“Dammi i soldi o ti faccio acchiappare dai camorristi”. Lui la insegue con un bastone per picchiarla

9 Dicembre 2022 - 13:22

La 56enne ha presentato ricorso in Cassazione

MADDALONI – La corte di cassazione ha annullato una ordinanza e rinviato alla corte di appello di Napoli per esaminare di nuovo il caso di una 56enne di Maddaloni, il cui ricorso è stato accolto dagli ermellini romani. Ma andiamo con ordine. Nello scorso mese di febbraio era stata respinta la liquidazione dell’equa riparazione alla donna per ingiusta sottoposizione a misura cautelare. Era stata infatti in carcere per 12 giorni nel marzo 2014, ai domiciliari dal marzo a metà dell’aprile 2014 poi ancora in carcere con evasione fino al luglio 2014 ed infine ai domiciliari dal 22 luglio 2014 al marzo 2015. Diversi i reati contestati, si va dalla estorsione ai danni di un uomo C.S. (dal quale ha ricevuto denaro) al reato di furto in abitazione: aveva rubato vestiti dalla casa di C.S., mentre in un’altra occasione lo aveva minacciato: “Dammi tutti i soldi che tieni in tasca, altrimenti ti faccio acchiappare dai camorristi oppure ti incendio la casa e ti avveleno i cani“. Con sentenza del 2015 diventata poi irrevocabile nell’ottobre di quello stesso anno, il tribunale di Santa Maria Capua Vetere aveva assolto l’imputata da tutti i reati a lei contestati perchè il fatto non sussiste.

Durante i dibattimenti era emerso che la donna si rivolgeva spesso a C.S. per farsi aiutare economicamente e nel 2014, dopo quelle frasi minacciose prima riportate, l’uomo, armato di bastone, l’aveva inseguita per picchiarla e rivolgersi poi ai carabinieri per sporgere denuncia. Ma alla fine il tribunale l’ha assolta perchè “E’ stato impossibile -spiegano gli ermellini – ricostruire la vicenda con sufficiente chiarezza, attesa la contraddittorietà e la scarsa attendibilità di tutti i testimoni a carico. Il giudice della cognizione ha ritenuto che gli elementi acquisiti nel corso del dibattimento fossero così «incerti e contraddittori» da non consentire «di ricostruire i fatti e i rapporti effettivi tra le parti».

Nel caso specifico “L’ordinanza impugnata non individua in positivo le indicazioni che la donna avrebbe omesso di comunicare agli inquirenti e, soprattutto, non spiega perché, non indicando le ragioni per cui C.S. la inseguì per picchiarla, rese più attendibili le accuse che C.S. le aveva rivolto. Accuse che avrebbero dovuto fin dall’inizio essere valutate con particolare cautela anche in ragione del fatto che il denunciante sosteneva di essere intimorito dalle
minacce della donna, e di averle perciò consegnato denaro, ma ammetteva anche di averla minacciata armandosi di un bastone, inseguendola e costringendola alla fuga.