3 ARRESTATI. Diplomi falsi pagati mille euro per entrare nelle graduatorie della scuola. MIGLIAIA DI CASERTANI SOTTO LA LENTE DELLA FINANZA
16 Aprile 2025 - 11:33

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La procura di Santa Maria Capua Vetere e quella di Benevento allora possono collaborare. Una cosa che, nell’era della procuratrice Troncone, non è successa e ha salvato un dirigente corrotto dell’Amministrazione provinciale di Caserta
CASERTA (g.g.) – Abbiamo scoperto che alla procura di Santa Maria Capua Vetere hanno il numero di telefono della procura di Benevento. Una battuta fino a un certo punto perché quando la procura sannita ha condotto l’indagine che portò nel novembre del 2021 all’arresto dell’imprenditore di Casal di Principe, Raffaele Pezzella, accusato di essere stato il recapitatore materiale delle tangenti erogate dall’ingegnere beneventano Carlo Camilleri a un dirigente dell’amministrazione provinciale di Caserta, rimasto mister
E così oggi quel dirigente l’ha fatta franca. Pezzella, che da uomo d’onore qual è, il nome non l’ha mai fatto ed è sotto processo con Camilleri e gli altri. E il dirigente della Provincia di Caserta corrotto se ne sta a casa, probabilmente in pensione, dopo aver risolto anche qualche situazione familiare.
Questa storia del numero di telefono ha tranquillizzato quella nostra curiosità nel momento in cui leggiamo che la procura sammaritana si è collegata, in maniera funzionale, a quella beneventana, per mettere agli arresti domiciliari tre persone, indagate per aver svolto, evidentemente nel perimetro della provincia di Caserta e specificatamente in quello di competenza della procura sammaritana, l’attività di redazione di diplomi falsi in una scuola di Durazzano.
I dettagli li leggete nel comunicato della procura sannita che pubblichiamo qui sotto. Prima di lasciarvi alla sua lettura, ammettiamo il nostro difetto di ignoranza. Fare i diplomi falsi in questa struttura in provincia di Benevento, ma al confine con Caserta, è un reato. Perché a pensarci bene noi, di denunce di questo tipo, che abbiamo dovuto raccontare con il freno a mano tirato, non avendo alcuna certezza negli anni pre-Pierpaolo Bruni sul fatto che si sviluppasse una doverosa e obbligatoria azione penale, ci siamo dovuti mantenere sulle generali, non entrando nel dettaglio anche di indagini a volte aperte, soprattutto dalla guardia di finanza, fatte bene dalle fiamme gialle e poi liofilizzatesi in procura.
Da qui abbiamo capito che i nostri sforzi di indagine giornalistica erano del tutti infondati perché anche questa pratica, come molte altre ampiamente in uso nel letamaio casertano, non è contenuta nel nostro peculiarissimo codice penale, difforme da quello previsto in Italia. Una cosa che non sapevamo, ritornando al discorso iniziale della nostra ignoranza.
QUI SOTTO IL RESOCONTO UFFICIALE
Nella mattinata odierna, a seguito di una tempestiva ed articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento (a seguito di trasmissione del fascicolo per competenza territoriale da parte della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere) il personale del Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Caserta ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal GIP del Tribunale di Benevento, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di tre soggetti gravemente indiziati del delitto di associazione per delinquere finalizzata alla falsificazione e alla vendita di diplomi di qualifica professionale e alla falsificazione dei verbali e dei registri dei relativi esami di qualifica professionale.
Sono stati altresì riconosciuti quali gravemente indiziati di essere partecipi del sodalizio criminale altri sette soggetti, in relazione ai quali non sono state ravvisate le necessarie esigenze cautelari; al riguardo si sottolinea come la misura cautelare sia stata emessa all’esito dell’interrogatorio preventivo (quale introdotto dalla cd. legge Nordio) effettuato dal GIP nei confronti di tutti gli indagati per i quali era stata avanzata richiesta di misura cautelare da parte della Procura di Benevento.
In particolare, le indagini consentivano di accertare come il sodalizio criminale si avvalesse di una struttura scolastica paritaria, con sede in Durazzano, stabilmente dedita alla contraffazione di diplomi di qualifica professionale al fine di consentirne l’inserimento da parte dei diretti interessati nelle domande per graduatorie per il personale ATA triennio 2021/2023, che gli stessi sodali provvedevano in alcuni casi a compilare a fronte di un compenso di circa 1000,00 a candidato. Invero, il tenore delle conversazioni intercettate, riscontrato dai dati estrapolati dalle copie forensi dei telefoni cellulari e dei computer in uso agli indagati, nonché dai falsi diplomi e registri sequestrati dalla locale Procura e dal disconoscimento delle sottoscrizioni ivi apparentemente apposte dai relativi componenti delle diciannove commissioni d’esame consentiva di appurare la falsità dei diplomi apparentemente rilasciati in favore dei beneficiari nell’anno scolastico 2012/2013.
Tali diplomi risultavano, infatti, creati digitalmente in un periodo successivo di almeno tre anni alla data del fittizio conseguimento del titolo, tanto che dalla documentazione acquisita si appurava altresì che l’istituto scolastico non aveva la legittimazione a convocare per l’anno 2012/2013 le commissioni esaminatrici in quanto la parità scolastica era stata riconosciuta solamente nel 2016, sebbene con effetto retroattivo.
La serialità ed il numero elevato di soggetti che avrebbero conseguito falsi diplomi, risultanti dai falsi registri di esami, pari a circa 1743 candidati, dimostra l’esistenza di un vero e proprio pactum sceleris tra gli stessi, preordinato alla costante realizzazione, a richiesta, di diplomi falsi, quasi tutti destinati al successivo inserimento nelle domande per le graduatorie del personale ATA.
Peraltro, in sede di perquisizione e sequestro i tre indagati, estranei alla compagine sociale dell’istituto scolastico e all’attività professionale ivi svolta, venivano rinvenuti in possesso di una documentazione sia cartacea sia digitale attinente alla scuola (nonché i documenti dei beneficiari), nonché di ingenti somme di denaro in contanti.
Alla luce dell’attività investigativa espletata dal Nucleo PEF di Caserta, valutata la fondatezza del compendio probatorio raccolto e condivisa la valutazione prospettata dal P.M., il G.I.P. (anche tenendo conto degli elementi a difesa proposti in sede di interrogatorio preventivo) ha ritenuto che ricorressero le esigenze cautelari del pericolo di reiterazione dei reati per i tre promotori dell’associazione per delinquere in questione, considerata la gravità dei fatti contestati.
La misura oggi eseguita è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.