17 MILIONI TRA MADDALONI E MARCIANISE. Il mega appalto della ZES Campania fa gola a Raffaele Pezzella. Ma a trionfare è la famiglia dell’imprenditore per la DDA “sottomesso al boss dei Polverino”

9 Febbraio 2024 - 18:35

Per il momento la struttura commissariale guidata dal pupillo di Vincenzo De Luca è un porto delle nebbie, sopratutto sull’identità esecutrice dei lavori, abilmente nascoste in questi calderoni consortili o peggio cooperativi. Salvatore D’Alterio viene così descritto nell’ordinanza dell’Antimafia di Napoli sul clan Polverino datata 2011. Inoltre, viene segnalato anche come socio della Teknosud, assieme al padre Francesco e ai fratelli Davide (che con il papà avrebbero incontrato un boss, sempre secondo i magistrati), Carlo e Paolo, quest’ultimi presidente del CdA e capo dell’area Tecnica della CLEI Cooperativa, società aggiudicataria dei lavori

CASERTA – Le ZES (Zone Economiche Speciali) sono delle aree specifiche, delimitate, previste dallo Stato in cui, allo scopo di favorire la creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo del tessuto produttivo, il governo decide di aiutare le aziende insediate o che vogliono entrare con le loro attività nella ZES, beneficiando di specifici interventi e di condizioni favorevoli, agevolazioni fiscali e anche burocratiche.

Ne citiamo alcune tra le molte: la possibilità di attivare procedure per richiedere un credito d’imposta di massimo 50 milioni di euro per ogni investimento, riduzione drastica del numero di certificazioni oggi occorrenti per aprire un’attività produttiva e riduzione degli oneri IRAP anche fino al 100% dell’imposta.

Naturalmente, le prime due agevolazioni sono di origine statale, l’ultima è di natura regionale.

La ZES Campania interessa 37 comuni ed è guidata dal presidente dell’Asi di Napoli Giuseppe Romano, per gli amici Giosy.

Di Romano ne abbiamo scritto, spesso in maniera trasversale, parlando del rapporto con la presidenta dell’Asi Caserta, Raffaela Pignetti, ma anche rispetto al Cise (LEGGI QUI), la cui partecipazione è costata 59 mila euro al Consorzio casertano, così come segnalano i revisori dei conti dell’ASI guidato da Pignetti che, dopo anni di silenzio, recentemente hanno criticato alcune spese della presidenta ritenute discutibili.

I comuni casertani collegati a questa ZES sono Carinaro, Gricignano di Aversa, Maddaloni, Marcianise, San Marco Evangelista e Teverola. Ovvero, i progetti che sono affidati alla giurisdizione del commissario di governo potranno ricadere in questi territori.

È il caso, ad esempio, dei lavori da compiere nell’area industriale al confine tra i due centri più importanti tra quelli appena citati: ovvero Marcianise e Maddaloni. Si tratta di una gara, gestita dalla ZES Campania, per la creazione di infrastrutture necessarie alla mobilità delle merci, oltre che alla sistemazione dei piazzali e strade di accesso, quindi, per capirci, questioni di viabilità.

Investimento finanziato dai fondi del PNRR e non parliamo di una procedura leggera stile rifacimento del marciapiede al comune di Ciorlano, che ci permettiamo di citare come esempio perché il meno popolato della provincia. Il piano, infatti, ha un importo base di quasi 17 milioni di euro.

I lavori di cui parliamo riguarderanno le tre strade presenti nel progetto: via Carrarone, via Contrada Vecchia, a Maddaloni, e l’ingresso nell’area ZES dell’Interporto Sud Europa, la cui storia non ripetiamo per l’ennesima volta (per un ripasso, clicca qui), ma da questa cifra saranno presi anche i compensi per i professionisti esterni necessari alle attività di cantiere, come i soggetti delegati ai servizi di architettura e ingegneria, di direzione lavori e coordinamento della sicurezza.

La gara d’appalto è stata bandita nel giugno scorso, con scadenza per le offerte segnata il 4 agosto.

PEZZELLA PUNTA I MILIONI DELLA ZES

Ora già possiamo dirvi, in considerazione di altre procedure di gara di cui tratteremo nelle prossime ore, che l’imprenditore di Casal di Principe Raffaele Pezzella, arrestato (poi scarcerato) e imputato in due processi per corruzione e rapporti con il clan dei Casalesi, ritenuto finanziatore del clan dalla DDA di Napoli, convinzione nata anche a seguito di dichiarazione di pentiti del calibro del boss Nicola Schiavone, figlio ed erede del padre Francesco Sandokan, stava seguendo con attenzione i movimenti delle gare d’appalto della ZES Campania.

Perché scriviamo questo? Lo possiamo fare leggendo il nome di una delle imprese partecipanti alla procedura su Marcianise e Maddaloni: la Costruzioni Generali Sud, denominata CGS, legale rappresentante Carmine Petrillo, colui che per l’Antimafia non era altro che la testa di legno di Pezzella nell’impresa, visto che il casalese decideva e operava come dominus di fatto, sempre secondo ciò che la DDA ha messo nero su bianco per la recentissima ordinanza relativa alle gare truccate di Calvi Risorta, che ha portato all’arresto e alla successiva scarcerazione decisa dal tribunale del Riesame, oltre che dello stesso Pezzella, anche di Tullio Iorio e dell’ingegnere ex presidente Asi, trapiantato a Caserta ma orginario di Piedimonte Matese, Piero Cappello

Di CGS abbiamo scritto pochi giorni fa, rispetto all’inquietante aggiudicazione da parte della provincia di Caserta dei lavori all’istituto Caso di Piedimonte Matese. Un appalto da dieci milioni di euro affidato alla ditta di un imprenditore sotto processo per aver corrotto proprio funzionari della provincia di Caserta.

Ad aggiudicarsi la procedura è stata la CGS, società sotto sequestro, controllata da un amministratore giudiziario nominato a causa delle attività compiute da Pezzella ritenute criminali da almeno due procure (CLICCA E LEGGI LA NOTIZIA).

Le altre partecipanti sono le società Sadeco, Clei cooperativa, e i consorzi Ciro Menotti e Medil, altre vecchie conoscenze di CasertaCe, consorzi che incubano spesso e volentieri società e imrpenditori della nostra provincia per i quali fanno da “filtro” nelle gare.

L’ultimo della lista, il consorzio Medil, è tra i citati in un recente articolo del nostro giornale in cui scrivevamo delle società che, per la DDA, sono servite a Pezzella per truccare due gare d’appalto a Calvi Risorta, con l’aiuto di Piero Cappello, ingegnere tra i più scelti da Carlo Marino e Franco Biondi al comune capoluogo (CLICCA E LEGGI).

LA CLEI, TEKNOSUD E IL CLAN POLVERINO

Di queste ditte, come sempre, ne è spuntata una sola. E a vincere la procedura, grazie ad un ribasso dell’8% è la Società Cooperativa Clei, sede a Napoli, ma guidata dalla famiglia D’Alterio, originaria di Quarto.

Paolo D’Alterio, presidente del CdA, coadiuvato dalla moglie nel Consiglio, lei è la vicepresidente, e dal fratello Carlo, come responsabile dell’area Tecnica, guidano la Clei, una società che, però, si sviluppa tramite un’altra impresa: la Teknosud Costruzioni che prima affitta e poi vende alla cooperativa suoi asset, non meglio specificati nella visura di Clei, la cui suddivisione tra i proprietari, tra l’altro, non è segnalata.

Ma su Teknosud, rispetto a Clei, abbiamo trovato un interessante passaggio in un articolo datato 2016 e pubblicato da Il Mattino.

Secondo quanto è scritto nell’ordinanza sul clan Polverino, segnala la giornalista Daniela De Crescenzo, Salvatore D’Alterio, socio con il padre Francesco ed i fratelli Carlo, Paolo e Davide della Teknosud, avrebbe fornito “in posizione di asseverimento e sottomissione” informazioni al boss del clan Polverino Salvatore Liccardi, detto Pataniello, su alcuni lavori da compiere nella città di Quarto, “agevolando così il compito di Pataniello di esattore di tangenti ai danni dei costruttori del paese“.

Secondo gli inquirenti della procura Antimafia di Napoli, D’Alterio, ex socio nella Teknosud e fratello dell’attuale presidente della Clei, avrebbe dato indicazioni a Liccardi per le attività di racket. Inoltre, la giornalista segnala anche un incontro, sempre citando l’ordinanza di arresto di Pataniello datata 2011, tra Davide D’Alterio, il padre Francesco e un esponente di spicco dei Polverino.

Non sappiamo se Salvatore D’Alterio ha vissuto lo status di indagato, imputato, sia stato condannato, oppure abbia potuto dimostrare la sua estraneità rispetto a tali vicende che, comunque, fanno parte di un’ordinanza storica nella lotta alla criminalità organizzata nell’area nord di Napoli.

Sappiamo, però, che la Teknosud, seppur ancora con partita IVA attiva, risulta non più iscritta alla white list della prefettura di Napoli e dovrebbe essere in fallimento, mentre la CLEI, nata da una costola (forse due?) di questa impresa, vince gare d’appalto sostanziose come quella di cui abbiamo appena scritto, ma anche bandite dall’amministrazione provinciale guidata da Giorgio Magliocca, relativamente a lavori stradali e su infrastrutture della nostra provincia dal valore di circa 350 mila euro.

Ad esclusione di Costruzioni Generali Sud, non parliamo di società colpite da provvedimenti giudiziari oppure da interdittive antimafia della prefettura, nell’occasione quella di Napoli. Quindi, la legittimità delle aggiudicazioni non è contestabile sotto un profilo giuridico. Questo, però, non vuol dire che le gare di cui scriviamo sono popolate da imprese con un passato offuscato da rapporti oggetto di approfondite inchieste sulla relazione tra malavita organizzata, ossia camorra, e imprenditoria casertana e napoletana.

Chiaramente, restiamo a disposizione di Salvatore D’Alterio e della governance Clei qualora vogliano partecipare attivamente a questo approfondimento, integrando o rettificando quanto avete letto.

clicca qui per leggere l’aggiudicazione alla clei