Ecco perché alla Provincia e negli altri enti c’è il pericolo di una camorra che trionfa. Il caso dei lavori da 65 mila euro affidati alla ditta che per Schiavone O’Russ era schermata da prestanomi

3 Luglio 2025 - 14:05

E attenzione, Nicola Schiavone O’Russ, condannato per camorra rispetto alle attività imprenditoriali da lui portate avanti, dichiara che tanti suoi colleghi avevano difficoltà a vincere gli appalti per problemi di antimafia e dovevano usare prestanomi. Si tratta di un passaggio presente in un’informativa che in mano a noi ha un valore diverso, visto che il lavoro di connessione con l’appalto della Provincia di Caserta è frutto delle nostre conoscenze e non presente nelle carte di indagine

CASERTA – Questo lavoro, l’informativa redatta dalla Direzione investigativa antimafia, a conclusione di un lavoro certosino, validissimo e peraltro costoso per le casse pubbliche, è un esempio lampante di occasione persa dalla magistratura antimafia per combattere un sistema incredibilmente sottovalutato e si sviluppa tramite l’occupazione di 4/5 degli appalti banditi dall’Amministrazione provinciale, dagli enti d’ambito, dai consorzi di bonifica, dalle comunità montane, dall’ex consorzio idrico e dai comuni da parte di imprese connesse alle strutture storiche e agli interessi ancora vivi di un clan dei Casalesi che non ha più bisogno di sparare poiché ha trovato INTERLOCUTORI POLITICI e tanti dirigenti negli uffici amministrativi pronti ad assecondarli.

Oggi, riservandoci nei prossimi giorni la possibilità di fare altri esempi nei prossimi, vi portiamo all’attenzione il caso della Italcantieri, aggiudicataria di lavori dal valore di 65 mila euro all’amministrazione provinciale di Caserta, un ente dove, come abbiamo provato in questi anni, sono state molto attive ditte di soggetti ritenuti vicino al clan dei Casalesi.

PARLA SCHIAVONE O’ RUSS, UNO CHE CERTE COSE LE SA

Dobbiamo partire però dalla figura di Nicola Schiavone O’ Russ, ovvero il referente del clan dei Casalesi per quanto riguarda gli appalti pubblici durante la reggenza di un altro Nicola, il figlio di Francesco Sandokan Schiavone, negli anni in cui ha svolto il compito di leader del gruppo criminale. Recentemente condannato proprio a seguito delle indagini compiute dalla Dia, che lo aveva visto tornare in azione tramite una nuova ditta intestata ad Alessandro

Ucciero, proprietario di un bar di Villa Literno, cioè la Vonax, aggiudicataria di appalti a Capodrise e Casal di Principe, fu intercettato in una conversazione descritta con novizia di particolari nell’informativa già citata.

Era il 10 settembre 2019 quando O’Russ discuteva con la madre di mezzi ancora intestati alla Edil Modrer S.a.s., una società dismessa che intendeva riutilizzare per avviare una nuova attività imprenditoriale, la citata Vonax.

Nel corso della conversazione con la mamma, Schiavone faceva riferimento alle difficoltà affrontate da diversi imprenditori, costretti a intestare le proprie aziende a terzi per poter partecipare a gare pubbliche, aggirando così interdittive antimafia o problematiche giudiziarie legate ai familiari. Tra i casi citati da O‘ Russ, quello di Pietro Apicella, che secondo quanto ricostruito dagli investigatori avrebbe gestito le imprese formalmente intestate a Leonardo Letizia e Luca Fontana. Tra queste c’è anche la ditta Arca Anita snc e la Ludo Appalti, aggiudicatarie di appalti al comune di Aversa e alla Provincia di Caserta, poi saltati per inevitabili interdittive antimafia.

Pietro Apicella è colui che ha dichiarato ad un suo interlocutore, intercettato sempre dalla Dia per un’altra inchiesta, quella relativa al clan dei Casalesi e gli appalti gestiti da Nicola Schiavone Monaciello e Dante Apicella, zio di Pietro, che stava partecipando ad una gara e che nella stazione appaltante, un comune non specificato, c’era “gente seria“. All’inizio non è chiaro né chi sia Marcello, né dove si stia svolgendo la gara. Ma proseguendo la conversazione, Pietro Apicella dice al suo interlocutore che lui avrebbe fatto arrivare una comunicazione tramite Marcello che è il marito della figlia“.

Come raccontato in un articolo di diversi mesi fa (e così contestiamo la dichiarazione che avremmo iniziato a scrivere di lui dopo la sua candidatura), il citato Marcello è Marcello Della Corte, genero del sindaco Anacleto Colombiano (CLICCA E LEGGI).

I DIANA, IL PRINCIPE E LA SCHEDA BALLERINA

Altro nome emerso è quello di Salvatore Diana, oggi 40enne, che risultava di fatto alla guida di una società intestata alla cognata del fratello, Francesca Russo, rappresentante legale della Italcantieri S.r.l., con sede a Sant’Antimo. Francesca Russo è sorella di Teresa Tania Russo, moglie di Luca Diana, 39 anni, fratello di Salvatore.

Luca Diana e il padre, Gennaro Diana, erano stati già coinvolti nell’inchiesta “Principe e scheda ballerina”, in relazione alla candidatura politica dello stesso Luca Diana e al presunto appoggio da parte di elementi vicini al clan dei casalesi. I due furono condannati nel 2013 per il reato di voto di scambio politico-mafioso. La sentenza, in parte modificata dalla Corte d’Appello di Napoli, fu infine oggetto di annullamento parziale in Cassazione, che dispose un nuovo giudizio limitatamente ad alcune contestazioni. Noi, leggendo l’archivio di CasertaCe, siamo fermi alla richiesta di condanna della procura generale, ovvero due anni di reclusione per Gennaro Diana e Luca Diana. Quindi, non sappiamo se ci sia stata la condanna in questo nuovo processo in Appello ed eventuali sentenze definitive della Cassazione.

La Italcantieri, ora guidata da un certo Salvatore Corvino, lo abbiamo notata recentemente come aggiudicataria per la Provincia di Caserta per lavori di manutenzione straordinaria e ripristino manto stradale sul tratto stradale della provinciale 338, per una base d’asta di 62 mila euro.

LA PROVINCIA DI CASERTA E LA TRATTATIVA DIRETTA

Si tratta di una ditta scelta in maniera arbitraria, diretta tramite il Mepa, strumento che ha trasformato gli incarichi diretti nella nuova forma della trattativa diretta, un’assurda stampella messa a disposizione dallo Stato per coprire la vergogna delle decisioni sugli affidamenti prese a monte dalla politica, con atto sancito dal dirigente in passato al settore Viabilità, Gerardo Palmieri, uno che ha firmato di tutto durante l’amministrazione del presidente Giorgio Magliocca, prima di venire indagati tutti e due con le accuse di aver truccato appalti, presentandosi, lui, Palmieri, dagli inquirenti con significative ammissioni sul suo ruolo dentro alle vicende corruttive che costituiscono di fatto le accuse mosse dalla procura di Santa Maria Capua Vetere a lui e all’ex presidente provinciale.

Un appalto dal valore di 62 mila euro che, dopo la proposta di offerta della Italcantieri – 10,5% – scese a 51 mila euro. Lo sconto, però, è durato davvero poco, visto che nell’ottobre 2024, a pochi giorni dall’emersione dell’indagine sulla Provincia, lo stesso Palmieri firmava una perizia di variante, dei lavori aggiuntivi dal valore di 7 mila e 800 euro che, in pratica, ha quasi cancellato il ribasso presentato dalla ditta che, secondo Nicola Schiavone O’Russ, era nelle mani della famiglia Diana.