REGGIA, FOLGORI E SAETTE. Detriti crollati per due giorni a terra. Se è stato un fulmine, la responsabilità è di Felicori e Mario Tartaglione. ECCO PERCHE’
23 Novembre 2018 - 13:22
CASERTA – (g.g.) Farebbero bene quelli dell’ente museo Reggia di Caserta a chiarire se il crollo, avvenuto presumibilmente nella serata di lunedì, di un pezzo di un capitello dell’area superiore del monumento, sia stato o meno causato da un fulmine. Perchè, quello strano comunicato, strano e mal scritto (sarà stato Zuccaro) spedito il giorno dopo, parla di “pioggia intensa, grandine e fulmini“.
Da qui, alcuni giornali ormai lobotomizzati dalla necessità di drogare le notizie, hanno scelto, unilateralmente, la motivazione più suggestiva, più spaventosa: un fulmine ha colpito la Reggia, facendone crollare un pezzetto.
A pensarci bene questa sarebbe una buona cosa anche per l’impresa che non più di un anno, un anno e mezzo fa, ha realizzato i lavori alla facciata per una dozzina di milioni di euro. Una saetta rappresenta una scarica di elettricità ad altissima tensione e non c’è lavoro solido e ben fatto che possa reggere a una tale iniezione di energie distruttiva.
Ma siccome, con ogni probabilità, ad abbattere un capitello non è stato un fulmine, allora il discorso andrà ulteriormente approfondito, allorquando, di qui a poco, la procura della repubblica di Santa Maria Capua Vetere, acquisito il rapporto dei carabinieri e dei vigili del fuoco, andati sul posto mercoledì, quando nessuno di quelli dell’ente museo, con buona pace del comunicato in cui, comicamente, scrivevano che i tecnici della Reggia “stanno effettuando verifiche”, hanno dovuto provvedere a rimuovere i detriti, ancora a terra a quasi 48 ore dal nubifragio, peraltro detriti che non possono essere buttati in una discarica, perchè un pezzo di capitello della Reggia di Caserta ed eventualmente riutilizzato in sede di restauro della parte lesa.
Però, mettiamo che come ha scritto qualcuno e come, ambiguamente il comunicato di quelli della Reggia ha lasciato anche balenare come ipotesi solida, che a determinare il crollo e anche il danneggiamento di un secondo capitello, che i vigili del fuoco e non certo i tecnici del museo hanno battezzato come pericolante, con conseguente allargamento dell’area sottostante recintata e chiusa al passaggio dei pedoni, sia stato proprio un fulmine.
Se questo può attivare un sospiro di sollievo da parte dell’impresa del restauro attivata dall’allora direttore Mauro Felicori, lo stesso discorso non si allargherebbe a quest’ultimo sul quale graverebbero forti responsabilità che andrebbe a condividere con coloro che hanno ricoperto il ruolo di responsabili della sicurezza del monumento, cioè il solito Mario Tartaglione, quello che ancora oggi fa il Rup e incassa quattrini, nonostante sia andato in pensione e il “super ottimo” Patanè che, nella prima piccola faida interna scatenatasi all’indomani dell’addio di Felicori, il funzionario Vincenzo Mazzarella, che è anche assessore al comune di San Nicola La strada ha definito…….
Con calma, come abbiamo avuto la pazienza noi di leggere delle cose su dispositivi tecnico ingegneristici, anche voi lettori soffermatevi un secondo.
Si chiama gabbia di Faraday, che prende il nome dello scienziato inglese che la inventò nel diciannovesimo secolo. In pochi ci avranno fatto caso, ma camminando nei cortili, lungo le pareti interne, ma anche nella parte esterna dei cortili nelle aree che già danno verso l’esterno della Reggia, ci sono degli “affari” che abbiamo scoperto chiamarsi “bandelle” zincate che corrono in verticale lungo la parete e sono seguite da altre bandelle uguali, ad intervalli spaziali più o meno regolari.
Costituiscono l’appena citata gabbia di Faraday.
Recita Wikipedia: “Si tratta di sistema costituito da un contenitore in materiale elettricamente conduttore in grado d’isolare l’ambiente interno da un qualunque campo elettrostatico presente al suo esterno, per quanto intenso questo possa essere.”
Dunque, ovviamente anche da un fulmine.
Domanda: la gabbia di Faraday funziona all’interno della Reggia? Come si sa, per legge, i monumenti devono essere protetti. Ancor più la Reggia che oltre ad essere un monumento, e che monumento, è anche di gran lunga l’edificio più alto tra quelli che lo circondano e anche il più alto della città di Caserta. Una situazione che massimizza la condizione di rischio.
Chi ha fatto un giro ultimamente nella Reggia si è reso conto che gran parte delle bandelle della gabbia o sono scollegate oppure addirittura sono rotte.
E torniamo alla trade Felicori-Mario Tartaglione-Patanè: sapete a chi compete la manutenzione e la tenuta in efficienza di questo impianto? Al datore di lavoro e al responsabile della sicurezza. Oggi, il datore di lavoro è, ad interim, Antonio Lampis. Ma siccome Lampis si è insediato, lasciando le consegne dell’ordinaria amministrazione alla dirigente più anziana Flavia Belardelli, è difficile pensare che lo scollegamento, la cattiva manutenzione possano essere frutto di una negligenza di queste ultime settimane.
Siccome il signor Felicori che colmava le sue giornate di triccheballacche via social e puttanate propagandistiche, mai effettivamente dimostrative di un lavoro, di un’impronta sua, personalmente impressa, è stato datore di lavoro per quasi 3 anni, e siccome il signor Mario Tartaglione, sempre quello che l’allora colonnello dei carabinieri starà ancora cercando dopo che l’aviere aveva dato fuoco a una camerata, graverebbe soprattutto su questa coppia, su questa premiata ditta la responsabilità dell’accaduto.
Ma anche se il danno non è stato, com’è probabile, inflitto da un fulmine, la circostanza del mal funzionamento o del non funzionamento della gabbia di Faraday investe ugualmente la sfera delle responsabilità delle due funzioni appena citate. Insomma, anche in questo caso, c’è tanta carne al fuoco per una eventuale inchiesta giudiziaria finalizzata ad accertare se sto appena sostenuto da CasertaCe, sia vero o sia una boiata.
QUI SOTTO IL COMUNICATO STAMPA DELLA DIREZIONE DELLA REGGIA DI CASERTA
DISTACCO DI RILIEVO LAPIDEO DALLA FACCIATA DEL PALAZZO REALE
Il nubifragio verificatosi a Caserta nella serata di ieri 19 novembre con pioggia intensa, grandine e fulmini, ha causato il distacco di una porzione di foglia di acanto del capitello di una delle lesene angolari dell’avancorpo sudoccidentale della facciata lato sud del Palazzo Reale su Piazza Carlo III, il cui restauro è stato ultimato a inizio del 2016.
La zona è stata transennata in via precauzionale e i tecnici della Reggia stanno effettuando verifiche per individuare eventuali altre porzioni di rilievi lapidei danneggiate dagli eventi eccezionali.