Più che un boss Della Corte era un tuttologo: con la piantagione di marijuana i guadagni del clan sono già arrivati a più di 100milioni. E secondo Granata lui aveva una talpa all’interno della Dda

19 Gennaio 2023 - 20:21

CASAL DI PRINCIPE (g.g.) – Tre o quattro spunti che cercheremo di esplicitare velocemente, rimandando quei lettori che vogliono approfondire meglio i contenuti di questo articolo, alla lettura dello stralcio integrale dell’ordinanza, che troveranno in calce.

Non per sminuire il lavoro degli inquirenti, visto che sempre di “camorristi e di gente pericolosa” si tratta, però in certi momenti l’aspirante boss del clan dei casalesi Giovanni Della Corte e il suo fedelissimo Franco Bianco somigliano più a Stanlio e Ollio che a due temibili delinquenti. All’ennesima esposizione di “tuttologia” di Della Corte che organizza business dappertutto partendo dalle estorsioni propriamente dette fino al noleggio delle auto passando per i grandi guadagni prefigurati nel settore storico dei rifiuti, in quello dei grandi impianti di depurazione, per l’ingresso del business della distribuzione del gasolio per riscaldamento ed autotrazione, il buon Franco Bianco esclama: “ma allora vuoi fare il camorrista di lusso”. Purtroppo i trojan dei carabinieri non hanno permesso di intercettare l’espressione facciale di Bianco, visto che abbiamo la sensazione che di fronte all’ennesimo progetto di sviluppo di attività criminale, il Bianco abbia voluto sfotticchiare, ma giusto un poco, il suo capoclan

Con l’ultimo articolo avevamo doppiato quota 100milioni di euro di introito tra monnezza, nuovo impianto di depurazione di Orta di Atella e distribuzione del gasolio grazie alla pianificazione organizzativa del sempreverde Pasquale Pirolo (clicca

e leggi).

Automobile: Giovanni Della Corte, Giuseppe Simeoli e Giuseppe Di Tella. Il Gps colloca l’equipaggio all’interno del perimetro del Comune di San Tammaro. I tre parlano di agricoltura e quindi dobbiamo ritenere che si trovassero nell’area prospiciente comunque non lontana dalla Reggia di Carditello. Dopo aver dato lezioni di economia ambientale, di ingegneria idraulica, e di ingegneria petrolifera, il Della Corte che evidentemente ha conoscenze che gli consentono di spaziare, indossa i panni dell’agronomo.

In sintesi, spiega ai suoi interlocutori, che in quel campo lì pianteranno prima il granturco in modo da coprire l’operazione e successivamente arriveranno 3mila semi al prezzo di 18mila euro, cioè 60 euro a seme. Questi semi produrranno piante di marijuana. Della Corte ha tutti i numeri in testa: “entro la fine di agosto diventeranno 300 piante da 300/400 grammi ciascuna e in inverno saranno 600mila euro”

Come dire, in 5 anni 3milioni di euro che con i 100 di prima fanno 103.

Ma gli entusiasmi di Della Corte devono almeno temporaneamente ridimensionarsi quando una persona che fino a questo punto dell’ordinanza non si è vista o quasi, cioè Alfonso Corvino, nella cui masseria dovrebbe essere insediato il quartier generale del traffico degli stupefacenti, gli dice che la persona con la quale Della Corte aveva un appuntamento, proveniente da Marano ha avuto un impedimento e non verrà. Per altro, Alfonso Corvino da tutti altri numeri, di un centinaio di semi e non di 300.

Questo per quanto riguarda la droga. Ma il diversificatore industriale Della Corte ha una soluzione per tutto. Di fronte ad un discorso intavolato da Giuseppe Granata e da Franco Bianco su un soggetto non identificato che avrebbe speso 11mila euro in noleggio di autovetture, Giovanni Della Corte non si fa sfuggire l’occasione per dire come funziona e come si fa a far soldi anche attraverso l’autonoleggio: “senti per il noleggio della macchina io già lo so come si fa … hai capito che io già lo faccio … poi le faccio rubare e dopo rubate me le vendo … io me li prendo i soldi non é che li caccio per il noleggio”. Dopo l’ecologia, gli impianti di depurazione, i petroli, l’agronomia della marijuana, ecco servita la linea di condotta anche per quanto riguarda il rent a car. Ed è proprio alla fine di questa lezione che Franco Bianco pronuncia la fatidica frase di cui abbiamo già scritto all’inizio sul camorrista di lusso.

Il terzo ed ultimo spunto offerto da questo stralcio dell’ordinanza, si relaziona al racconto che Giuseppe Granata, com’è noto era stato affiliato per molto tempo al gruppo camorristico di Giugliano, capitanato da Salvatore Sestile, patron del mega ristorante e albergo “La Contessa” nonchè suocero di Antonio Schiavone, fratello di Francesco Schiavone Sandokan e di Walter Schiavone Scarface, espone, al cospetto di Giovanni Della Corte su un molto presunto rapporto confidenziale, da lui valutato, con un non meglio precisato carabiniere del ROS, in servizio presso la Dda di Napoli. Siccome questo gruppetto di apprendisti boss, ma anche di apprendisti stregoni progetta di comprare 4 nuovi telefonini, che poi, puntualmente, arriveranno scassati e dunque non in grado di funzionare, Granata afferma che questo carabiniere gli avrebbe svelato come vengono effettuate le intercettazioni: ” Giusé – racconta Granata, riportando frasi che gli avrebbe rivolto questo fantomatico carabiniere – , noi 1a dentro facciamo il prospetto…allora la persona sta qua, € questo qua… si sente tipo con Mimi u’ putecar…Nicolino a Baschin…e ste persone si vanno a controllare e controllando ci andiamo a…il telefonino di queste persone per arrivare…

Mha.