LA TANGENTOPOLI DI TRENTOLA. Ecco l’intercettazione inedita che aggrava la posizione dell’ex sindaco Andrea Sagliocco

2 Marzo 2023 - 19:59

E’ emersa durante il dibattimento, nella fase importantissima di formazione della prova attraverso l’esposizione testimoniale del lavoro d’indagine compiuto dai carabinieri

TRENTOLA DUCENTA – (g.g.) Prosegue il processo sulla presunta tangentopoli trentolese che vede imputati, tra gli altri, Andrea Sagliocco, sindaco di Trentola all’epoca dei fatti, e Saverio Griffo avvocato molto intraprendente e abitualmente presente nelle stanze del sindaco e degli altri amministratori comunali nei primi mesi di quella consigliatura.

Fino ad oggi, la difesa di Andrea Sagliocco non ha esposto elementi realmente significativi, fatti e dettagli nuovi in grado di dare fiato, di sostenere la tesi, a questo punto, molto passiva e basata sull’affermazione che tutto ciò che l’amministrazione comunale di Trentola Ducenta, i dirigenti, anch’essi imputati, fecero o non fecero nei confronti dell’imprenditore Raffaele Marino, Lello per gli amici, architetto trentolese e titolare di quella lottizzazione di via IV Novembre, principale oggetto processuale, aveva come obiettivo la salvaguardia degli interessi della comunità.

Seguendo questo processo e attivando la nostra attenzione sulle fondamentali deposizioni dei carabinieri che materialmente realizzarono l’indagini e scrissero le conseguenti informative alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Aversa Napoli-Nord sono emersi fatti che non conoscevamo, che non avevamo appreso in quanto non contenuti nell’ordinanza emessa a suo tempo. Molto significativa, al riguardo, l’intercettazione di una telefonata intercorsa tra l’allora leader dell’opposizione Michele Apicella, divenuto poi il sindaco di Trentola Ducenta, carica che ricopre attualmente, e il noto avvocato amministrativista casertano Renato Labriola, il quale se non ricordiamo male, rappresentava nei tribunali amministrativi le tesi e le posizioni dell’architetto Lello Marino.

Conosciamo l’avvocato Labriola. E’ un professionista molto serio, molto rigoroso e se si è espresso, nei termini in cui si è espresso, nella telefonata in questione, è perché era veramente convinto, avendo preso visione della documentazione e avendo assimilato le ragioni di Lello Marino, che tutto quello in atto per bloccare il cantiere di via IV Novembre non fosse frutto di una normale attività di controllo e di ripristino di regole violate, bensì – queste le parole testualmente pronunciate da Renato Labriola – , uno che di solito si esprime in termini molto cauti e misurati, “di una strategia comorristica ben precisa e te lo dico anche per telefono.”

“Te lo dico anche per telefono” . Labriola sa bene, dunque, di stare, come si suol dire sotto al cielo e che esiste una probabilità che, parlando con un politico al telefono, quella conversazione possa essere intercettata per attività di polizia giudiziaria. Ma è tanto sicuro di quel che dice, si sente sostenuto da fatti documentali e non solo dalle eventuali confidenze, ricevute da Lello Marino, per poter affermare, forte e chiaro, che a suo avviso, aggiungiamo noi ad avviso di uno che parlava con cognizione di causa, Marino era vittima “di una strategia camorristica”. Quella conversazione con Apicella fu condotta da Labriola con toni accorati. In pratica l’avvocato chiedeva al capo dell’opposizione di difendere quello che comunque era stato un suo “grande elettore” durante la campagna elettorale, da cui Apicella era uscito soccombente alla fine del ballottaggio. Ma siccome l’avvocato Labriola fa questa richiesta al suo interlocutore dopo essersi, in scienza e coscienza, assunto la responsabilità di considerare malefico, nefritico ciò che a suo avviso, l’architetto Marino stava subendo, la sua istanza, indirizzata ad Apicella perché svolgesse la sua funzione di leader dell’opposizione, non si configurava come una operazione di ordinaria attenzione alle ragione di un imprenditore che ti ha votato ma diventava azione finalizzata a fronteggiare e a combattere un atto di ingiustizia.