CASERTA. L’allarme del Comitato Macrico Verde per lo scippo dell’area ai casertani

16 Ottobre 2024 - 10:12

CASERTA (p.m.) – Lo storico Comitato Macrico Verde ha diramato l’allarmato comunicato stampa, che pubblichiamo in calce, sulla china che sta prendendo l’affare della destinazione dell’area dell’ex-Macrico di proprietà diocesana. A leggerne i passaggi, mentre il caso era prima connotato da una generale incomprensibilità, oscurità, ambiguità, ora, con questi sviluppi denunciati si fa inquietante.

A riassumere la vicenda si fa presto. Caserta, per la sciagurata politica di speculazione edilizia realizzata negli anni e tuttora in atto, in combutta tra le amministrazioni comunali ed il partito del cemento, è stata di fatto spogliata totalmente del suo verde pubblico. Qualche sparuto giardinetto e  qualche filare di alberi assolve ridicolarmente allo scopo. Oltre venti anni fa, il Vescovo Emerito Raffaele

Nogaro – che è così nel cuore di ogni casertano dabbene, che non serve ricordarne la figura eminente ed esemplare  – nonostante i tentativi di circuirlo subiti dentro e fuori della Chiesa, per indurlo alla lottizzazione di quel terreno, volle darlo ai casertani come forma di risarcimento sociale. Non a caso fu voluto unanimemente come presidente onorario del partecipatissimo comitato cittadino Macrico Verde, il quale era ai primi passi per sostenere, con iniziative civiche, la illuminata volontà del presule. Ed in tale carica permane a segno, ci sembra di poter dire, della continuità del proposito. E la forma più ovvia, naturale e conseguente di darla era quella di istituire un parco pubblico di verde integrale.

Sta di fatto che nel corso degli anni, per l’agire di forzature e di interessi estranei e poco trasparenti, non si è riusciti nello scopo. Ora, con l’insediamento del vescovo Lagnese si sta tentando pervicacemente, con mille espedienti retorici e propagandistici e persino azzardi economico-finanziari, di ribaltare questa impostazione. Si vuole, né più né meno, costruire nell’area per progetti urbanisticamente gravosi fino a 180milioni di euro. Uno sproposito per opere che non servirebbero perché superflue e non necessarie in una città che manca dell’essenziale in termini di aree naturali, che sarebbero assolutamente prioritarie per la qualità della vita casertana. E come già abbiamo commentato altre volte, il capoluogo ha spazi e volumi sufficienti per ospitare tutte le strutture, a carattere più o meno sociale,  che si vorrebbero realizzare nell’ex- Macrico e che si usano come argomento per allettare la cittadinanza. Il progetto vescovile, oltre a prevedere spese vive di realizzazione del complesso faraonico che si ha in mente, dell’importo abnorme (un lusso, per come si presenta) che abbiamo indicato e che sarebbe meglio, se disponibile, destinare alla spesa sociale urgente della città, prevede la realizzazione di parchi tematici (cc.dd. della biodiversità, della cura, delle arti, dell’economia e così via). Per ognuno di essi  si immaginano sedi ed ambienti specifici, delle strutture di gestione e delle spese di mantenimento nel corso degli anni, anche se nessuna valutazione attendibile di sostenibilità economica nel tempo di questa realtà è stata fatta. Chi paga in futuro? Ci sarebbero degli utili dalle visite di turisti e scuole, in quella che sarebbe un parco di intrattenimento? Altro che l’amenità di un parco verde intatto. Ovviamente tutto questo avrebbe il risvolto della nascita di baracconi gestionali, con presidenze, consilierati, consulenze, uffici vari. E’ di questo che si ha bisogno?

E’ stato già realizzato e pagato  (204.476 euro) un Masteplan,  spuntato come un fungo dopo l’acquazzone, il cui costo da solo avrebbe consentito di bonificare il verde e manutenerlo per qualche anno per farlo fruire alla città.     Progetto persino smerciato, in una posticcia ansia comunitaria, come  condiviso dalla cittadinanza, quando poche centinaia di persone lo hanno approvato (?) in un sondaggio online, a fronte delle oltre 10mila firme raccolte dal Comitato Macrico Verde per la classificazione F2 verde pubblico del compendio terriero.

Poi c’è stata la fase  inquietante della conferenza dei servizi in ambito comunale, con il capitolo dei  contatti preliminari ed assolutamente imbarazzanti tra lo studio tecnico incaricato  del Masterplan e l’ingegnere Biondi, quello oggi al centro di qualche indagine penale. Qui si innesta la poco, pochissimo chiara, nascita di un secondo comitato cittadino parallelo, dalla costola dello stesso primo Comitato Macrico Verde, che non si giustifica se non pensando ad un’acquiescenza al nuovo corso vescovile e forse ad una speranza di cogestione delle nuove strutture didattiche, sociali, di intrattenimento ipotizzate ora nell’area.  E’ seguita quindi, in un clima di congrega se non di setta, la conversione della conferenza dei servizi da comunale in regionale, trasportata in tutta fretta e con motivazione apparente da Caserta a Napoli dopo il macigno giudiziario abbattutosi sul comune delle inchieste giudiziarie e della commissione antimafia.

E lasciamo perdere la correttezza o meno  dell’operazione con cui l’Istituto di Sostentamento del Clero ha conferito alla Fondazione Casa Fratelli Tutti, ente ecclesiale di gestione della proprietà, la somma di 57mila euro. Che dire delle dimissioni corali del collegio dei revisori che si è registrato in questi mesi e di quelle di Pio Forlani, Contrammiraglio della Marina Militare in riserva, consigliere della stessa Fondazione e di qualche ditta di riferimento chiacchierata.

Si è, in poche parole, al marasma più totale.

Prima di riportare il comunicato stampa del Comitato Macrico Verde, ci sentiamo di dire ai casertani di svegliarsi finalmente e di fare qualcosa prima che vengano scippati dell’ultimo verde rimasto in città.