L’intercettazione: Sabatino Esposito, l’uomo che ci scrisse una lettera, intercettato con Pezzella. Due figlie sistemate con Zannini e Cappello, e tanto altro ancora
11 Novembre 2023 - 19:37
In calce all’articolo lo stralcio della conversazione intercettata, nel 2017, tra lui e il costruttore milionario accusato di essere un camorrista. A ciò che è scritto nell’ordinanza aggiungiamo una nostra ricostruzione storica per spiegarvi come avvenne realmente l’assunzione della figlia Rosa, con modalità superate solo dallo schifo totale, da noi più volte illustrato, del modo con cui è avvenuta l’assunzione della sorella Costanza al Consorzio Idrico, retto dal sultanato di Giovanni Zannini
CASERTA – Di Sabatino Esposito ricordiamo una busta gialla contenente due fogli bianchi sui quali era stesa una lettera di fuoco contro un collega che, al tempo della mia direzione del Corriere di Caserta, curava, tra le altre, anche la pagina della Valle di Suessola, cioè dei Comuni di San Felice a Cancello, Arienzo, Santa Maria a Vico, nei quali non a caso è rimasto molto radicato.
Sabatino Esposito si era presentato come un integro uomo di sinistra. Un socialista della categoria dei “socialisti buoni” che non ne poteva più, così scriveva, di essere pizzicato dagli articoli del collega.
Alla luce di quello che ho visto negli anni successivi e alla luce di quello che ho e abbiamo letto nello stralcio dell’ordinanza che ha portato all’arresto di Piero Cappello, di Raffaele Pezzella e di Tullio Iorio, dico che ho fatto male a dar credito completo a quella lettera con tanto di richiamo al collega, che forse non aveva tutti i torti nel pizzicarlo un giorno sì e l’altro pure.
Acqua passata, che andava comunque un minimo rinfrescata perché fosse ristabilita una equa valutazione di eventi che io lessi, al tempo, in maniera sbagliata, nei confronti di quel giornalista.
Quello che è successo negli ultimi anni, soprattutto dalle parti del Consorzio Idrico, con la clamorosa assunzione a tempo indeterminato della figlia Costanza Esposito, pupilla di Giovanni Zannini (che la candidò nel 2015 alle Regionali nella lista “De Luca Presidente Centro Democratico) ed entrata con un contratto a tempo determinato, stabilizzato senza concorso a tempo indeterminato.
Lo stesso tribunale di S.Maria C.V., che poi ha permesso questa operazione compiendo un errore enorme, non aveva riconosciuto anni prima ad altri dipendenti precari del Consorzio Idrico che la invocavano, la medesima stabilizzazione, attribuendo a loro una buona uscita ma non il contratto a tempo indeterminato in quanto, scriveva quel magistrato di grande livello, al punto da essere divenuto giudice della Corte d’Appello, che il Consorzio Idrico andasse considerato un ente pubblico a tutti gli effetti e, conseguentemente, sottoposto all’articolo della Costituzione il quale sancisce che ai posti del settore pubblico si accede solo dopo aver superato un concorso.
Costanza Esposito non è la protagonista di questo passo dell’ordinanza, però la sua vicenda va citata lo stesso visto che lei arriva alla corte di Zannini, che la porta con sé anche in Regione nel corso della sua prima consiliatura 2015-2020, dopo che il papà Sabatino gli si era avvicinato, con ogni probabilità, per perorare la posizione al tempo barcollante del dirigente Asi Pietro Santonastaso, che Stefano Graziano, dopo aver conquistato il controllo del Consorzio Intercomunale delle aree industriali, aveva deciso di far fuori, forse perché troppo attivo negli uffici grazie al potere che li aveva attribuito Piero Cappello, predecessore di Raffaela Pignetti.
Sabatino e Santonastaso erano molto amici quando Cappello era presidente e probabilmente l’assunzione dell’altra figlia del sedicente socialista di San Felice a Cancello e Arienzo, Rosa, fu anche frutto dei buoni uffici del Santonastaso. Quell’intervento del Zannini ebbe buoni effetti.
D’altronde quelli erano i tempi in cui la legge naturale dei similes cum similibus stava creando un connubio fortissimo, che dura ancora oggi, tra il rosso di Teverola e il bruno di Mondragone.
Non solo Santonastaso conservò un rango dirigenziale, ma diventò punta avanzata del potere che Stefano Graziano esprimeva (ed esprime) attraverso la presidente Raffaela Pignetti, mentre Anthony Acconcia, che era arrivato come nuovo direttore generale, fu clamorosamente e, alla luce delle sentenze giudiziarie successive, ingiustamente licenziato.
Di Santonastaso non parla Sabatino Esposito nella conversazione intercettata nel 2017 all’interno di un’auto, con Raffaele Pezzella, imprenditore arrestato al tempo sospettato di essere un camorrista, oggi accusato con argomentazioni molto più forti.
Come si suol dire, Esposito si “spara una posa” e parla all’uomo che una persona di grande integrità morale, come lui sosteneva di essere in quella lettera speditami in busta gialla, non frequenta.
Invece lui non solo lo frequentava, ma ci parlava con spirito amichevole. Gli diceva che lui e Piero Cappello fossero, in pratica, pappa e ciccia. Non gli raccontava che, nella spartizione delle poltrone, avvenuta al tempo dell’avvento dello stesso Cappello in seno a quella che si chiamava ancora Margherita, lui aveva dovuto lasciare il passo al fratello del cardinale Crescenzo Sepe, che entrò nel comitato direttivo. Non è improbabile dunque che, con la spinta di Santonastaso, l’assunzione di Rosa Esposito, che i magistrati della Dda utilizzano oggi come prova di riscontro dei rapporti tra Sabatino Esposito e Piero Cappello, rappresentò il ristoro o una parte del ristoro di quella rinuncia.
Insomma, come spesso ci capita, abbiamo arricchito e integrato un pezzo di ordinanza, aggiungendovi dettagli e retroscena che i magistrati e anche i Carabinieri non possono conoscere, non essendo stati testimoni del tempo a differenza del sottoscritto. Il resto lo leggete nello stralcio dell’ordinanza. Sabatino Esposito vuol fare un figurone al cospetto di Raffaele Pezzella e parla bene di Piero Cappello, sintonizzandosi con il punto di vista del suo interlocutore.
Ora, però, bisogna spiegare cosa significava e cosa significa “parlar bene” secondo i parametri di certe conversazioni tra iniziati, vecchie lenze, marpioni e marpionazzi della politica di avanguardia o retroguardia, dell’imprenditoria di avanguardia o retroguardia.
Dalle nostre parti e in quell’auto che diventa caso di scuola emblematico, essere “uno buono” come Piero Cappello significava sostanzialmente essere un imbroglione, uno che sapeva aggiustare le gare, uno che sapeva trarre beneficio da questa sua attività. Al riguardo viene fatto l’esempio di un lavoro per il quale Piero Cappello avrebbe intascato una tangente di 40mila euro.
Sintesi lapidaria del socialista integrissimo Sabatino Esposito: “si è sistemato, si è messo a posto”.
In pratica, aggiungiamo noi, uno che a colpi di mazzette si è arricchito, sistemando se stesso e le generazioni che gli succederanno. Sabatino Esposito, il modo con cui sua figlia ha preso il posto fisso al Consorzio idrico, il modo con cui l’altra figlia Rosa ha preso il posto al’Asi, diventando parallelamente alle modalità di azione di Piero Santonastaso, un ancella obbediente della Pignetti.
Ripetiamo: questo qui è un soggetto prezioso in quanto utile antropologicamente a comprendere cosa sia stata e cosa siano stati i meccanismi premiali costituiti di illegale immeritocrazia su cui si sono sviluppate le trame della politica in relazione alle basi fondamentale del funzionamento degli uffici pubblici amministrativi che sono una vera e propria frana e si capisce benissimo anche il perché.