AVERSA. Blitz della polizia in un locale della movida. Nostra indagine: 44 locali che possono vendere alcol in una manciata di decine di metri tra via Seggio e via Sanfelice
20 Aprile 2025 - 20:00

Abbiamo preso spunto proprio da questa notizia per realizzare un il primo approfondimento su una questione apparentemente irrisolvibile ma è tale per la dabbenaggine e l’ignoranza di chi deve e invece non è in grado di amministrare la città
AVERSA (g.g.) – Il commissariato di Aversa, da poco tempo al comando del vicequestore e primo dirigente Valerio Consoli, dopo aver intrapreso un’attività molto intesa, finalizzata a mettere insieme l’attitudine diffusa dei comuni dell’agro aversano all’abusivismo edilizio, e un’altra attitudine, quella delle famiglie criminali di ostentare il loro benessere attraverso mega ville, quasi sempre a loro volta abusive, ha focalizzato l’attenzione sui problemi della movida della città di Aversa.
Si dirà: e qual è la novità? Ci hanno provato tutti, ma alla fine un assetto equilibrato dalle legittime esigenze dei commercianti sviluppare il loro fatturato attraverso l’intrattenimento serale e notturno e l’egual diritto dei cittadini residenti di non abitare, per due o tre sere alla settimana, in autentico Far West, con latenza di risse e iper decibel sparati all’aria all’una-due di notte.
L’altra sera, i poliziotti del commissariato sono andati a tirare le orecchie al titolare del locale Crispì di via Salvo d’Acquisto. All’una e mezza di notte, all’interno ma anche all’esterno del locale, la musica era assordante. E siccome ciò non è consentito dai regolamenti e dagli accordi che il Comune di Aversa non fa rispettare, la polizia è stata costretta, da questa assenza e da queste inadempienze, ad intervenire pregando il signor C.A., 39 anni, di Sant’Antimo, a spegnere l’impianto di diffusione sonora.
Come si diceva le regole ci sono, ma il problema è che il Comune di Aversa le eroga e non le fa rispettare. Ci sovviene al riguardo che lo scorso 10 luglio il sindaco Francesco Matacena aveva emesso un’ordinanza, la n. 139/2024, che così recitava e così recita in quanto è ancora pienamente in vigore: “Al fine di tutelare la salute pubblica da attuarsi con disciplina degli orari delle attività di somministrazione di alimenti e bevande, e degli esercizi commerciali di vendita al dettaglio di alimenti e bevande; al fine di regolare la diffusione musicale all’interno dei locali siti su tutto il territorio comunale, dalla domenica al giovedì, la musica deve essere erogata fino alle 23, mentre nei giorni dal venerdì al sabato deve essere erogata fino alle ore 24 e comunque nella fascia oraria consentita non deve essere percepita all’esterno del locale.”
Rispetto a quest’ordinanza si è dovuta muovere la Polizia di Stato, costretta a svolgere una funzione di supplenza rispetto a quello che avrebbero dovuto fare i vigili urbani e che i vigili urbani di Aversa non fanno.
Compresa l’eventuale sanzione amministrativa che potrebbe essere comminata al titolare del bar Crispì.
La notizia ci ha stimolati a svolgere una prima ricognizione sulla densità delle licenze commerciali rilasciate dal Comune di Aversa, in questo periodo ma soprattutto nel periodo in cui Francesco Sagliocco, oggi assessore ai lavori pubblici, è stato titolare della delega alle attività produttive. Ebbene – e male – in via Seggio e via Sanfelice, luoghi abituali della movida aversana, strade che non sono affatto lunghe, risultano essere state rilasciate 44 licenze per la vendita di alcolici. Avete letto bene 44 licenze. A dirla tutta, e in maniera precisa, si chiamano licenze-autorizzazioni e con la nuova normativa sono richieste con una semplice SCIA.
Ma la SCIA non è un pezzo di carta che ti permette di avere la titolarità immediata, ipso facto, la SCIA deve essere esaminata dagli uffici comunali che hanno la possibilità di bloccarla e di chiedere ulteriori informazioni a chi l’ha presentata.
Volete scommettere che tutte quante queste SCIA sono state rese esecutive dal silenzio assenso del comune di aversa nel periodo previsto dalla legge?
Quarantaquattro locali che in pochissime centinaia di metri sono abilitati a vendere alcolici diventano una mina, una bomba innescata. E la rissa, che spesso può avere anche degli esiti infausti, non è un evento sfortunato ma è la necessaria conseguenza di una politica dissennata, di cattiva distribuzione dell’offerta commerciale, di una movida che pur deve svilupparsi, che pur deve garantire divertimento ai ragazzi e ai giovani, ma dentro la quale deve esserci anche il rispetto del diritto delle altre persone, di chi in queste strade abita e che magari ha timore ad un certo punto di uscire o di rincasare in certi orari, ormai deteriorati da una diffusione etilica eccessiva.
Ma a cosa servono i governi? A cosa servono le amministrazioni comunali? Servono a questo. Ma se tu in giunta metti un Sagliocco, o ci hai messo in passato un Giovanni Innocenti, che vuoi governare? Che vuoi amministrare?