LA DOMENICA DI DON GALEONE…

13 Luglio 2025 - 06:46

13 luglio – XV domenica del tempo ordinario (C)

CHI AMA I FRATELLI, MANIFESTA DIO! (Lc 10,25)

La domenica “del buon samaritano”. Nel Vangelo di oggi troviamo un insegnamento centrale in tutta la predicazione di Gesù. Attraverso la stupenda parabola del buon samaritano, Gesù ci fa capire chi è il prossimo; la lezione è chiarissima: il nostro prossimo è chiunque si trova nella necessità. Farsi prossimo dell’altro significa farsi carico della sua situazione. Tutto questo ci costerà tempo, denaro, sacrificio. Proviamo difficoltà a commentare questo Vangelo di grande bellezza e profonda spiritualità! Cercheremo solo di sottolineare qualche espressione del Vangelo di Luca, la cui lezione è contenuta nelle ultime parole di Gesù, rivolte a ognuno di noi: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso!”. Quest’episodio del Vangelo si trasforma, per tutti, in un forte esame di coscienza. A volte sosteniamo che l’amore è impossibile, la generosità è utopia, fermarsi per aiutare è un rischio … Questa pagina di Luca ci insegna che non sempre l’uomo è un lupo per l’altro uomo!

Alla fredda e distaccata domanda del dottore in teologia “Chi è il mio prossimo?”, Gesù risponde con un’altra domanda: “Chi è stato prossimo?”. La differenza è profonda. L’esperto della vecchia religione presenta una domanda teorica; egli pretende un elenco preciso delle persone da amare; una specie di lista dei poveri o di famiglie bisognose; Gesù non risponde con una teoria ma con un fatto concreto, e rovescia la domanda. Non “Chi è il mio prossimo?” ma “Chi ha aiutato il povero?”. E

alla fine, non una raccomandazione, ma un comando preciso: “Va’ e fa’ anche tu lo stesso!”. Nella nuova religione è più importante il fare che il sapere. È sconfitta ogni forma di intellettualismo etico. A Gesù non importa delineare confini, separazioni, gradi di prossimità, ma fare concreti atti di generosità. Per Gesù è più importante l’ortoprassia dell’ortodossia, la carità della verità.

Gerusalemme è la città santa per eccellenza; Gerico è la città sacerdotale per eccellenza, perché destinata alla tribù di Levi. Da Gerusalemme a Gerico passano 27 km, oltre mille metri giù nel deserto. Uno scenario pauroso, ambiente ideale per attentati: è la “strada del sangue”. Il samaritano è il diverso, lo scomunicato per eccellenza, rappresenta lo “stolto popolo che abita in Sichem”, come è scritto senza troppi complimenti nell’Antico Testamento (Sir 50,26). Ma proprio questo samaritano si ferma, è pieno di tenerezza! Notare l’accumulo dei verbi (10, quasi un nuovo decalogo!) e l’affettuosa attenzione con cui si prende cura di “un uomo”, che neppure conosce. Invece, il sacerdote di Gerusalemme, il levita di Gerico passano dall’altra parte della strada, guardano con fastidio il malcapitato. E noi? Nella strada della vita, che ha due lati, quale direzione prendiamo? Il lato più comodo può risultare sbagliato! Il sacerdote e il levita avevano mille motivi per non fermarsi: l’orario, la preghiera, il lavoro, la prudenza … Davanti a Dio ha ragione solo chi sa fermarsi! Le strade sono pericolose non per la presenza di malfattori, ma per l’assenza di benefattori! Non sono i briganti a rendere pericolosa la strada, ma l’indifferenza dei buoni! Davvero questo Vangelo ci mostra come i confini della fede passano al di là delle frontiere razziali e di quelle religiose. “Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli!” (Mt 7,21). Come dire che il primato appartiene al fare e non al dire! BUONA VITA!