La Domenica di Don Galeone. Il male, problema e mistero…

4 Febbraio 2024 - 15:03

4 febbraio 2024 ✶V Domenica del TO

Il Signore ci guarisce, per servire i fratelli!

Per quale motivo soffriamo? Nel tentativo di rispondere a tali questioni, gli uomini hanno cercato la soluzione facendo ricorso a Dio, ma questo ha complicato il problema. Poiché la religione cristiana non si limita alle sofferenze di questa vita, ma s’interessa alle sofferenze dell’altra vita! Non ci bastavano le disgrazie di questo mondo! Bisogna spiegare anche quelle dell’altro mondo! Con un’aggravante: le sofferenze dell’aldilà sono eterne!

Altri hanno escogitato un’altra teoria: la colpa non è di Dio, ma dell’uomo, che è peccatore e cattivo. E hanno cercato nell’Antico Testamento le prove: Adamo ed Eva, espulsi dal Paradiso a causa del loro peccato. Ma colpevolizzare l’uomo rifacendosi al cosiddetto peccato originale è altrettanto insostenibile. Il problema del male è perfettamente formulato dagli amici di Giobbe: “Se i tuoi figli hanno peccato contro Dio, li ha messi in balia della loro iniquità” (Gb 8,3). E questo modo di pensare continua a vivere nella coscienza di molta gente. Tutti abbiamo udito qualche volta qualcuno chiedersi: “Che avrò fatto io di male perché mi accada questo?”.

Ma il problema del male non si risolve scagionando Dio, per colpevolizzare l’uomo. Poiché, alla fine dei conti, chi ha fatto l’uomo è stato Dio. Se Dio ci ha fatti liberi di peccare, e poi ci castiga perché abbiamo peccato, con tutta ragione possiamo chiedere a Dio: “Perché ci hai fatti così?”. Inoltre, vi sono tantissime sofferenze che non dipendono dalla libertà di nessuno. Continuare a dire che Dio non “castiga”, ma “permette” i mali e le disgrazie che avvengono in questo mondo, significa immettersi su una strada che inevitabilmente termina nell’assurdo.

Stando così le cose, è più ragionevole dire che non esiste una spiegazione alla nostra portata: tanto Dio come il male sono due realtà oltre la nostra capacità di capire. Ci troviamo di fronte a due “problemi”, meglio, a due “misteri” (G. Marcel). Tra problema e mistero c’è una differenza sostanziale: il problema è un ostacolo che incontro, che posso analizzare e risolvere; il mistero, invece, resterà sempre tale: l’uomo può comprendere il problema, ma il mistero comprende l’uomo. Insomma, ignoramus et ignorabimus. Dio e male sono due misteri (o metaproblemi), che noi non riusciamo ad armonizzare. Sembra che possiamo riassumere così:

sappiamo che “Dio nessuno l’ha mai visto” (Gv 1,18). Questo vuol dire che non sta alla nostra portata sapere e spiegare perché esiste la sofferenza umana. Affermare che Dio “vuole” o “permette” il male e le disgrazie che succedono nel mondo, è dare una spiegazione, è comprendere l’incomprensibile;

◇ la cosa più sicura che possiamo sapere è che Dio non è causa di sofferenza, ma colui che annuncia e assicura la felicità a quanti soffrono (Lc 6,20; Mt 5,1). Naturalmente, nel dire ciò, non risolviamo tu i nostri dubbi. Gesù non ha rivelato un Dio che è la soluzione di tu i mali;

◇ bisogna slegare Dio, una volta per tutte, dai beni e dai mali che accadono in questo mondo. Non dobbiamo gloriarci della nostra felicità, quasi fossimo dei privilegia da Dio, né dobbiamo disperarci delle nostre disgrazie, quasi fossimo dei castiga da Dio (Gv 9,3);

◇ ciò non vuol dire che non possiamo o non dobbiamo ricorrere a Dio nella preghiera, presentargli le nostre preoccupazioni. Però siamo certi che Dio ci concederà quanto gli chiediamo? I vangeli si limitano a dire che Dio darà “cose buone (ἀγαθὰ) a quelli che gliele chiedono” (Mt 7,11). Ma quali sono per noi le cose buone? È facile sbagliarsi!

Le suocere, si sa, non godono di buona fama. Ma questo episodio del vangelo costituisce un vero e proprio elogio della suocera, ci rende simpatica questa donna di cui non conosciamo nulla, se non che era la suocera dell’apostolo Pietro. A ben riflettere, questo dev’essere anche il nostro itinerario di fede. Ognuno ha le sue “febbri”, i suoi piccoli e grandi vizi, difetti , passioni … Occorre guarire, meglio essere guariti, perché, come per la suocera, la salvezza non viene da noi, ma da Dio. La vita di ogni uomo è sovente un alternarsi di febbri e guarigioni, di malattia e e di servizio. Quando si ha la febbre di qualche passione o distrazione, non si può servire. Sarebbe tragico se, una volta guariti dalla febbre, utilizzassimo la vita e la salute per correre dietro a nuove febbri. Certamente Gesù non guarisce la suocera per motivi utilitaristici né per essere servito. Ma ogni grazia è un appello, ogni guarigione un invito. Preghiamo questa suocera santa, perché anche noi, una volta guariti, ci mettiamo a servire il Signore e i fratelli. Liberàti per servire: ecco l’itinerario spirituale!

Buona vita!