Si uccide in magazzino dopo aver annunciato il suicidio su Facebook. Perché il 61enne ha deciso di farla finita: “Pagato sempre in ritardo e il casino della vineria sotto casa mi fa impazzire”. IL POST DI ADDIO

14 Agosto 2023 - 17:56

AFRAGOLA – “Con il mio gesto estremo vorrei fare capire a tutti che non si può vivere in questo modo, preferisco farla finita, spero che qualcuno si prenda cura della mia famiglia”.

Un grande disagio, uno stato depressivo, forse ossessivo, quello che emerge dal post di addio di Paolo Trimarchi, 61enne di Afragola trovato senza vita, impiccato, da una collega che ha subito avvertito i carabinieri di Nola, in provincia di Napoli, dove si trova il negozio nel quale lavorava all’interno del Vulcano Buono.

I militari hanno ascoltato amici e parenti e sarebbe emerso che l’uomo era afflitto da una crisi depressiva per problemi
economici

insorti dopo un contenzioso legale con un vicino di casa ad Afragola. Nel lungo post pubblicato alcune ore prima di uccidersi l’uomo fa riferimento alle diatribe che potrebbero avere avuto un ruolo nella decisione.

La figlia, dopo il ritrovamento del cadavere, ha pubblicato anche lei un post con, in allegato, il messaggio con il quale il
padre ha spiegato i motivi del gesto.

Pubblico questi screen – scrive la figlia della vittima – mio padre si è tolto la vita…disperato, questo è il suo messaggio
prima di morire… Si vergognasse chi deve, il resto invito ad aprire gli occhi che non è tutto oro ciò che luccica.

utto questo lo faccio – diceva il 61enne concludendo il suo post – per non commettere atti che potrebbero compromettere la
vita dei miei cari, io non voglio andare in carcere, preferisco così…addio, ci rivedremo forse in un mondo migliore
“. 

Le ragioni del suo disagio le ha inanellate Trimarchi in quel post che adesso fa il giro delle bacheche Facebook. Nel racconto emerge come nel 2018 sotto casa sua si aprì una vineria.

«Non riusciamo più a dormire. Si creano grossi gruppi di ragazzi che bevono e fumano cannabis, creando schiamazzi (…) Io e la mia famiglia viviamo con stati di continua ansia ogni volta che entriamo e usciamo di casa», ha raccontato Paolo nel post social.

Il 61enne le ha provate tutte, ingaggiando pure un contenzioso legale che non ha risolto i suoi problemi ma li ha acuiti. Per tutta risposta, il responsabile della vineria lo aveva denunciato per stalking. Le spese da sostenere per l’avvocato hanno eroso le finanze di Paolo, che ormai doveva centellinare ogni minima uscita di denaro.

A lavoro, poi, il pagamento dello stipendio pare non fosse mai puntuale. Altro motivo di angoscia. Paolo, infatti, ha raccontato di avere sollecitato più volte i titolari del negozio di abbigliamento dove era impiegato a rispettare le scadenze, ma invano.