AVERSA. Oramai la maggioranza di Alfonso Golia è un cabaret: Roberto Romano, dopo la proposta indecente ricevuta, si è alzato e se ne è andato. Niente numero legale e niente voto per la nuova guida del Consiglio

30 Novembre 2022 - 19:55

Si fa una gran fatica ad articolare una cronaca degli avvenimenti, essendo molto complicato pensare che questi qui siano dei rappresentanti del popolo, titolari di potestà all’interno di una istituzione, prevista dalla Costituzione. Il consigliere anziano Alfonso Oliva ci riproverà e, inoltre, ha già convocato il Consiglio sulla questione delicatissima della Corte dei Conti, per il prossimo 19 dicembre.

AVERSA (g.g.) Alfonso Oliva, consigliere anziano, costretto da qualche settimana a svolgere la funzione di presidente del Consiglio, avrà avuto sicuramente un contatto con la Prefettura di Caserta, se è vero come è vero, che ieri, martedì, ha risposto per le rime al sindaco Alfonso Golia, annunciando che lui non avrebbe per nessun motivo al mondo revocato la convocazione del Consiglio per l’elezione del nuovo presidente, contrariamente da quello che gli era stato intimato dal primo cittadino al quale, Alfonso Oliva, ha recapitato il seguente pensierino di saluto: “Non accettiamo lezioni di moralità e democrazia da chi, quando era in minoranza, di notte si è recato dal notaio per far saltare un’amministrazione ed oggi da sindaco sfiduciato in consiglio comunale si trascina grazie al ribaltone!”.

E infatti, stamattina, mercoledì 30 novembre, il consiglio comunale si è tenuto. In realtà, è durato un quarto d’ora, ma comunque si è tenuto, visto che la minoranza formata da 12 consiglieri, si è presentata in aula, rispondendo all’appello nominale. A quel punto, il Consiglio è formalmente iniziato, con 22 consiglieri in aula su 25.

E qui sono emerse immediatamente le spaccature createsi all’interno della maggiornaza del ribaltone: Roberto Romano, eletto a suo tempo con 5 Stelle e poi passato con il sindaco Alfonso Golia, si è alzato e, dopo aver risposto affermativamente all’appello, ha lasciato l’aula, in modo che quel suo gesto fosse precisamente catalogato come un atto che attesta una divergenza politica. Come avevamo, infatti, scritto nei giorni scorsi, Roberto Romano, che da mesi e mesi chiede una sua rappresentanza in giunta comunale, è rimasto fuori dalla cucina e dalla sala da pranzo del ristorante di Giugliano, dove quelli che abbiamo definito scherzosamentee “rigatone Stefano Graziano” e “penna rigata Giovanni Zannini” si sono divisi gli ultimi brandelli delle poltrone del Comune di Aversa, davanti a due abbondanti e fumanti porzioni di lardiata, non esattamente un piatto della dieta mediterranea, dato che issa, nel momento in cui tu infili la forchetta in un rigatone o in una penna, un cartello con su scritto “lunga vita al colesterolo” che, come è noto, annebbia i riflessi e suscita sonnolenza.

Ma in quel ristorante, durante quella cena, a cui il sindaco pro forma Alfonso Golia ha partecipato da una posizione totalmente subalterna, è venuto fuori anche il “patto della lardiata”, con Marco Girone, in pratica una protesi di Stefano Graziano e Marco Villano, da eleggere alla carica di presidente del consiglio comunale e un esponente, non ancora rivelato, del gruppo di Zannini, formato dai vari Sagliocco, Turco, Innocenti, Olga Diana ecc., sulla poltrona di assessore ai Servizi sociali, con contestuale siluramento dell’attuale titolare di questa carica, Luigi Di Santo.

Ma Roberto Romano sa far bene di conto e ha considerato irricevibile la proposta che gli è stata formulata, in conseguenza del “patto della lardiata”. Una proposta talmente indecente, misera e miserabile che, onestamente, per una volta, vogliamo noi stessi omissare, per carità di Patria.

Insomma, Romano si è alzato e ha messo a nudo il fatto che il sindaco pro forma Alfonso Golia non ha più una maggioranza, anche se, per vanagloria, resta abbracciato alla sua poltrona, non rendendosi conto che quello è un abbraccio mortale, visto che, se si fosse dimesso quando un pezzo della sua maggioranza ha deciso di abbandonarlo, avrebbe avuto pieno titolo, ma soprattutto una forza, se non intatta rispetto a quella espressa nelle elezioni comunali del 2019, quanto meno sufficiente per giocarsi la propria rielezione, mentre adesso, lo sputtanamento del ribaltone e quella sensazione che lui trasmette di voler rimanere sindaco ad ogni costo, con ogni tipo di sotterfugio, di accomodamento, una sua nuova candidatura avrebbe meno probabilità di successo di quelle possedute, proverbialmente, da un cammello che prova a passare nella cruna di un ago.

Vabbe’, scrivere di politica rispetto ad Alfonso Golia, è assolutamente inutile. Limitiamoci a quello che è capitato stamattina. Non solo la maggioranza non aveva la possibilità di tenere in aula i 16 consiglieri comunali che, secondo lo Statuto, rappresentano il numero legale, nel momento in cui l’adunanza consiliare serve a produrre il primo voto, quello che prevede la maggioranza qualificata per eleggere il presidente del Consiglio, ma Golia non aveva nemmeno i 13 consiglieri della maggioranza semplice, quella che il 19 e 20 dicembre prossimi sarà fondamentale per riapprovare, in pratica, quel bilancio, colpito ed affondato dalla Corte dei Conti. Ciò perché, se Roberto Romano manterrà il punto, i consiglieri del sindaco, compreso lui stesso, saranno 12 su 25. Chiamasi accanimento terapeutico consumato ai danni della città di Aversa e di chi la abita.

Per la cronaca, a un certo punto, il consigliere anziano, Alfonso Oliva, si è legittimamente allontanato per andare in bagno, con la conseguenza di una chiamata di numero legale non più esistente. E così, molto ingloriosamente, dopo un quarto d’ora, l’aula consiliare si è svuotata e ora Alfonso Oliva ha 8 giorni di tempo per riconvocare la seduta per l’elezione del presidente del Consiglio.