LA NOTA. Un altro impressionante video dei pestaggi dell’Anfiteatro. Lettera di Natale al neo questore di Caserta

27 Dicembre 2023 - 10:32

Come si suol dire, non ci voleva certo la zingara per considerare come altamente probabile la guerriglia di ieri pomeriggio. Poi, non ne parliamo proprio dell’assenza totale della funzione istituzionale nella città di Santa Maria Capua Vetere. Non c’è un sindaco, non c’è una giunta, non c’è un Consiglio comunale, non una maggioranza, men che meno la minoranza. Non esistono vigili urbani, non esistono i cittadini. Non esiste niente di niente.

SANTA MARIA CAPUA VETERE (Gianluigi Guarino) – Abbiamo trascorso larga parte della giornata della Vigilia a fare il nostro dovere, cioè a onorare una professione, la nostra, che si onora – prendere o lasciare – solo se la fai senza l’orologio e il calendario in mano o sotto mano.

Abbiamo trascorso, poi, anche l’ultima parte della giornata della Vigilia, ossia le ore serali, a continuare a fare il nostro dovere, perché, probabilmente, altri non hanno fatto il proprio dovere, che sarebbe stato un dovere ancora più dovere (scusateci lo scioglilingua assolutamente volontario), del nostro dovere, dato che questo si basa su una visione etica di una professione, che si esercita, nella stragrande maggioranza dei casi, dentro e al servizio di aziende private, che, di per sé, non hanno alcun obbligo codificato di imbastire, come invece abbiamo fatto noi ieri sera, un live di ore e ore sui gravi fatti di cronaca, come quelli accaduti ieri sera nell’area dell’Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere.

Non vogliamo trascinarla tanto per le lunghe in una giornata in cui l’attitudine alla lettura di un qualsiasi tipo di testo scritto, autentico oggetto misterioso nella nostra terra nei giorni ordinari, rischia di essere azzerata dalle libagioni e dai riti natalizi.

In realtà, il discorso andrebbe sviluppato con calma per quanto è delicato, ma proveremo per una volta a elaborare sinteticamente, forti della conoscenza pluri ventennale di quelle che Franco Battiato definiva “le cose e la gente” di questa terra.

Proviamo, dunque, ad essere brevi, ricorrendo all’arma, semplice e concreta, come può essere solo la buona filosofia, del sillogismo.

Allora, partiamo dall’escludere dal ragionamento la scelta a monte, a nostro avviso totalmente errata, di favorire l’insediamento di un certo tipo di locali commerciali a cinquanta, trenta, dieci metri di distanza dal secondo Anfiteatro romano per ampiezza e grandezza, battuto solo dal Colosseo.

Se si eccettua Amico Bio, sul quale, nel corso degli anni, abbiamo cambiato idea per i motivi già ampiamente illustrati in diversi articoli, quei bar e quei baretti non hanno senso e possono essere fortemente nocivi all’immagine della città, di una città che non sa gestire, come dimostrato ancora una volta dagli eventi di ieri sera, il loro profilo di vettori di pericolosità, che non sa sorvegliarli in certi frangenti delicati, cioè nei fine settimana e durante le serate – nottate delle feste comandate.

Ma lasciamo stare la cornice orribile, frutto, come abbiamo scritto mille volte, della totale, ormai tombale inadeguatezza di chi dovrebbe progettare sviluppo, valorizzazione culturale che non si limiti banalmente a buttar soldi in eventi estemporanei.

Occupiamoci del quadro a soggetto horror, dipinto ieri sera e che abbiamo descritto con l’ausilio decisivo di foto e video durante un cenone che abbiamo saltato perché il dovere, per noi, è stato sempre più importante del piacere.

Via al sillogismo, allora: nel corso di un anno quante liti di contatto fisico e quante risse di media e di alta intensità si registrano nell’area dell’Anfiteatro? La nostra risposta: almeno una ventina.

Ad epilogo di queste risse, quante persone, quasi tutti ragazzi, sono stati refertati in ospedale con prognosi da cinque giorni in su? Nostra risposta: diverse decine

Qual è l’evento di movida più partecipato dell’anno a Santa Maria come nel resto d’Italia? Nostra risposta: sono due, ossia quello del pomeriggio della vigilia di Natale e poi quello del pomeriggio del giorno di San Silvestro.

Alla luce dei tre elementi sillogistici appena illustrati, esiste o non esiste la necessità di estrarre un numero, cioè un’entità meramente aritmetica, quale espressione di una percentuale di rischio che nell’area dell’Anfiteatro posano registrarsi seri problemi nel giorno del tutto esaurito della movida e del maggior consumo di bevande alcoliche? Nostra risposta: sì, assolutamente sì.

Togliamoci dalla testa che un sindaco, diciamo così, oggi è Natale, pigro come Antonio Mirra, possa essere recuperabile all’esercizio di una vera funzione istituzionale dopo sette anni di governo garantitigli da una popolazione pigra e amorfa, definiamola solo così perchè oggi è sempre Natale. E togliamoci pure dalla testa che una iniziativa normale di serio presidio dei luoghi potesse essere assunta dal comandante dei vigili urbani Giuseppe Aulicino, che, in quanto a funzione istituzionale, galleggia a braccetto col sindaco.

Però, questore Andrea Grassi, persona che stimo, me l’hanno raccontata come persone intelligente e di speculare rettitudine, qualità, da queste parti anche negli uffici delle più alte rappresentanze dello Stato, ci piacerebbe sapere che cosa le hanno detto i suoi dirigenti e i suoi poliziotti di Santa Maria Capua Vetere sui coefficienti di rischio di cui ho appena scritto, che costituiscono, almeno credo, una struttura di esperienza che si riassume e si esplicita, poi, in un valore aritmetico, da cui può svilupparsi una decisione logica da lei presa, questore Grassi, nella veste e nella funzione di massima autorità della provincia in tema di tutela dell’ordine pubblico.

Se non le hanno segnalato valori di criticità elevati, come riteniamo e com’è evidente dalle immagini le quali dimostrano che i teppisti hanno avuto campo libero per diversi minuti per inscenare la loro battaglia, hanno sbagliato.

Per carità, lo sbaglio è connaturato con il genere umano dalla mela di Adamo, raccontata nel libro della Genesi. Sapesse, questore Grassi, quante ne facciamo noi di cazzate!

Però, in questa circostanza, la parola leggerezza fa rima, secondo noi, con la parola presunzione da parte delle autorità di polizia di Santa Maria Capua Vetere, troppo burocratizzate e, sempre a nostro avviso, possiamo anche sbagliarci per carità, poco operative.

Il nostro banalissimo sillogismo dimostrativo lo capisce, infatti, un bimbo di terza elementare e non occorreva certo un servizio di intelligence per stabilire che lì, in quel piazzale, occorreva inchiodare un po’ di auto della polizia e/o dei carabinieri.

Anzi, sarebbero bastate anche tre auto di quei fresconi dei vigili urbani di Santa Maria. Signor questore, lei è arrivato da poco. Siccome è intelligente, e puro di cuore, non si sentirà piccato da questo articolo. Anzi, lo apprezzi, perché è un articolo forse denso di inesattezze, ma sicuramente puro di cuore, senza parole in controluce e senza alcuna intenzione strumentale.