Casalesi in Veneto, i pm ricorrono in Appello: sono dei camorristi
16 Gennaio 2024 - 17:02
Lo scorso giugno le condanne in primo grado.
CASAL DI PRINCIPE. Sono stati depositati ieri a Venezia i ricorsi in Appello sul cosiddetto ‘processo Eraclea’, che ha isto la condanna in primo grado di una trentina di persone (46 gli imputati) ritenute vicine al clan dei Casalesi.
La sentenza di 3.188 pagine, collegio presieduto da Stefano Manduzio, aveva però escluso l’aggravante dell’associazione mafiosa, ma anche estorsioni e illegalità legate ad attività economiche e politiche del comune di Eraclea (Venezia).
Da qui l’appello presentato dai Pm Roberto Terzo e Francesca Baccaglini, e dalla Regione Veneto, parte civile nel procedimento. Secondo i giudici del primo grado non sarebbe stata ravvisabile l’associazione mafiosa perché i singoli imputati avrebbero agito secondo iniziativa individuale, senza uno stretto legame di metodo tra loro e collegamenti con i clan.
La corte veneziana aveva inflitto, tra gli imputati principali, 26 anni di carcere a Luciano Donadio, di Casal di Principe, presunto capo del gruppo; 19 anni a Raffaele Buonanno, di San Cipriano d’Aversa, 14 ad per Antonio Buonanno di San Cipriano d’Aversa; 5 anni e 8 mesi ad Adriano Donadio, figlio di Luciano.
Tra gli assolti, c’era l’ex sindaco di Eraclea, Mirco Mestre, che con il ricorso potrebbe ritornare a giudizio. Per la Procura le prove fornite, a cominciare da intercettazioni ed intimidazioni con riferimento ai Casalesi, inserite nelle 190 pagina di appello, potrebbero rimettere in gioco in secondo grado l’associazione mafiosa.