CAFONAL DALLA CULLA. Va bene tutto, ma gli allestimenti di palloncini davanti alla Reggia di CASERTA per festeggiare il primo compleanno non sono un po’ troppo?

20 Marzo 2024 - 16:00

Piazza Carlo di Borbone è un sito monumentale e come tale sarebbe soggetta al regime d’uso che un cartello monitorio superstite richiama come ordinanza sindacale n.39 del 2013

Caserta (pm) – Se questa domenica soleggiata è stata una prova della prossima stagione turistica per la città – stagione che si preannuncia con un deciso incremento  dei visitatori grazie al richiamo della Reggia, forte anche della campagna di promozione legata alle celebrazioni vanvitelliane di quest’anno – andiamo molto male.

Il capoluogo è stato particolarmente affollato di persone dirette a Palazzo Reale, il quale non ha avuto difficoltà nel riceverle, secondo uno schema ormai collaudato. Al contrario, il centro cittadino ha penato come sempre per l’assenza totale dei servizi  pubblici e la mancanza degli indispensabili controlli. Siamo in sostanza all’amministrazione comunale che non esita ad abbandonare ogni cosa a se stessa, non avendo fatto niente sul piano della pianificazione e dell’organizzazione. Per giunta rispetto a problematiche fondamentali ed ataviche e non certo nuove od inaspettate o di secondaria importanza.

Mancando i parcheggi (con il Pollio ben chiuso e che ci si ostina a voler riaprire, anziché valorizzare ed ampliare quello interrato di piazza Carlo di Borbone, autosufficiente e che eviterebbe la bruttura dell’impatto ambientale del primo), le macchine hanno preso caoticamente d’assalto soprattutto l’area al di là della linea ferroviaria. Caos di cui è stato fatto salvo il centro storico solo per la presenza dei solerti ausilari del traffico, a riprova del fatto che il privato, quando c’è da guadagnare ed anche bene, sa fare le cose. Al contrario, nel tratto di corso Trieste a ridosso della Reggia e rimesso alla stretta vigilanza pubblica ed in cui vigerebbe il divieto di accesso e di sosta, le macchine andavano, venivano e parcheggiavano più che liberamente, anzi proprio a piacere.

L’altro capitolo di questo sconcio cittadino è come sempre, nell’inerzia totale e sconsiderata degli inquilini di palazzo Castropignano, la piazza borbonica. Sito monumentale e che come tale sarebbe soggetta al regime d’uso che un cartello monitorio superstite richiama come ordinanza sindacale n.39 del 2013, è terra di nessuno. Neanche nelle villette e nei parchi delle tante cittadine della conurbazione si consente quello che avviene ai campetti.

E non parliamo del contesto. Il palo con la targa del nuovo nome Piazza Carlo di Borbone che si è voluto dare al luogo è ancor più pericolosamente inclinato, nonostante la visita del Presidente Mattarella ed il fatto che lo abbiamo segnalato almeno da aprile dello scorso anno.

Le siepi ornamentali, ravvivate per la maggior parte dal meritorio privato che se ne è assunto la cura da qualche tempo, nelle parti più esterne risentono ancora del vecchio abbandono.

Ma a sentire sindaco ed assessori, pare che tutto ciò non esista o meglio fingono che non esista. Nelle loro facili e rabbonenti dichiarazioni pubbliche vantano immancabilmente la piazza con toni estatici. Se ne compiacciono calcando sul fatto che è bene UNESCO e tra le più grandi del suo genere – con un puerilismo incredibile, del tipo a chi ce l’ha più grande – salvo  nei fatti ad abbandonarla a se stessa.

I venditori abusivi, che nulla sanno di piani antiterrorismo, comitati per l’ordine  e la sicurezza pubblici e di rafforzamento delle misure di vigilanza, punteggiavano con le loro chincaglierie il corridoio centrale che dalla stazione porta al museo. All’arrivo delle scolaresche ne tallonavano i ragazzi offrendo calamite ed opuscoli turistici.

Sui prati, che sarebbe vietato calpestare, succedeva di tutto. Come al solito. Persone stese a prendere il primo sole. Cani lasciati liberi a correre e razzolare dopo la cattività domestica. Ragazzi a giocare a pallone. Comitive a fare picnìc. Una famiglia a festeggiare per il primo anno di una bambina, con tanto di allestimento di palloncini e festoni. Un papà in tuta che, piazzando  degli appositi birilli, delimitava l’area per l’allenamento del suo bambino in divisa da calciatore. C’era persino un gruppo di scout, che uno si immaginerebbe meglio impegnati in escursioni tra i sentieri collinari.

Come abbiamo detto altre volte e come non ci stanchiamo di ribadire, la questione del rispetto della piazza è enorme e netta allo stesso tempo. L’area, che ha un più che evidente valore storico ed architettonico, non può essere considerata alla stregua di un parco pubblico. Per quanto anche i parchi pubblici sottostiano sempre ad un regolamento che vieta persino molte delle condotte che abbiamo dette.

Tuttavia la classe politico cittadina, mai tanto inetta ed opportunistica come in questo caso data la rilevanza capitale del tema per il capoluogo, non si pone del tutto la questione.

Per quell’evidente populismo che condiziona oramai ed in generale i pubblici amministratori, producendo non pochi danni sociali, lascia fare piuttosto che passare per quella che ha privato dei “campetti”, i “cittadini”, questa astrazione ircocervo tra l’antropologico e l’ancestrale. I quali “cittadini”, più che assecondati nelle voglie e negli umori ed entro quali limiti (si sono dimenticati le cene ed i matrimoni o pacchiani o elitari che si è consentito di tenere negli appartamenti storici della Reggia?) vanno guidati ed educati a quella pedagogia civile informata alla nostra migliore tradizione culturale. Non già lasciati liberi di fare ciò che gli passa per la testa.

E favoriti, in questa ignavia, questi amministratori, dalla mancanza di un qualificato dibattito pubblico sul punto, in una città che pure si trastulla su ogni argomento finanche ozioso, ma soprattutto dalla latitanza degli organi pubblici preposti alla vigilanza sui beni monumentali.

In altre parole, tutto questo accade sotto gli occhi della Soprintendenza ai beni culturali, che vi assiste senza profferire verbo. Chissà chi, nella propria ottica,  dovrebbe farsene carico al posto proprio. Ma in realtà, dobbiamo desumerne – per innegabili fatti concludenti, avendo già autorizzato sul posto, in un contesto di forzature, una serie di impattanti megaconcerti estivi, per giunta non per tutte le tasche – che considera piazza Carlo di Borbone – bene UNESCO e la più grande d’Europa, ma a convenienze alterne – poco più che niente.

QUALCHE SCATTO DI DOMENICA