IL NOME. I SOLDI SPORCHI DEL CLAN. Imprenditore di AVERSA beccato con 66 mila euro in macchina. 12 ARRESTI
21 Maggio 2025 - 12:01

AVERSA – Un’operazione della Guardia di Finanza, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, ha smantellato un articolato sistema di riciclaggio di denaro illecito attraverso l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Al centro dell’inchiesta anche il casertano Giuseppe Della Corte, 35 anni, originario di Aversa e domiciliato a Prato, finito agli arresti domiciliari insieme ad altri 11 indagati. Sotto sequestro, beni per circa un milione di euro.
Secondo gli inquirenti, l’organizzazione – con ramificazioni tra la Toscana e la Campania – sarebbe riconducibile al clan camorristico dei Sarno e avrebbe utilizzato una rete di società cartiere per creare una fittizia documentazione fiscale. Lo scopo: ripulire denaro di provenienza illecita, facendolo rientrare nel circuito economico in forma di contante.
Gli investigatori descrivono un sistema con ruoli precisi e compiti ben definiti. Tra i principali indagati ci sono Ciro Sermone e Antonio Sarno, considerati i referenti per la gestione delle società fantasma. A Franco Artrui era affidato il ruolo di intermediario finanziario in Toscana, mentre Della Corte avrebbe utilizzato le false fatture per incassare somme in contante. Il denaro, infine, veniva movimentato fisicamente da Ilario Trojer, che avrebbe agito da corriere.
Durante un controllo stradale, Della Corte è stato trovato in possesso di oltre 66mila euro in contanti, mentre rientrava da un viaggio in Campania. Secondo gli inquirenti, si trattava di una tranche di denaro appena ritirata per essere reinserita nel circuito illecito. Il sequestro è uno degli elementi che ha portato alla misura cautelare.
Le conversazioni captate dalle Fiamme Gialle forniscono un quadro inquietante della portata del sistema. In una delle intercettazioni, è lo stesso Sarno a vantarsi della rapidità con cui era possibile far rientrare grandi somme in nero: “Servono mesi per far uscire 200mila euro, con questo sistema bastano pochi minuti”.
Il costo dell’operazione, per chi si serviva della rete, era stimato intorno al 12% delle somme movimentate, ma il vantaggio fiscale garantito arrivava a superare il 30%, rendendo l’operazione estremamente redditizia.
L’inchiesta, ancora in corso, rappresenta un nuovo duro colpo alla criminalità organizzata che, anche al di fuori dei territori tradizionalmente controllati, continua a tentare di infiltrarsi nel tessuto economico legale attraverso operazioni sofisticate e apparentemente lecite.