI. Pranzi al Vesuvio, notti nell’albergo extralux di Roma, 28 versamenti in contanti sul conto dell’alto dirigente di Rfi, così Nicola Schiavone monaciello comandava tutto

3 Settembre 2022 - 20:18

Nel nostro approfondimento di oggi ci occupiamo del rapporto tra l’imprenditore di Casal di Principe, pupillo di Francesco Schiavone Sandokan e i dirigenti Pierfrancesco Bellotti e Giulio Del Vasto

CASAL DI PRINCIPE – (g.g.) In questa sorta di album degli orrori dei dirigenti di Rete ferroviaria Italiana, al soldo e totalmente alla mercè di Nicola Schiavone, detto monaciello, imprenditore di successo con salde radici a Casal di Principe da dove la sua attività era partita già negli anni 90 come socio di Francesco Schiavone Sandokan che lo aveva eletto a suo pupillo, un posto significativo tocca sicuramente a Giulio Del Vasto.

Si tratta di un napoletano oggi 47enne che fino al gennaio 2019 è stato dirigente della direzione territoriale produzione di Ancona salvo poi tornare nella sua città, cioè a Napoli, dove assume lo stesso incarico anche se, purtroppo per lui, di lì a pochi mesi, l’ormai famosa perquisizione avrebbe interrotto la sua relazione strettissima con Nicola Schiavone, con il quale parla letteralmente di tutto, con il quale contribuisce ad elaborare strategie per entrare nel grande business degli apparati di protezione automatica dei passaggi a livello (più di 200mila euro a impianto).

Questo tra Nicola Schiavone e Giulio Del Vasto è un rapporto più che confidenziale. E’ un interlocutore di riguardo, che quando c’è da fare un pranzo, l’imprenditore di Casale porta al ristorante Caruso del rinomato hotel Vesuvio

di Napoli, come succede ad esempio il 30 gennaio 2019 allorquando Del Vasto è già direttore del Dipartimento produzione di Napoli e porta con sè un altro dirigente Eduardo Zappa.

Del Vasto è un appassionato di mozzarelle di bufala. E Nicola Schiavone gliene invia in grande quantità attraverso il suo autista e uomo di fiducia Vincenzo Bove. Capita tre volte dal novembre 2018 a gennaio 2019, in una prima occasione un bel cesto per celebrare le prelibatezze di Napoli, con babà, pomodori e, per l’appunto, mozzarella.

I caseifici scelti son il Costanzo di via Lepanto a Napoli e in un’altra occasione, trovandosi in zona Vannullo, in quel di Capaccio-Paestum. Questa parte riguardante Del Vasto è costruita su intercettazioni molto esplicite che trovano anche riscontro in una breve conversazione tra Vincenzo Bove e Tiziana Baldi, moglie di Vincenzo Schiavone o trick e dunque cognata di Nicola Schiavone, la quale, parlando del suo congiunto afferma che lui è furbo e che non fa niente per niente. Per cui, ogni regalo, ogni pranzo in un ristorante lussuoso, ogni fornitura di mozzarella, ogni cravatta di Marinella e ogni cifra di danaro contante, dovrà trovare riscontro in un vantaggio materiale.

A proposito di soldi e dopo aver sottolineato che alla luce di tutti questi elementi il giudice ritiene pienamente fondata l’accusa di corruzione, formulata a carico di Giulio Del Vasto, facciamo un passo indietro e ci occupiamo ancora una volta di un altro dirigente, quel Pierfrancesco Bellotti che avevano lasciato alla sua festa di compleanno che lui dichiara ai carabinieri di aver pagato di tasca sua mille euro per un pranzo offerto a 10 parenti all’hotel Aldrovandi di Roma.

Noi formulammo qualche perplessità in proposito. Non avevamo ancora letto il seguito dell’ordinanza e la citazione, da parte del giudice per le indagini preliminari, Giovanna Cervo, di una intercettazione che coinvolge Nicola Schiavone e un tal Giuseppe dipendente dell’Aldrovandi.

Durante questa telefonata, Schiavone fa il punto sui conti che lui deve pagare, che riguardano sia pernottamenti di suoi ospiti, il più delle volte dirigenti di Rfi, sia pranzi di rappresentanza. In questa occasione anche di quello di Bellotti: Schiavone e il dipendente dell’Aldrovandi si accordano per un pagamento in contanti, fermo restando che comunque dall’albergo sarà emessa una fattura, che non sbagliavano a ritenere più che altro figurativa. Questa telefonata intercettata risale al 18 dicembre del 2018. Il pranzo di compleanno si era svolto il 9 dicembre e Bellotti afferma di aver pagato il conto di milla euro il 29 dicembre.

Il che, aggiungiamo noi, è tutto dire.

Come è tutto dire il fatto che improvvisamente, a partire dall’aprile 2019, si interrompono i versamenti in contanti che Bellotti effettua su un conto acceso presso Banca Intesa San Paolo. Ad aprile 2019, precisamente il 3 aprile, scatta il blitz dei carabinieri con le perquisizioni. Da allora in poi non c’è più un solo versamento in contanti mentre fino ad allora, fermo restando gli accreditamenti degli stipendi siano registrati di depositi in contanti effettuati per lo più la mattina presto da Bellotti in persona.

Nel 2018 i versamenti in contanti sono ben 28 da 900, mille euro per volta. Anche questo a nostro avviso rende molto probabile che Schiavone pagasse in contanti le quote corruttive a Bellotti.

In conclusione, una frase emblematica pronunciata da Giulio Del Vasto salendo nell’auto a bordo della quale c’era Nicola Schiavone e che l’aveva atteso fuori dalla stazione: “Nicola, sono due giorni che lavoro solo per te!”. Stiamo parlando di un alto dirigente di una grande azienda di stato.

QUI SOTTO GLI STRALCI DELL’ORDINANZA