TUTTI I NOMI. Imprenditori casertani, soldi riciclati e fatture false: 35 rischiano il processo
20 Settembre 2025 - 12:43

AVERSA – La Procura di Bologna ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a 35 persone, in gran parte residenti tra Campania ed Emilia-Romagna, accusate di associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture false, riciclaggio e autoriciclaggio. L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Flavio Lazzarini del tribunale di Bologna, ha portato al sequestro di 3 milioni di euro e all’applicazione di 29 misure cautelari.
Tra gli indagati figurano imprenditori edili e prestanome di Casal di Principe, Villa di Briano, San Cipriano d’Aversa e altri comuni del Casertano, oltre a cittadini bolognesi e di nazionalità pakistana e albanese. L’organizzazione, operativa da almeno cinque anni, avrebbe emesso false fatture per 24 milioni di euro attraverso otto imprese fittizie, coinvolgendo oltre cento società reali.
La lista comprende Cipriano Barbato, Franco Cristiano, Salvatore Folmi ed Ernesto Del Villano, tutti di Casal di Principe. Da Villa di Briano provengono invece Giovanni Serao, Bartolomeo Diana e Giovanni Fabozzi. La zona di Frattamaggiore è rappresentata da Luigi Russo e Angelo Vitale, mentre da San Cipriano d’Aversa arrivano Lucio Cacciapuoti, Domenico Cacciapuoti, Noè Cacciapuoti, Silvio Cristiano e Matilde Ciccarelli.
Dall’area di Bologna e dintorni figurano Giovanni Battista Lapolla, Regina Claudia Dos Santos, Alberto Giardullo, Andrea Licata, Patrizia Frasca, Marco Pannullo di Cento, Carmine Del Mastro di Cento, Pasquale Amodio di Fusignano, Claudio Foschi di Meldola e Carmelinda Bilardo di Granarolo.
Completano l’elenco Giuseppe Piccolo di Casapesenna, Giuseppe D’Angelo di Casandrino, Giovanni Esposito e Aurelio Esposito di Aversa, Antonio Pannullo di Villaricca, e Raffaella Manzo con Vincenzo Di Caterino, entrambi di Santa Maria Capua Vetere. Sono inclusi anche alcuni cittadini stranieri: Irfan Ljaqat, Mohammad Sabir e Hassan Raza, tutti del Pakistan, e Afrim Daka, originario dell’Albania.
Le indagini, avviate su segnalazione di Poste Italiane alla Polizia Postale per movimentazioni sospette su un conto corrente del bolognese, sono state condotte dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica Emilia-Romagna con il supporto della Guardia di Finanza di Bologna. Il sistema criminale, secondo gli accertamenti, permetteva agli imprenditori di abbattere fittiziamente i ricavi e creare provviste occulte, con denaro contante fornito da ambienti non esattamente limpidi.
Il sostituto procuratore Lazzarini si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per tutti gli indagati. Le difese sono coordinate dagli avvocati Ferdinando Letizia e Mirella Baldascino. L’inchiesta ha interessato i territori di nove province tra Emilia-Romagna, Lombardia e Campania.