La Domenica di don Galeone: Gesù disfa il repertorio molto complicato dei precetti e lo riassume nell’amore di Dio e del prossimo sopra tutto

29 Ottobre 2023 - 08:39

29 Ottobre 2023 ✶ XXX Domenica del t.o. (A)

L’ Amore, per orientarsi tra 248 comandi e 365 divieti!

Quest’episodio del Vangelo è presente in tutti e tre i sinottici, ma con sfumature diverse: a) in Luca, l’episodio serve da introduzione alla parabola del buon samaritano (Lc 10,25); b) l’evangelista Marco, al solito, racconta il fatto ma senza fare riferimento a polemiche antigiudaiche (Mc 12,28); c) in Matteo il contesto è polemico: Gesù proclama il suo comandamento dell’amore ai suoi nemici pronti a ucciderlo.

Cosa sarebbe il Vangelo senza tutta quell’umanità che vi si agita con i propri bisogni, sofferenze, miserie, nobiltà? Sarebbe un bel trattato di catechesi, un bel dialogo filosofico, una summa teologica, che san Tommaso valutò alla fine un “fuoco di paglia”, e che lo scrittore C. Péguy avrebbe dato in cambio di una semplice Salve Regina. Ma Gesù è anche un grande teologo e un catechista eccezionale, anche se nel bel mezzo del discorso si distrae a giocare con i bambini, o nel bel mezzo di un banchetto rovina la digestione ai farisei con questioni del tipo “Si può guarire un ammalato in giorno di sabato?”. Forse questa sua facilità a guarire in giorno di sabato, a lasciarsi baciare da una pubblica peccatrice … deve avere indotto i farisei a chiedergli quale fosse il primo e più grande comandamento della Legge. E Gesù risponde che tutta la Legge e i Profeti dipendono dall’amore. Il primato spetta all’amore!

I dottori della Legge avevano contato, nella Toràh, ben 613 precetti: 248 positivi (tante erano le ossa del corpo umano!) e 365 negativi (tanti erano i giorni dell’anno!), a loro volta divisi in gravi e leggeri. Sorgeva naturale una domanda: qual era il più importante? Per gli ebrei, il primo superava il secondo; per Gesù, il secondo è simile al primo. Gesù, citando Deuteronomio 6,6, risponde che il più grande è l’amore di Dio, e senza esserne richiesto ne aggiunge subito un secondo desunto da Levitico 19,18, e cioè l’amore del prossimo. Gesù mostra che il comandamento dell’amore di Dio si concretizza in un effettivo amore del prossimo. Gesù dice: “simile” non dice “uguale”: c’è una priorità da rispettare, Dio è Dio, il Creatore non va messo sullo stesso piano della creatura. Possiamo dire che il primato “assiologico” spetta a Dio, ma il primato “probativo” va all’uomo: mentre l’amore di Dio potrebbe essere una religiosa illusione, l’amore dell’uomo, invece, è reale e diretto.

Diversamente dalla sapienza contemplativa orientale, il Vangelo non ha mai opposto l’essere al fare, l’interiore all’esteriore, la teoria alla prassi, la fede alle opere. Il cristiano può anche allontanarsi momentaneamente dagli uomini per pregare, ma l’allontanamento dagli uomini è sempre e solo provvisorio. Il contemplativo serve gli uomini onorando Dio, l’attivo onora Dio servendo gli uomini. La Chiesa è piena di esempi. Il santo curato d’Ars sospirava il convento, e si prodigava generosamente per i fratelli, e i monasteri hanno dato alla Chiesa grandi papi, vescovi, riformatori, missionari, studiosi. Possiamo anche salvarci senza culto, senza sacramenti, senza Chiesa! Non rifletteremo mai a sufficienza su Matteo 25, 31: l’esame non è sul culto, sulla liturgia, sui sacramenti … ma sulle opere di misericordia: “Lo avete fatto a me”.

Ogni autentico progresso umano è anche un autentico progresso cristiano. Un santo eremita non vale più di un onesto scienziato; la sporca tuta di un meccanico non è meno gradita a Dio dei paramenti dorati del sacerdote; le mani callose di un contadino onesto non sono meno belle delle bianche mani del sacerdote, che offre il frutto della terra e della vite. La carità non appartiene solo ai cristiani: quello che conta non sono le teorie della testa ma l’amore del cuore: “C’è solo un amore: un autentico amore dell’uomo è un autentico amore di Dio” (Lacordaire). BUONA VITA!