IL FORNO CREMATORIO E GLI INTERESSI MILIONARI DEL FIGLIO DI DE LUCA: dopo il nostro articolo, il Comune di Silvio Lavornia proroga la gara di un mese. Roba da matti!

19 Settembre 2018 - 10:36

DRAGONI(g.g.) A Dragoni si comportano come i bambini, i quali, essendosi sporcati le manine nella marmellata o nella nutella, le nascondono dietro alla schiena nel tentativo tenerissimo di evitare che la madre li possa “sgamare” e sgridare.

Ora, ci rendiamo conto che a Dragoni puntano anche sul fatto di essere un piccolo comune, anche piuttosto decentrato rispetto al capoluogo, e, dunque, il più delle volte, al di fuori della possibilità di controllo da parte di CasertaCe, però, stavolta, dato che di mezzo c’è il figlio del governatore della Campania, il figlio di Vincenzo De Luca, cioè quel Roberto De Luca del famoso filmato dell’agente provocatore che tentava la corruzione per l’appalto sui fanghi, dovrebbero sapere che ora la lente d’ingrandimento è stata installata e rimarrà.

Rimarrà fino a quando questa gara d’appalto non verrà realizzata nel rispetto integrale della legge e delle procedure che questa prevede e di tutte e garanzie, atte ad evitare che l’aggiudicazione venga turbata, come avviene, di solito, nel 95% delle gare d’appalto che sono realizzate in tutti i comuni della nostra provincia.

E se quello di Dragoni voleva evitare che si pensasse male, ha ottenuto esattamente l’effetto opposto. Perchè se tu vai a prorogare, come hai prorogato, i termini per la presentazione delle offerte il giorno dopo della pubblicazione dell’esclusiva di CasertaCe (CLICCA QUI PER LEGGERE IL NOSTRO ARTICOLO DI 48 ORE FA)

sulla piena partecipazione del figlio di De Luca insieme ad un’impresa di Alvignano, con tutte le conseguenze gravissime quantomeno sotto il profilo del conflitto di interessi, allora tu, comune di Dragoni, tu, sindaco Silvio Lavornia, consolidi e non allontani le ombre.

Leggetevelo bene questo atto amministrativo firmato dall’ingegnere Fabio Leonetti. A parte il fatto che non si capisce nulla, che è scritto in maniera sintatticamente avventurosa, ma quello che risalta è l’assoluta assenza dell’esplicitazione di una benchè minima motivazione che deve essere, quale principio cardine del diritto amministrativo, alla base di ogni atto che produce conseguenze nei procedimenti pubblici, com’è sicuramente quello di una gara d’appalto per l’aggiudicazione, tra le altre cose, di un bel pacco di milioni di euro che andrebbero, con la “benedizione” del figlio di De Luca, alla società privata di Alvignano, la quale, col sistema del project financing, costruirebbe e gestirebbe, per un numero molto lungo di anni, un nuovo forno crematorio costruito nel perimetro del comune di Dragoni.

Nella foto, il tempio crematorio di Foggia

Zero motivazioni, come potete leggere nel documento che pubblichiamo in veste integrale in calce a questo articolo, ma una proroga che sposta il termine dall’originario 21 settembre, al 19 ottobre.

E’ del tutto evidente che l’hanno fatto dopo l’uscita dell’articolo. E’ del tutto evidente che si voglia cercare di “apparare” la situazione. Che non si “apparerà” perchè se da un punto di vista giuridico-legale solo un’indagine dell’autorità giudiziaria può eventualmente verificare se ci siano state delle illegalità nei procedimenti e anche nei tempi precedenti a questo appalto, quando magari la società di previsione e di asseverazione di Roberto De Luca ha aperto la strada ad altre imprese, il discorso è chiuso, seppellito e non cremato, giusto per rimanere in tema, certificato e vidimato dal punto di vista della condanna politica e morale di un presidente della Regione, il quale, da un lato, esercita la sua potestà sui procedimenti amministrativi decisivi per ottenere le autorizzazioni per questo impianto, dall’altro consente al figlio di entrare nel business.

Il sottoscritto che De Luca l’ha votato, secco, senza accompagnare quell’espressione di consenso a nessun altro voto a favore delle liste che lo sostenevano e che l’ha fatto guardando, ammirato, i risultati ottenuti, come sindaco, a Salerno e sfiziandosi molto nell’assistere alle sue sortite televisive in una tv della sua città, deve, oggi, amaramente constatare di fronte a un dato di fatto, a una vicenda che purtroppo non si presta ad interpretazioni, che questo qua è svelto sia con la lingua che col cervello e conosce bene i metodi dell’intrallazzo.

E dobbiamo sottolineare anche che, nemmeno durante la prima repubblica, quando gli intrallazzi li facevano, ma quantomeno provavano a salvare la faccia e l’apparenza, un padre presidente della Regione avrebbe permesso al figlio di star dentro ad operazioni economiche su cui l’ente da lui presieduto svolge un ruolo determinante, quale autorità istituzionale di potestà e di controllo.

Neppure Antonio Fantini, Ciro Cirillo, quello del famoso rapimento delle BR e dell’intervento di Cutolo, decisivo per la sua liberazione, avrebbero osato tanto, quando sedevano sulla poltrona su cui, oggi, siede, a questo punto ingloriosamente, deludentemente e dannosamente, Vincenzo De Luca.

 

QUI SOTTO L’AVVISO FIRMATO DALL’INGEGNERE FABIO LEONETTI