L’OMICIDIO DEI FRATELLI MARRANDINO. La telefonata a casa dell’assassino, il cognato (e il figlio) sapevano del delitto o hanno creduto in buona fede alla storia del malore? Gli ultimi dettagli dell’indagine

28 Giugno 2024 - 19:37

Il fatto che siano 4 gli smartphone che verranno esaminati dall’ ingegnere informatico Carmine Testa, nominato CTU dal pubblico ministero rende questi interrogativi più che leciti

CESA – In questa vicenda del duplice omicidio dei fratelli Marco e Claudio Marrandino ci sono due persone il cui grado di coinvolgimento nei fatti va ancora stabilito. Le vittime sono tali indiscutibilmente. L’assassino Antonio Mangiacapre, operaio 53enne, è tale in quanto, messo alle strette dal pubblico ministero della procura presso il tribunale di Aversa- Napoli Nord, dai carabinieri del reparto investigativo del gruppo do Aversa e da quelli della compagnia di Marcianise, ha confessato nel momento in cui l’esistenza a bordo della sua auto di una scatola nera ha fatto saltare tutta la sua ricostruzione fasulla della presunta rapina subita.

Però siccome il citato pm ha nominato un CTU, l’ingegnere informatico Carmine Testa per esaminare i contenuti dei tre telefonini delle vittime e dell’assassino, ma anche quelli del figlio e del cognato di Mangiacapre, si lavora per una ricostruzione completa dei fati che poi diventerà fondamentale quando la pubblica accusa dovrà ricostruirli, prima in sede di udienza preliminare, sempre che non chieda e ottenga il giudizio immediato, successivamente durante il processo che, con ogni probabilità, si svolgerà col rito ordinario al Tribunale di Aversa a meno di qualche mossa della difesa che, considerata la difficoltà nell’evitare una pena pesante a carico di Mangiacapre, non cercherà di farla abbassare col rito abbreviato

E’ chiaro che l’assassino ha contattato qualcuno che lo ha portato nell’azienda agricola di suo cognato, ubicata in località Borgo Appio di Grazzanise

Chi lo ha portato li? Il figlio? Un’altra persona? Si vedrà. Ed è nella masseria di Borgo Appio che è stato elaborato il piano, per altro piuttosto rudimentale, del finto malore con speranza di ricovero nella clinica Pineta Grande di Castel Volturno? Può darsi

Al momento, come già abbiamo scritto nei giorni scorsi, non c’è nessun altro indagato oltre all’assassino. Il cognato di Mangiacapre avrebbe chiamato a casa di quest’ultimo dicendo che il congiunto si era presentato da lui, affermando di accusare un malore, e chiedendogli di portarlo alla clinica Pineta Grande. Gli inquirenti dovranno vagliare anche se la telefonata realizzata dal cognato sia stata compiuta in buona fede o se rappresentasse uno degli elementi di un piano concepito a 4 mani

Quello che è successo alla Pineta Grande lo abbiamo già raccontato. Vedremo nei prossimi giorni a quali conclusioni arriveranno le indagini della procura di Aversa