LA NOTA. MARCIANISE. Velardi appoggia Trombetta, che va quindi combattuto. Ma le candidature di “Ciaciaccio” , Giuseppe Golino, Pratillo e Madonna con Abbate e il candidato sindaco Angelo Golino sono ugualmente gravi

3 Maggio 2023 - 13:40

E vi spieghiamo il perché. Non possiamo girarci dall’altra parte di fronte alla situazione creatasi negli ultimi mesi: Dario Abbate, con il contributo convinto di questo giornale (e lo rifaremmo altre mille volte) ha mandato a casa Velardi ma anche, scusate la ripetizione, Ciaciaccio, Giuseppe Golino, Pratillo e Madonna. Ora li ricandida nelle sue liste. Non siamo noi fondamentalisti, è che qui pur di conquistare le poltrone del potere, nulla è proibito neppure cose a dir poco schizofreniche

MARCIANISE (Gianluigi Guarino) — Dopo aver risposto, sabato scorso, utilizzando queste colonne, ciò che era giusto rispondere a Dario Abbate, artefice della coalizione, e al candidato sindaco della stessa, Angelo Golino, Casertace considera chiuso il fronte connotato dai toni accesi, apertosi all’indomani di decisioni che non abbiamo condiviso, anzi molto di più di una semplice non condivisione, relativamente all’accordo ufficiale e politico stipulato con Giovanni Zannini, che Dario Abbate ha avverato, in maniera vigorosissima quanto fondatissima, negli anni trascorsi all’opposizione, ma anche relativamente all’impegno diretto, cioè alle candidature, di persone che hanno condiviso la responsabilità di governo o la responsabilità dell’indirizzo politico di maggioranza, nella giunta e nel consiglio comunale, con Antonello Velardi, fino al giorno in cui questi è caduto.

Noi di Casertace, dunque fissi, granitici, coerenti, riteniamo seri su alcuni principi di dignità personale, morale ed editoriale, mentre gli altri, a questo punto, facciano un po’ quel che pare loro. Infatti, cose infinitamente più serie delle nostre, al riguardo, sono scritte in uno dei passaggi più importanti del Padre Nostro secondo Matteo (non quello di Luca che parla, invece, di “peccati”) per comprendere che, ci sarà, qualcuno che possiede competenze specifiche per riequilibrare, perequare a uno standard minimo di dignità questa vicenda, “rimettendo” al mittente “i suoi debiti”, così come, per molto tempo, questi li hanno rimessi ai loro debitori, evidentemente, aggiungiamo noi, solo per convenienza personale.


Riservandoci di affrontare nei prossimi giorni il rapporto tra il Comune di Marcianise e il Consorzio Idrico, in modo da spiegarvi il motivo per cui Giovanni Zannini ha l’assoluta urgenza di vincere le elezioni, provando prima con l’alchimia di Forza Italia messa in piedi insieme alla sua controfigura Giorgio Magliocca, per far passare la ricandidatura di Velardi, da sempre prima opzione del governatore Vincenzo De Luca, invitando Giovan Battista Valentino a stare buono, a non rompere le scatole e a non mettersi di traverso, successivamente, una volta saltato Velardi, andando a bussare alla porta di Iodice e di Zinzi, ma portandosi sottobanco a cena il candidato sindaco Antonio Trombetta all’insaputa della Iodice di Zinzi e, alla fine, non avendo più alternative, accasandosi con Dario Abbate e con il candidato sindaco Angelo Golino. Oggi, in una sorta di sequel dell’articolo incentrato sulla figura di Angelo Carusone (CLICCA E LEGGI), scriviamo ancora qualcosa sui voltagabbana, cioè su quelli che hanno militato nelle fila velardiano e fino all’ultimo respiro togliendo le tende solo e solamente perché Velardi, anche e soprattutto per merito di questo giornale, è stato mandato a casa per la seconda volta in poco più di tre anni. Oggi, da veri professionisti del trasformismo, sono già saltati, in men che non si dica, sui carri delle due coalizioni in lizza alle elezioni del 14 e 15 maggio prossimi.

A pensarci bene però, se affrontassimo la questione, rimanendo aderentissimi ai termini appena illustrati, sbaglieremmo sicuramente l’approccio. Il concetto, infatti, va precisato e molto meglio esplicitato, dato che nella categoria dei voltagabbana ci può stare tutto e il contrario di tutto.

Nel momento in cui si fa valere la definizione generale di trasformista, leggasi per l’appunto voltagabbana, si connota il giudizio politico che si eroga nei confronti di un partito politico o di una coalizione come quelle che si fronteggiano oggi a Marcianise, di un tratto di moralismo fondamentalista che non appartiene al nostro DNA, nonostante il fatto che, in questa provincia “stanno così inguaiati” che l’enunciazione e la rivendicazione di temi e principi genuinamente liberali finisce per apparire come l’esposizione di una forma di intolleranza, di poca creanza, nei confronti di chi la pensa diversamente da noi. Insomma, non si può formulare una critica, men che meno un giudizio, relazionando le scelte di un partito o di una coalizione all tarlo del trasformismo, facendo di tutta l’erba un fascio.
Ora, non è che noi riteniamo ci siano dei trasformisti buoni e dei trasformisti cattivi. Il trasformismo, per come fu bollato e isolato come si fa con i virus s conosciuti, dai grandi pensatori a cavallo tra il 19esimo e il 20esimo secolo, rappresenta un fatto negativo, che frena l’evoluzione culturale e morale di un popolo. Detto questo, però, chi scrive di politica non può utilizzare ogni sua energia in una lettura ontologica di questi fenomeni. Per dirla in parole povere, se un marcianisano è stato un ammiratore di Antonello Velardi e lo è stato esponendosi anche nei social, non puoi metterlo all’indice, non gli puoi imprimere il tatuaggio dell’infanzia. In sintesi, non devi star lì sempre a spaccare il capello.

Il rapporto politico tra un supporter e un sindaco, un capopartito, eccetera, va preso on serietà, rifuggendo semplificazioni e demagogismi, in quanto se il supporter ha appoggiato e ha sposato le cose che Velardi ha scritto per anni in Facebook, non potremo montare un caso nel momento in cui quel supporter ce lo ritroviamo candidato nelle liste di chi, sulla carta, dovrebbe rappresentare l’alternativa copernicana, assoluta, per l’appunto ontologica, rispetto a Velardi e al velardismo.

Calandoci nel dettaglio delle singole posizioni, per quale motivo una Carolina Guerrazzi dovrebbe essere esposta al pubblico ludibrio nel momento in cui ha deciso di correre, dopo essersi anchilosato il pollice a furia di alzarlo nei like compulsivi spesi a gratifica delle stupidaggini che l’allora sindaco scriveva e pubblicava nel social più antico e noto. La Guerrazzi correrà nella lista Vivila Marcianise, in appoggio al candidato sindaco Angelo Golino e anche per rispetto al suo pollice sfiniti, non ci si può permettere di alzarle il ditino del contrappasso.

E poi, riflettendoci un attimo ancora meglio, per quale motivo Carolina Guerrazzi dovrebbe farsi scrupolo e per quale motivo noi dovremmo alzare, il nostro dito vendicatore verso di lei nel momento in cui la coalizione del candidato sindaco Angelo Golino e di Dario Abbate schiera Francesco Tartaglione, simpaticamente noto come “ciaciaccio?”
Quest’ultimo sarà anche, infatti, imparentato con il candidato sindaco Angelo Golino, però è sempre uno che ha consegnato le chiavi dell’assessorato, di cui è stato titolare grazie ad una nomina e ad una delega firmategli da Velardi, solamente la mattina dopo, badate bene, non quella prima, ma la mat-ti-na do-po, le firme contestuali che, nello studio di un notaio, avevano sancito la caduta formale del sindaco, della sua amministrazione e lo scioglimento del consiglio comunale.

Ed è proprio in questa relazione politico-temporale che abita il nocciolo della questione che noi poniamo e che, così come ieri Velardi e gli amici suoi, banalizzano perché, non avendo argomenti politici da opporre usano l’unico strumento che il loro cervello limitato gli consente di utilizzare, quale produttore di stronzate, per le quali oggi il sottoscritto è amico di Zinzi, il quale ne attiva la penna a colpi di micro o macro regalie, mentre fino a ieri il sottoscritto era telecomandato da Dario Abbate che, come diceva un idiota residente in zona Puzzaniello, pagava questo giornale, diretto da un drogato (me medesimo) e, per di più, con i soldi sporchi della camorra
I diagrammi schizofrenici, ma tutto sommato divertenti, che segnano l’interpretazione, la filologia contaminata dal colesterolo galoppante, che il politicume casertano e marcianisano compie sui nostri scritti, è, come abbiamo sempre affermato, frutto del deserto delle ragioni e della Ragione, di un’ignoranza irreversibile di andata e di ritorno.


Qui da noi, più che altrove, stare al potere è una necessità esistenziale, è questione di vita o di morte

Ora figuriamoci se noi vogliamo accanirci contro Ciaciaccio, che ci sta pure simpatico “con quella faccia un po’ così, con quell’espressione un po’ così” (cfr Bruno Lauzi) che ha lui quando varca con ostentato sguardo disincantato, il portone del Comune. Il problema non si chiama Francesco Tartaglione, non si chiama Ciaciaccio, non è questione di carta d’identità, di tratti genetici, ma è un fatto che dentro ad una democrazia matura, normale, dovrebbe attenere alla credibilità politica di chi porta avanti un progetto, un’idea. Ed ecco perché – e mi dispiace, trattandosi di un ottimo professionista che non vive certo di politica e anche di una bella persona – stiamo indirizzando i nostri strali soprattutto nei confronti di Dario Abbate.

Scusate, ma con chi altri dovremmo prendercela? È lui che ha costruito questa coalizione, compiendo un intelligente passo indietro rispetto al pur stra-legittimo diritto di candidarsi a sindaco; è lui che ha voluto Angelo Golino candidato al suo posto; è lui che ha mobilitato il sottoscritto e questo giornale che hanno risposto presente, come al solito, in quanto ritenevano che l’elezione di Angelo Golino a sindaco di Marcianise rappresentasse il punto finale, il coronamento tutto politico di una dialettica, di contenuti etici, prima ancora che politici, iniziata gli ultimi mesi del 2015 ad opera del sottoscritto, che difendeva leoninamente Abbate dopo il sopruso subito da Matteo Renzi e dai suoi sgherri.

Iniziata nel 2015 e terminata nel 2023, quando quella esperienza dialettica di nobile militanza, costituita sulla base solidissima di contenuti usciti da una fucina di studio e di documentazione senza precedenti, di una perseveranza esercitata in maniera disperatissima giorno per giorno, avrebbe dovuto trovare la soluzione definitiva, il necessario sfogo in una proposta di governo.


Ora, se Ciaciaccio o Gaetano Madonna, altro personaggio rispetto al quale ho dovuto difendere a corpo morto l’amico Dario Abbate quando Madonna faceva il “lavoro sporco” in consiglio comunale in nome e per conto del sempre assente Antonello Velardi, si fossero candidati oggi con la coalizione della Iodice, di Scognamiglio e di Zinzi in appoggio ad Antonio Trombetta, non avremmo certo lesinato critiche a chi, come gli stessi Scognamiglio e Zinzi, hanno sempre avuto una posizione di contrasto a Velardi.

Per noi parlare poi di Giuseppe Golino, uno che si è candidato nel 2020 con Velardi, poi ha litigato con Velardi che gli tolse la delega alla Protezione Civile, poi ancora, con rispetto parlando, ha rotto le palle un giorno sì e l’altro pure al sottoscritto per ottenere visibilità, poi ancora mi è stato propinato e inflitto, sempre in onore di san Dario Abbate che addirittura una sera me lo piazzò nell’auto, a un centimetro dal mio orecchio, durante una complicata e allucinante traversata da Caserta alla mia casa natia sannita.


Ma qualcuno che mastica, anche a livello elementare, la politica e che ha seguito le vicende di Marcianise negli ultimi 7 anni attraverso le migliaia di articoli pubblicati da Casertace, può sostenere seriamente che il grado di responsabilità assunto dalla coalizione di Dario Abbate e Angelo Golino sia esattamente lo stesso di quello assunto dalla Iodice, Scognamiglio e Zinzi qualora, oltre all’ugualmente trasformista Domenico Moriello, altro velardiano fino all’ultimo istante e oggi candidato nella lista “Fratelli di Marcianise”, avesse candidato anche Francesco Tartaglione, Gaetano Madonna e Giuseppe Golino?

Il fatto che Velardi personalmente sostenga Golino diventa un elemento sicuramente non irrilevante, ma che incide comunque di meno rispetto a delle candidature dirette che sono quelle con cui si fanno i voti. Velardi è al minimo storico della sua popolarità e senza candidarsi direttamente, senza candidare la sua pupilla Angela Letizia, potrà certamente portare qualche voto a Trombetta, ma non quelli che servono per rovesciare un pronostico che, numero delle liste alla mano, pende dalla parte dell’elezione a sindaco di Angelo Golino.

E poi, ripetiamo, il problema è politico. Indubbiamente Scognamiglio avrebbero meritato la durezza dei nostri commenti qualora avessero candidato un plotone di velardiani o presunti ex velardiani doc.

Ma il peso, pur consistente di una scelta del genere, non può essere uguale a quello sviluppato da queste candidature nella compagine che ha in Abbate il principale riferimento politico. In Dario Abbate e, in teoria, nelle numerosissime battaglie che lo hanno visto, con noi, in prima linea contro il malaffare di un’amministrazione capeggiata da Velardi, ma che durava in carica grazie al sostegno dei Francesco Tartaglione, dei Giuseppe Golino, dei Pratillo.

Non siamo noi che facciamo i preziosi. Ma possiamo mai girarci dall’altra parte e far finta che sia normale il fatto che Dario Abbate ha costruito il documento delle dimissioni di 14 consiglieri comunali su 25, grazie al quale è andato a casa Velardi, ma sono andati a casa – perché nessuno di loro si era dimesso o aveva cambiato schieramento – anche i Francesco Tartaglione, i Giuseppe Golino, i Pratillo, i Gaetano Madonna, e dopo due mesi candida, ripetiamo candida, tutta l’ossatura dell’amministrazione e della maggioranza di Velardi, spedita a casa con quelle dimissioni?

La politica sarà anche l’arte del possibile, sarà anche il luogo del pragmatismo spinto, ma qui si esagera e onestamente noi, che ci reputiamo gente seria, non possiamo assecondare questi balletti, anche se gli stessi hanno avuto come coreografo una persona che dal lato umano e professionale stimiamo e continueremo a stimare.


Se la vogliamo buttare in caciara come al solito diciamo che Velardi voterà per Antonio Trombetta, come effettivamente farà, e che questo è il fatto più grave, più importante di questa campagna elettorale
Se poi vogliamo parlare seriamente di politica, l’atto della candidatura di questi fondamentali esponenti del governo della città di Marcianise negli anni vergognosissimi appena trascorsi, se costituisce un errore, un fatto di inaudita gravità per chiunque abbia militato in politica assumendo una posizione alternativa a quella di Velardi, assume anche un peculiare ma non meno pesante fardello di cinismo e doppie morali perché queste persone, formalmente e materialmente – ripetiamo per la centesima volta, essendo questo il concetto fondamentale – coprotagoniste del governo di Antonello Velardi sono stati candidate proprio da chi, delle battaglie di civiltà contro l’ex sindaco ha fatto una sua bandiera di dignità, una sua patente di “diversità”, non certo eccessiva e velleitaria rispetto al paragone storico con Enrico Berlinguer.

Tutto ciò, con rispetto parlando per tutti i protagonisti di queste orribili elezioni comunali costituisce, a nostro avviso, una vergogna.

Ripetiamo, ancora, al netto di una vergogna finanche più grave costituita dall’accordo politico con Giovanni Zannini e con le ragioni tecnicamente criminali interpretate dall’attuale governance del Consorzio Idrico.