L’EDITORIALE CASTEL VOLTURNO. Guardateli: Dimitri Russo e “Cento volti per la svolta” litigano sul sesso degli angeli e rimuovono quello pornografico che si consumava a un passo dalle loro stanza

17 Febbraio 2019 - 11:56

CASTEL VOLTURNO – Si sta sviluppando, nelle ultime ore, un dibattito apparentemente surreale (lo sarebbe se non ci trovassimo in provincia di Caserta e non si parlasse di uno dei suoi bastioni avanzati di perdizione) ovvero un botta e risposta tra una componente della maggioranza che ha sostenuto per quasi 5 anni il sindaco Russo e lo stesso primo cittadino.

La componente è quella di “Cento volti per la svolta” succede spesso da queste parti, da un lato rompe il rapporto con il sindaco con cui ha condiviso tutte le scelte e anche la matrice identitaria di questa esperienza di governo, dall’altra parte non molla le poltrone fino all’ultimissimo giorno, magari riservandosi qualche sorpresa meramente figurativi per la coda della consiliatura.

Non è la prima esperienza da separati in casa nei Comuni più importanti della provincia di Terra di Lavoro. È un fatto che qualifica di per sé il motivo dello stare in politica qui da noi e non c’è bisogno di declinare il resto del concetto.

Leggendo la nota del movimento civico, si registra la motivazione dello strappo, riconducibile alla volontà di Dimitri Russo di rimanere legato al Partito Democratico.

Ovviamente, in questo modo, fanno fare al sindaco un figurone, perché la necessità di trovare una motivazione purché sia, che giustifichi la scelta di andare da un’altra parte, di fare un’altra cosa alle elezioni comunali del prossimo maggio, consegna un assist al primo cittadino e anche uno a noi.

Russo dice che se a Castel Volturno sono arrivati dei soldi, questo è capitato solo ed esclusivamente perché lui è stato sempre un uomo del Pd.

E se gli assessori del movimento hanno potuto gestire il potere per 5 anni, ciò è accaduto per la sua coerenza.

Questo è il goal del sindaco. Ora tiriamo il nostro calcio di rigore a porta vuota: ma se Russo è stato un Pd doc, saldamente associato alla corrente di Stefano Graziano sin dal 2014, quelli di “Cento volti per la svolta” se ne accorgono solo ora di aver appoggiato un sindaco chiaramente connotato politicamente dalla scelta di appartenere a un partito che ora, essendo in disgrazia, non serve più?

Ultimo pensiero, il più importante: qualcuno si è accorto di quello che è successo nel Comune di Castel Volturno negli anni della sindacatura di Dimitri Russo?

Qualcuno si è accorto che a un passo dalla stanza della fascia tricolore, a un passo dalla fotografia del presidente della Repubblica, ci si accoppiava sessualmente tra dipendenti comunali, imprenditori e proprietari di immobili allo scopo di trovare i giusti equilibri corruttivi per ottenere condoni falsi e per truccare altri atti amministrativi?

Quel meccanismo ha dato vita ad un sistema criminale che certo non ha nulla da invidiare, tutt’altro, a quelli di matrice camorristica radicati ai tempi delle sindacature di Antonio Scalzone e del giudice Nuzzo.

Per cui, è mai possibile che il movimento civico e Dimitri Russo mettano al centro, come fatto più rilevante del confronto e dello scontro politico, la discriminante partitica del primo cittadino?

Per l’appunto, surreale.

Dimitri Russo e quelli che hanno messo al centro della propria ragione sociale l’espressione”la svolta”, hanno fallito e devono lasciare il governo di Castel Volturno perché non hanno impresso alcuna svolta alla vita della cittadina rivierasca.

Perché l’unico motivo che ha spinto Castellani e assimilati a votare, nel 2014, per questo sindaco e per la sua coalizione, era connesso intimamente alla volontà di affidare a un gruppo di persone nuove la missione complicata di un cambiamento netto e radicale.

Quello che è successo nelle stanze del Comune, a un passo dalla bandiera tricolore e a un passo dalla fotografia del presidente Mattarella, non può essere sottovalutato ma neanche deve essere sopravvalutato.

Ma da questo ad escludere la questione dal confronto e dallo scontro tra le componenti della maggioranza, che litigano sulle prospettive, ma sono d’accordo a consegnare questa imbarazzante e gravissima vicenda giudiziaria all’oblio e alla non menzione.

Ma quelli non sono reati bagattellari e in nessun Codice potrà mai essere prevista la cancellazione dalla propria fedina penale con annessa riabilitazione.

Capita a Caserta, capita a Castel Volturno, invece, che la turpe e ipocrita politica locale si autoassolva e tutto il marcio, quello che una proposta di governo alternativa quale si presentava il progetto di Russo, resti intatto e anzi si vivifichi, si rafforzi grazie ad un relativismo di cui il sindaco e chi lo ha appoggiato alle elezioni si sono dimostrati titolari e attori, riuscendo a far peggio rispetto alle sindacature precedenti.

Rispetto agli Scalzone, ai Lorenzo Marcello, ai Giancotti.

Sapete perché? Perché questa gente ci ha almeno risparmiato lo spettacolo dell’ipocrisia, della stabile e stucchevole esposizione retorica dei valori della legalità.

In poche parole, a differenza di Russo e degli altri esponenti della sua maggioranza, non hanno mai voluto apparire diversi da quello che erano realmente.

 

Gianluigi Guarino

 

 

COMUNICATO STAMPA DI DIMITRI RUSSO – L’onestà intellettuale di riconoscere i propri errori dovrebbe rinsaldare la leadership di un capo,  soprattutto quando gli errori sono legati al suo carattere, sicuramente tignoso e provocatorio,  e non certo per incapacità di guidare una coalizione e amministrare il paese più difficile d’Italia per un intero mandato. Basterebbe quest’ultimo dato,  visti gli innumerevoli scioglimenti degli ultimi decenni, per ridare fiducia al sottoscritto. Aver annunciato, con grande senso di responsabilità e umiltà, l’eventuale disponibilità a fare un passo indietro laddove sul tavolo della coalizione arrivasse  una candidatura più aggregante verso le realtà civiche del territorio, ha evidentemente “aperto lo steccato” e fatto scappare i buoi,  favorendo le ambizioni personali di qualcuno.

Sorrido nel leggere nel comunicato degli amici alleati – che godranno sempre in maniera incondizionata della mia amicizia e della mia stima – che il motivo della rottura sia la mia fedeltà alle logiche di partito. Sorrido se penso alla Giunta già annunciata prima delle elezioni del 2014, senza attendete quindi l’esito del voto e quindi senza alcun condizionamento dei partiti. Sorrido se penso che con due soli consiglieri comunali gli amici dei “Cento volti per la svolta” hanno avuto un presidente del consiglio e due assessori, mentre il PD con cinque consiglieri ha avuto soltanto due assessori. Uno squilibrio evidente, lontano mille anni luce dalle logiche di partito che adesso strumentalmemte tirano in ballo. Sorrido nel leggere la mia “fedeltà al PD” come un limite, quando quest’ultimo con tutto il suo apparato regionale e nazionale,  ha previsto per Castel Volturno, grazie al lavoro e alla stima riconosciuta al sottoscritto, unico caso in Italia, interventi straordinari: un decreto, un commissario di Governo, un  protocollo d’intesa, una legge regionale ad hoc, il tutto per circa trenta milioni di opere pubbliche. E non è finita qui, altri finanziamenti sono in arrivo.

Non sorrido, invece, se penso che per l’esigenza di cavalcare l’onda populista “contro gli immigrati”  o per assecondare quella parte di popolazione che ha giudicato il mio operato in base al mio  tifo calcistico e ai miei gusti musicali, si possa decidere di rompere una maggioranza che non ha avuti eguali per tenuta, rispetto reciproco e propensione unica al bene comune. Prendo atto e vado avanti con la serenità di sempre. Ognuno si assume le proprie responsabilità davanti alla comunità castellana.

DIMITRI RUSSO