IL FOCUS CAPUA. Vi dimostriamo, foto per foto, che i lavori per portare la corrente al solito gazebo del bar Giacobone sono stati illegali e pericolosi. Ma la vicesindaca fa girare il sindaco Villani “come fosse un bambolo”

7 Ottobre 2025 - 21:42

C’è poco da introdurre. Questa consiliatura è stata segnata dal primato dell’arroganza della protervia, della sistematica sopraffazione di ogni legge e di ogni regola. Ma questo lo ha consentito il primo cittadino che ha legittimato e certificato lasciando ogni atteggiamento della famiglia Buglione – Giacobone – Zenga senza alcuna conseguenza anzi ergendo un muro di protezione che siccome non può essere giustificato da questioni di ordine politico amministrativo deve necessariamente trovare le sue ragione in motivi di ordine personale

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CAPUA (g.g.) Quello che ci apprestiamo a raccontare non fa altro che confermare il fondamento desolante dell’amministrazione comunale che governa (si fa per dire) la città di Capua. Il sindaco Adolfo Villani sta li del tutto inattivo e permette alla sua vice sindaca di fare letteralmente quello che le pare. Inutile stare qui a scrivere il riassunto delle puntate precedenti. Chi ci ha seguito negli ultimi due anni, nelle nostre cronache, i fatti li conosce bene. La famiglia Buglione- Giacobone- Zenga ha un pessimo comportamento. Esprime un’arroganza che si materializza molto spesso in atti di autentica violenza. Perché la violenza non è solamente quella fisica, quella che per esempio il figliolo della Giacobone esprime quando si è trovato in almeno due o tre occasioni, coinvolto in vere e proprie risse. La violenza è anche quella morale di un figuro di nome Carmine Zenga, il quale come abbiamo dimostrato a suo tempo pubblicando un video che non lascia adito a dubbi, ha fatto di tutto e di più, comportandosi come un  primato, nei confronti di una pattuglia dei vigili urbani costretta a darsi alla fuga e inseguiti dal primato di cui sopra che guidava lo scooter con una sola mano impugnando lo smartphone con l’altra compiendo una grave trasgressione del codice della strada. E poi la vicenda dell’appartamento probabilmente fittato in nero, raccontata anche questa attraverso un cloroso e impunito video in cui un associato alla famiglia Buglione-Giacobone-Zenga contava banconote su banconote consegnategli da chi quell’appartamento occupava.

Di fronte a queste ad altre cose, Villani, letteralmente imbambolato al cospetto di Marisa Giacobone, ha ritenuto che questa potesse continuare ad essere la numero due della città di Capua cioè colei che, gestendo tra le altre cose la pesantissima delega di assessora ai servizi sociali, tradottasi poi in una seconda delega ancora più importante, quella di presidente del Consorzio Intercomunale con gli stessi servizi, ex ambito C09. È colei che in caso di impedimento di Villani diventerebbe vice sindaco facente funzioni e dunque sindaco di fatto. Anche oggi abbiamo voluto lavorare con modalità certosina recuperando nel corso dei mesi documenti amministrativi, studiando tecnicamente il funzionamento di circuiti elettrici, di strutture di erogazione  della corrente e in fine appostandoci senza alcuna paura nei pressi e anche dentro al gazebo del bar Giacobnone allo scopo di dimostrare con alcuni scatti, con alcune fotografie decisive le tante illegalità e irregolarità compiute in questi lavori assolutamente difformi rispetto alle prescrizioni messe nero su bianco dell’autorizzazione data dal comune, da un Comune che si è girato come sempre dall’altra parte senza realizzare alcun controllo sull’andamento di lavori svolti in maniera comodissima grazie ad un permesso per effetto del quale la Giacobone, sua madre e suo marito, intervenuto naturalmente con la sua ditta, hanno potuto muoversi ed operare in una strada chiusa per l’occasione al traffico veicolare. L’ennesimo pasticcio, l’ennesimo conflitto d’interessi. I lavori fatti da Zenga e certificati da Zenga al grido “acquaiolo l’acqua è fresca?” nella veste di direttore dei lavori.

M andiamo per ordine, capitalizziamo questo grande lavoro compiuto partendo da un prima cronologia dei fatti accaduti In data 9 maggio 2025, la signora Maddalena Buglione, che nell’attività di famiglia esercita la funzione di amministratrice unica e legale rappresentate della società proprietaria dell’esercizio, partecipata anche dalle figlie Candida e Marisa Giacobone, ha presentato regolare istanza al protocollo generale del Comune di Capua per ottenere l’autorizzazione all’esecuzione di lavori di scavo lungo via Conte Landone. L’intervento, finalizzato alla posa di una nuova linea elettrica in bassa tensione, interessa un tratto di marciapiede prospiciente l’attività commerciale della Buglione, su area già concessa in uso alla società dalla stessa amministrazione comunale con pagamento della Tosap a conclusione del pesantissimo lavoro di CasertaCe che tanto ha dimostrato sull’irregolarità e sull’illeceità di tutto quanto l’armamentario dei dehors, sedie, tavolini etc che ancora oggi ingombrano l’intero marciapiede, violando senza sé e senza ma il comma 3 dell’articolo 20 del codice della strada

L’autorizzazione e gli obblighi previsti

L’istanza ha previsto il versamento dei diritti di segreteria tramite bonifico bancario e il deposito cauzionale con assegno, oltre alla presentazione di elaborati grafici, una relazione tecnica e la copia dell’autorizzazione all’occupazione di suolo pubblico che è proprio quella di cui abbiamo scritto prima, rilasciata il 28 febbraio 2024.

Il Comune di Capua ha dato parere favorevole alla citata posa della linea elettrica in bassa tensione con autorizzazione formale il 9 giugno scorso, “stabilendo che i lavori dovranno concludersi entro 35 giorni e che lo scavo, pari a 14 metri, dovrà essere effettuato tramite posa di cavo sotterraneo, con successiva installazione di una colonnina portaprese, come da documentazione allegata.”

Il Comune ha inoltre precisato che l’autorizzazione riguarda solo le competenze comunali: “resta quindi – così recita il documento autorizzativo – a carico del richiedente l’acquisizione di ulteriori permessi, come previsto dalla normativa vigente in merito al nulla osta da ottenere dagli altri enti i cui sottoservizi attraversano la medesima linea di scavo” Si tratta, aggiungiamo noi, di grandi imprese che erogano servizi fondamentali quali Enel, Telecom, Enelgas e il servizio acquedotto che sotto a quella strada hanno insediato da tempo fili e tubature ossia i loro sottoservizi

L’anomalia nei tempi: inizio lavori anticipato?

Un passaggio centrale dell’autorizzazione è costituita dall’obbligo per l’interessata di comunicare la partenza del cantiere con almeno 10 giorni lavorativi di anticipo, allegando: documentazione fotografica dell’area interessata; durata prevista dei lavori; nominative e recapiti delle ditte coinvolte

Ma qualcosa non torna: il comandante della polizia municipale, Felice Mollo, firma un’ordinanza di istituzione del senso unico alternato e divieto di sosta su via Conte Landone relativa ai giorni 16, 17 e 18 giugno per consentire i suddetti lavori. Dunque appena 7 giorni dopo il rilascio dell’autorizzazione in palese difformità rispetto ai 10 giorni minimi richiesti.

Ordunque o come sempre più spesso e ampiamente dimostrato la signora Buglione se ne è fregata delle clausole della suddetta autorizzazione o a voler pensare proprio male i lavori sono stati eseguiti senza la copertura fondamentale di un’autorizzazione esecutiva

Non solo: durante le operazioni è stata persino inviata una pattuglia dei vigili urbani a presidiare l’area di cantiere come testimonia scattata sul posto, insomma un presidio speciale sicuramente ad hoc. Un qualcosa che il comune di Capua non organizza di certo in altri casi. E allora come si fa a non pensare che questo trattamento speciale non sia stato legato al fatto che di mezzo c’erano le opere riguardanti l’amatissimo bar della vice sindaca Marisa Giacobone?

I tecnici comunali coinvolti

A firmare, a concedere l’autorizzazione, in data 9 giugno, unitamente al responsabile del settore dei servizi pubblici, l’architetto Francesco Malena, è stato il geometra Giovanni Tavano, professionista quarantenne, noto per il suo ruolo di istruttore tecnico negli enti pubblici, con competenze in edilizia, urbanizzazione e lavori pubblici.

Tavano è anche autore della relazione in cui viene chiarito che, al termine dei lavori, la concessionaria, ossia, per capirci, la società Maddalena Buglione “è obbligata a trasmettere al Comune documentazione fotografica dell’intervento concluso; dichiarazione del direttore dei lavori sull’esecuzione a regola d’arte, attestazione che l’area è stata liberata da eventuali materiali di risulta”

Il tutto per consentire ai tecnici comunali di eseguire sopralluogo finale e verifica del ripristino del manto stradale.

Bene, CasertaCe vi dice sin da subito che quanto previsto nell’autorizzazione non è stato fatto. Sì, avete letto bene, non è stato fatto perché nel perimetro del gazebo non è installata nessuna colonnina, che volendo utilizzare un linguaggio tecnico, del resto così è scritto testualmente nel progetto presentato dalla società della Buglione e delle Giacobone, una Puka Mana. L’impresa che ha lavorato, che poi dovrebbe essere proprio quella di famiglia, quella di Carmine Zenga cioè del marito di Marisa Giacobone, ha provveduto ad effettuare uno scavo che come dimostreremo in seguito tutto è fuorchè a norma. Vi ricordate il filo volante che attraversava , via aerea, la strada sempre per rifornire di illegale energia elettrica il gazebo del bar Giacobone, la cui presenza pericolosissima questo giornale ha denunciato circa 1 anno fa? (CLICCA E LEGGI IL NOSTRO ARTICOLO DELL’EPOCA)

Oggi sotto quel gazebo insistono fili di corrente addirittura scoperti. Vi chiediamo di concentrarvi un attimo sulle fotografie 1, 2,3,4 che pubblichiamo sotto a questo articolo. Osservate bene: si vedono fili collegati con del nastro isolante che passano lungo pali di ferro, conduttori di corrente per antonomasia, e vanno a lambire il cappello del gazebo di pvc, materiale altamente infiammabile, configurando, a nostro avviso, un grave pericolo per la pubblica incolumità che trova espressione nell’articolo 433 del codice penale (CLICCA E LEGGILO)

A questo punto un paio di domande ci sorgono spontanee. La signora Buglione, in quanto legale rappresentante della società richiedente l’autorizzazione, ha mai presentato tale documentazione fotografica? Se sì, il geometra Tavano come ha fatto ad autorizzare il bar Giacobone alla realizzazione di una rete elettrica di bassa tensione? In caso contrario, perché il geometra Tavano non ha eseguito le dovute verifiche?

Il ruolo dell’architetto Francesco De Lucia

A questo punto, urge lasciare uno spazio della scena anche l’architetto Francesco De Lucia, tecnico di comprovata esperienza, stimato in tutta la città per il suo coinvolgimento in interventi pubblici di rilievo, anche nell’ambito del PNRR come ad esempio i lavori di riqualificazione che hanno interessato il Conservatorio Martucci. De Lucia, che riveste anche il ruolo di presidente della Commissione Sismica insediata presso il Comune di Capua, lavora a stretto contatto proprio con il geometra Tavano, membro della stessa commissione e, secondo alcune fonti, collaboratore dello studio professionale dell’architetto De Lucia

Non sfugge all’attenzione pubblica nemmeno il fatto che la famiglia Giacobone, ovvero Marisa Giacobone e il marito Carmine Zenga, siano imprenditori noti e, come si apprende, assistiti, in più occasioni, sembrerebbe proprio dall’architetto De Lucia. Questo legame solleva interrogativi, in particolare sulla trasparenza e imparzialità delle autorizzazioni e dei controlli tecnici effettuati (non effettuati)

Un dettaglio tecnico non trascurabile

Infine, un aspetto tecnico fondamentale: secondo le normative vigenti, i cavi elettrici devono essere posizionati ad almeno 90 centimetri, cioè a poco meno di un metro, sotto il livello del manto stradale. E nella relazione tecnica allegata all’istanza viene indicata una profondità non inferiore a 1 metro.

Anche a riguardo andiamo subito al dunque dicendovi che anche questo parametro, anche questo punto, non è stato rispettato proprio per quanto spiegato sopra in quanto quei cavi si trovano al di sopra, probabilmente a circa 10 cm dalla superfice stradale come la foto n. 5 dimostra. Secondo noi, un fatto molto grave

E allora, chi ha controllato? Chi doveva controllare? Il comandante della polizia municipale Felice Mollo si è sincerato del rispetto dell’attuazione delle norme attraverso i suoi uomini, i quali beffardamente, invece, sono stati li a presidiare la strada chiusa e dei lavori che con ogni probabilità sotto i loro occhi, sotto agli occhi di gente in divisa che rappresenta la Repubblica italiana, si sviluppavano in dispregio delle leggi vigenti  così come dimostra la terza foto n 6 che alleghiamo in calce a questo articolo