ASL CASERTA. Infermieri, Oss, ecc. trattati una schifezza. Figli e figliastri nel riconoscimento dei soldi delle performance. E c’è, come sempre, un solo sindacato a lottare per loro
24 Aprile 2025 - 12:18

Nursing Up ha spedito una nota alla Direzione Generale. Si annunciano decine di ricorsi. Naturalmente tutti i capisala e tutti i raccomandati sono considerati “grandi lavoratori”, mentre chi non è raccomandato è trattato come un fannullone
CASERTA (G.G.) – Una volta si chiamavano premi di produttività, oggi si chiamano performance, ma la sostanza è quella.
Spesso vengono elargiti con una sorta di sanatoria generale a tutti i dipendenti, qualche volta invece no.
Verrebbe da dire: giusto, chi merita deve avere questi soldi aggiuntivi al proprio stipendio, chi non li merita, no.
Il problema è applicare questo ragionamento a uno specialissimo datore di lavoro: l’Asl di Caserta. E allora ti viene il sospetto che non ci sia un criterio di equità.
Menomale che esistono certi sindacati, come Nursing Up, che provano a fare il loro dovere, a fare – per l’appunto – il sindacato, che esiste come concetto e organizzazione in quanto, Costituzione alla mano, esiste il problema della tutela dei lavoratori.
Funziona così: ai dipendenti di una pubblica amministrazione, nel caso che trattiamo oggi a quelli del Comparto Sanitario – ossia infermieri, OSS, tecnici di laboratorio, radiologi, ostetriche, ecc. – viene assegnato un voto, attribuito di solito dai vertici dell’UOC oppure UOS.
Un voto da 1 a 10, che poi si riverbera su una scala centesimale da 1 a 100, su cui si misura effettivamente la cifra assegnata al dipendente come performance.
Tutto dovrebbe essere collegato al raggiungimento di obiettivi di produttività messi nero su bianco in questionari consegnati dalla Direzione Strategica ai direttori responsabili dei distretti ospedalieri (Aversa, Marcianise, Maddaloni, Santa Maria C.V., ecc.), dei distretti sanitari che ospitano ambulatori e dei PSAUT, come San Felice a Cancello, a cui possiamo aggiungere anche l’ospedale di comunità di Teano.
Le schede vengono a loro volta passate ai direttori delle UOC, delle UOSD e delle UOS, che le compilano attribuendo le votazioni.
I voti da 1 a 5, nella tabella centesimale, corrispondono a un’indennità pari a una produttività che va da 0 a 50. In questo caso la valutazione è negativa e il dipendente non riceverà un solo euro aggiuntivo.
Da 5,1 a 7,4 si passa alla fascia centesimale da 50,1 a 74,99: in questo caso il dipendente intascherà il 75% dell’indennità.
Da 75 a 89,99 si ottiene l’85% dell’indennità, mentre da 90 a 100 – che equivale a una valutazione di 9 o 10 – si percepisce l’intera indennità.
Nursing Up ritiene, e lo ha fatto presente con una nota formale, che le valutazioni siano tutt’altro che eque.
I luoghi più critici sono i presidi ospedalieri di Maddaloni e Marcianise dove, secondo il sindacato, diverse decine di dipendenti del comparto sono stati valutati “a casaccio”, senza un minimo di conoscenza – da parte di chi guida i presidi ospedalieri – dell’effettiva opera prestata sul campo: nel Pronto Soccorso di Marcianise, nei reparti, nei CUP e anche nei ranghi degli autisti di ambulanza.
Proprio in queste ore, in seguito alla nota di Nursing Up, stanno arrivando tantissime richieste di accesso all’area di reclamo. Questa consiste, in prima istanza, nel contraddittorio tra il dipendente – che può scegliere di essere accompagnato da un rappresentante del sindacato – e l’azienda sanitaria, rappresentata dal direttore del presidio ospedaliero o del distretto, del PSAUT, ecc., accompagnato magari dal coordinatore dell’unità operativa e dal medico che ha redatto le schede valutative.
C’è anche una seconda istanza di reclamo, costituita dall’Organismo Indipendente di Valutazione dell’ASL, che un tempo si chiamava Nucleo di Valutazione.
Se andassimo a vedere – e in parte lo abbiamo fatto – le schede dei capisala, ci accorgeremmo che sono tutte certificazioni di ottima performance, da 90 a 100, con la conseguenza di intascare tutta l’indennità di performance.
È mai possibile una cosa del genere? Che i capisala siano tutti bravi, e che nei reparti, negli ambulatori, nelle stanze dei malati, ci siano decine e decine di fannulloni e lavativi che non meritano un voto superiore a 5?
La sensazione è che questa sia una vicenda di figli e figliastri. E trattandosi dell’ASL di Caserta, dove – se non sei raccomandato – non puoi andare neanche al gabinetto, è molto probabile che questa vicenda abbia avuto come suo discrimine la simpatia, le antipatie, il sindacato dei poteri forti, quello che rompe le scatole perché vorrebbe semplicemente fare il sindacato.
Tutte cose che con la performance e il merito non c’entrano nulla.
In tutto ciò stiamo parlando del riconoscimento delle performance relative all’anno 2024.
Il problema diventa più serio e grave nel momento in cui si certifica che la totalità dei dipendenti del comparto – proprio tutti – non ha ancora ricevuto l’intero importo della performance dell’anno 2023.
Siccome questo viene rateizzato come aggiunta allo stipendio mensile, è chiaro che la partita si sarebbe dovuta chiudere al massimo entro marzo 2024, come espressamente previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.
Siamo quasi a maggio 2025, e a tutto il comparto dell’ASL di Caserta – parliamo di migliaia di persone – manca ancora il 20% del compenso performance relativo al 2023.