Appalti pubblici alle ditte del clan, revocata la libertà vigilata all’imprenditore amico dei Casalesi
21 Settembre 2023 - 17:53
Il 44enne condannato a 8 anni di reclusione.
CASAL DI PRINCIPE. Revocata la libertà vigilata a Michele D’Aniello, 44enne di Casal di Principe ma residente a Castel Volturno, coinvolto nel processo Normandia che ha portato alla luce l’interferenza del clan dei Casalesi negli appalti pubblici nei comuni di Piana Di Monte Verna, Casal di Principe e Pietravairano.
Lo ha disposto il magistrato di sorveglianza Oriana Iuliano del tribunale di Salerno, dietro istanza dell’avvocato di D’Aniello ritenendolo non più socialmente pericoloso. Ricordiamo che D’Aniello fu condannato a 8 anni per associazione a delinquere e turbata libertà con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa.
La Corte di Cassazione nel 2019 ha reso definitive le condanne per D’Aniello, e Giuseppe Misso, di San Cipriano d’Aversa, coinvolti nel processo Normandia.
Fu accolto in parte il ricorso di D’Aniello, il quale ebbe uno “sconto” di 6 mesi di carcere per un capo di imputazione che gli è stato cancellato, ma restò la condanna definitiva a 8 anni di carcere.
Secondo i giudici della Cassazione “con specifico riguardo alla posizione del D’Aniello, deve rilevarsi che sulla base di una tutt’altro che illogica valutazione del dato probatorio, di volta in volta richiamato, sono state individuate le modalità della sua partecipazione ai reati contestati e sono state indicate le ragioni sulla cui base è stata affermata, con riguardo alle relative gare, la compiacente e rilevante azione di soggetti appartenenti alle amministrazioni interessate”.
“D’Aniello – si legge nelle motivazioni – consapevole del quadro associativo di riferimento, ha partecipato alle condotte illecite con la prospettiva di entrare nel turno dei possibili aggiudicatari, ed ha dunque a mano a mano procurato buste di appoggio, anche intestate a terzi, in relazione alle varie gare oggetto delle imputazioni” ed ha “comunque collaborato alla predisposizione delle offerte” presentando “anche un’offerta riferibile ad impresa del fratello, nel primo caso risultata aggiudicataria” dando così “un contributo per l’avvicinamento dei potenziali concorrenti, con la piena consapevolezza dell’azione intimidatoria che Nicola Schiavone, classe ’78, avrebbe posto in essere, anche dando conto dell’evocativo cognome e della zona di provenienza”,