CASERTA. LA FOTO ESCLUSIVA. Si apre una maxi buca in via Ceccano. Un’auto ci finisce dentro, città a pezzi ma ai casertani piace vivere immersi nella merda. E allora, “che t’o dico a fa”

5 Dicembre 2023 - 17:28

Erano da poco passate le 15,30 quando, ad un passo dal palazzo che ha ospitato per decenni il provveditorato agli studi, l’asfalto ha ceduto

CASERTA(g.g) Che lo diciamo a fare! Questo antico adagio, che la maestosa lingua napoletana ha reso perfetto e perfettamente comprensibile, è diventato un tormentone grazie alla famosa hit di Angelina Mango. Che dobbiamo fare noi di CasertaCe, allora? Siccome è perfettamente inutile, o almeno pare perfettamente inutile denunciare gli sperpetui che nella città capoluogo si consumano ogni giorno, ci ritiriamo? Chiudiamo il giornale? Ci arrendiamo definitivamente al grido di “Che to’ dico a fa”? No, questo è il nostro lavoro, che noi difendiamo in quanto tale; questi sono i valori in cui crediamo e quantomeno questi caproni di casertani, che anche l’ultima volta hanno votato e soprattutto non votato, in modo tale che tutto ciò proseguisse come se si trovassero bene, felici (contenti loro …) a galleggiare ogni giorno della loro vita nella merda. Ma noi, andiamo avanti lo stesso, perché i caproni di cui sopra vanno a votare per continuare a stare comodamente nel proprio girone dantesco, ma al pomeriggio e alla sera gli piace leggere queste cose anche se su di loro non fanno alcun effetto.

Ore 15.30, poco meno o poco più: la centralissima via Ceccano, ad un passo dal palazzo che ha ospitato per decenni il provveditorato agli studi, sprofonda letteralmente e porta con se un’auto che di lì passava. In verità, non si capisce bene se fosse in movimento o se fosse parcheggiata. Testimoni oculari affermano che la strada è franata proprio al centro della carreggiata Per cui, può darsi che l’auto fosse parcheggiata da un lato e si sia abbassata per effetto della propagazione della frana per pochi metri, o può darsi che stesse proprio passando di lì, con conseguente spavento del conducente che se la sarà data letteralmente a gambe. Ciò che è certo, è, invece, il risarcimento che il Comune dovrà corrispondere al proprietario dell’auto e non solo per eventuali danni materiali, ma anche di quelli biologi, derivati dai quei 3 o 4 secondi in cui una qualsiasi persona che si sente crollare la strada sotto i piedi, può essere anche attraversata dal timore di poter fare una brutta fine.

Uno potrebbe obiettare: vabbè sono cose che capitano dappertutto. Obiezione respinta, almeno per quanto riguarda il punto di vista di CasertaCe perché oggi questa città vive, tutta insieme, emergenze strutturali e infrastrutturali che 50 o 60 anni fa, al confronto, si conduceva un esistenza molto più sicura. Tra alberi che ti crollano davanti agli occhi, buche profonde ormai anche 70 cm con la conseguenza di far crescere i risarcimenti dei danni agli automobilisti a cifre vertiginose che il Comune capoluogo scuce, per modo di dire, nel senso che sono soldi che non escono dai pluri milionari Carlo Marino e Franco Biondi e nemmeno da quelle dei loro degni assistenti di campo, Luigi Vitelli e Raffaele De Rosa, per gli amici Lello, e ora abbiamo cominciato anche con gli smottamenti.

Il piano asfalto, quello che l’amministrazione comunale strombazza come momento di straordinario intervento riabilitativo delle strade cittadine, quando in realtà è il minimo, anzi, lo stra minimo, ovvio che una città appena normale dovrebbe realizzare senza permettersi di scrivere un comunicato stampa per annunciarlo prosegue e rilento e tra tante polemiche .

Comunque, questo è. In passato, di fronte a decine e decine di risse selvagge sviluppatesi nella zona di Corso Trieste durante le ore della cosiddetta movida, abbiamo dato l’allarme scrivendo in più occasioni che quella roba lì costituisse una latenza di fatti gravissimi che avrebbero potuto verificarsi. Puntualmente, ovviamente e inevitabilmente ci scappò il morto in via Giambattista Vico.

Ora, se le strade sprofondano, se gli alberi cadono, se gli automobilisti per evitare le buche compiono degli slalom potenzialmente pericolosissimi, in quanto in grado di creare degli incidenti, crescono le possibilità che in futuro qualcun altro possa rimetterci la pelle, andando a replicare l’ episodio di quei ragazzi in motocicletta che nella zona della piscina olimpica dell’amministrazione provinciale fecero un gravissimo incidente, ad epilogo del quale uno di loro perse la vita. Probabilmente, proprio per evitare una buca o in quanto finito in una buca.

Ma che t’o dico a fa’.