TUTTI I NOMI. Imprenditore casertano arrestato per il business illegale dei rifiuti. Un altro è indagato e la società “vittima”

5 Febbraio 2025 - 13:40

CASERTA – Alle prime ore di questa mattina, i Carabinieri del Gruppo per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Napoli hanno eseguito numerose ordinanze cautelari personali e reali, emesse dal Gip del Tribunale di Lecce su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia locale, nei confronti di un gruppo di imprenditori responsabili di un’organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti, prevalentemente provenienti dalla Campania e da trasportare in Puglia.

Gli indagati principali sono: Claudio Botticelli, imprenditore laziale ritenuto l’organizzatore del sistema (si parla, infatti, di Sistema Botticelli) e amministratore unico della società Eko, titolare dell’impianto di conferimento rifiuti sotto sequestro; Raffaele Arzillo e Stefano Alfonso Friolo, rispettivamente legale rappresentante e socio di A.F. Ambiente; Giuseppe Dimaggio, socio occulto della Bgs srl; Giuseppe

Figari, intermediario; Emanuele Calvelli, proprietario di un sito di smaltimento; Raffaella Amoruso e Paolo Bisceglia, amministratori della società La Rinascente srls; Giovanni Incampo e Lorenzo Francese.

Due casertani tra i 37 indagati: Giuseppe Figari, 46 anni e residente a San Cipriano d’Aversa, Raffaele Arzillo, di Lusciano. Per la procura antimafia leccese, i due casertani avrebbero agito da intermediari tra la Eko di Botticelli, tramite la “commerciale esterna” Bgs, e la società di trattamento rifiuti Be.Ma. Recuperi Industriali di Villa Literno, risultata estranea all’indagine, ritenuta vittima del sistema.

L’operazione ha portato alla scoperta di circa 4000 tonnellate di rifiuti speciali abbandonati in capannoni dismessi nelle province di Taranto, Matera e Cosenza. Ottanta Carabinieri del NOE e dell’Arma territoriale sono stati impegnati nelle operazioni.

Le indagini hanno rivelato come il traffico illecito di rifiuti si svolgesse seguendo procedure ben definite. Gli impianti di produzione classificavano falsamente i rifiuti e creavano documenti fittizi che indicavano destinazioni inesistenti. Questo permetteva di giustificare il trasporto dei rifiuti e il loro successivo abbandono in siti abusivi.

La vicinanza alla Campania, principale area di origine dei rifiuti interrati in Puglia, e la grandezza del territorio di questa regione hanno facilitato l’attuazione di questi traffici. Le aree interessate, alcune anche di valore naturalistico, si sono trasformate in vere e proprie discariche abusive, spesso situate vicino a strade rurali isolate. In alcuni casi, i rifiuti venivano bruciati, creando gravi problemi all’ambiente e alla salute pubblica.

arresti domiciliari: Raffaella Amoruso e Paolo Bisceglia di Bisceglie, Raffaele Arzillo di Lusciano, Claudio Botticelli di Albano Laziale, Emanuele Calvelli di Leporano, Giuseppe Dimaggio di Taranto, Stefano Alfonso Friolo di Pulsano e Giovanni Incampo di Altamura