IL FOCUS. CARINOLA, corsi e ricorsi storici. Da tangentopoli al ribaltone, dal piombo di camorra a…Capriglione. La vita spericolata…
16 Marzo 2019 - 10:15
CARINOLA – (g.g.) Il 1992 fu l'”annus horribilis” per l’Italia. L’esplosione di tangentopoli, le stragi di Capaci e di via D’Amelio in cui morirono, tra gli altri, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il paese rischiò di collassare e da allora nulla è stato più come prima, visto che quel Capodanno non portò pace e giustizia, ma aprì la strada ad un 1993, in cui la mafia di Totò Riina tentò di uccidere Maurizio Costanzo, fece esplodere una bomba nella zona delle grandi basiliche, in risposta al famoso anatema che papa Giovanni Paolo II aveva lanciato, il 9 maggio, dalla Valle dei Templi, e tentò di ammazzare centinaia, se non migliaia di tifosi davanti allo stadio Olimpico di Roma.
Insomma, dei veri e propri macro disastri, un’autentica emergenza nazionale. Nel suo piccolo, ma fino a un certo punto, la provincia di Caserta attraversava quell’anno, seppellendo decine e decine di morti di camorra, ma contava, un giorno sì e l’altro pure, uno dietro l’altro, gli arresti di tangentopoli che si era allargata a macchia d’olio, scatenando un impulso emulativo da parte di procure, fino ad allora dormienti, rispetto a quello che era successo a Milano, dove i giudici del cosiddetto pool di “Mani Pulite” erano diventati, a partire da Antonio Di Pietro, delle autentiche celebrità.
Procedendo per cerchi concentric,i dall’esterno all’interno, dalle ampie circonferenze nazionali a quelle sempre più localmente collocate, arriviamo fino a Carinola: nel 1992 questo comune visse la sua Mani Pulite e anche l’emergenza del piombo mafioso.
Tre persone se la videro veramente brutta. I loro nomi, quelli del sindaco Antonio Russo, di Antonella Migliozzi e di Mario Tuozzi. Il primo fu indagato, la seconda arrestata, il terzo, comandante della polizia municipale fu gambizzato, presumibilmente, dai clan che imperversavano in quest’area specifica della provincia casertana, cerniera tra l’area sessana, dove comandavano gli Esposito, cioè i Muzzoni e l’area di Mondragone, dominata dal rampantissimo e sanguinario Augusto La Torre seminava in ogni dove terrore e lutti.
27 anni dopo, cioè nel 2019, queste tre persone sono ancora gli assoluti protagonisti della politica e dell’amministrazione comunale di Carinola. E su questo si potrebbero già compiere delle riflessioni sulla incapacità di almeno due generazioni e mezzo di collegarsi alle sorti di un paese da cui, probabilmente, la magna pars dei componenti di queste generazioni sono andati via per cercar lavoro o per avvilimento culturale.
Antonio Russo era sindaco nel 92, cioè fino a quando la sua amministrazione e il consiglio comunale furono sciolti per infiltrazione camorristica, ed è sindaco anche oggi.
Antonella Migliozzi siede sulla poltrona di presidente del consiglio comunale, mentre Mario Tuozzi è diventato staffista del sindaco Antonio Russo. Ciò a testimonianza, vista che si tratta di un incarico fiduciario, di un rapporto stretto, durato nel tempo e già solido quando Russo indossava la fascia tricolore e Tuozzi, con i gradi di comandante dei vigili urbani, veniva attinto dal piombo della criminalità organizzata.
Certi amori non finiscono mai e resistono, sopravvivendo, anche alle contingenze della politica, che inducono a scelte, le quali vanno in distonia con il rapporto personale. Giusy Tuozzi, figlia di Mario Tuozzi, è stata, infatti, nominata, pochi mesi fa, assessore dal sindaco Russo. La notizia però, non è questa, ma un’altra: la Tuozzi si era candidata nella lista guidata da Francesco Di Biasio, fratello di Pasquale Di Biasio, notissimo, ai lettori di CasertaCe, soprattutto per la carica che svolge, di presidente del consorzio idrico di Terra di Lavoro, che CasertaCe prende a calci, con continuità certosina.
In poche parole, la famiglia Tuozzi prese i voti dal popolo sovrano, che l’aveva delegata a rappresentare l’opposizione democratica e in men che non si dica, li portò dall’altra parte, prima, come già scritto, con la nomina di Mario Tuozzi a consulente speciale del sindaco, poi, come ugualmente raccontato, più recentemente, con l’ingresso di Giusy Tuozzi in giunta comunale, al posto di Rosa Di Maio, la quale invece, nell’esecutivo c’era entrata, forte di un mandato democratico lineare, visto che si era candidata proprio nella lista di Antonio Russo.
Chiamasi ribaltone, senza se e senza ma. E siccome noi andiamo a caccia di queste situazioni, siccome CasertaCe ha scelto, tra le sue battaglie di civiltà, di occuparsi del trasformismo in politica, tara da cui discendono guai morali ma anche materiali di ogni genere, ci siamo interessati al caso Carinola, sapendo bene di dover attraversare un supplizio, visto che questi articoli avrebbero fatto sorridere e “consolare”, in una vera e propria sublimazione dell’eterogenesi dei fini, il suddetto Pasquale Di Biasio e anche il consigliere regionale Massimo Grimaldi, al quale, il sottoscritto e questo giornale si rapportano, con uno scarso confronto, al limite dell’inesistenza e attraverso l’uso frequente di solenni bastonate che infliggiamo al consigliere regionale, caro all’ex governatore Stefano Caldoro.
Ma a noi interessa di più il contesto. E per raccontare questo contesto, affrontiamo anche il sacrificio pesante di prendere coscienza dell’identità di coloro che ricaveranno giovamento politico da questo nostro lavoro. Ma è più forte di noi, sentendoci giornalisti fino al midollo, non possiamo non interessarci, sopportando il fio dei danni collaterali, a queste coincidenze temporali, a queste strutture di potere che hanno retto a tutte le stagioni, anche a quelle più perigliose di tangentopoli e degli agguati di camorra. Ecco perchè, tra oggi e lunedì, abbiamo deciso di scattare alcune istantanee all’interno e nei pressi del comune di Carinola.
Oggi, ci siamo soffermati sul ribaltone. Lunedì arriverà il tempo del “mitico” Pasquale Capriglione, un altro degli storici ospiti fissi di CasertaCe e del quale non ci occupiamo da molti, troppi mesi, pur trattandosi di un personaggio emblematico, anzi, paradigmatico, del modo in cui si forma e si esplica il rapporto tra enti pubblici territoriali, erogatori di risorse appartenenti ai cittadini, e certe imprese, il cui fatturato è, al 100%, ripetiamo, al 100% determinato dalle relazioni contrattuali con il settore pubblico e dipendente esclusivamente, dunque, dalle aggiudicazioni di più o meno lucrose gare d’appalto le quali, nel caso di Pasquale Capriglione, riguardano il più che opaco mondo dei servizi sociali.
Dove c’è Capriglione, c’è qualche “parente sistemato“. Ma di questo e di molto altro ancora, scriveremo lunedì. E se non basterà lunedì, per dirla come gli antichi mercatali, “venghino, siori e siore, venghino”, ci vogliamo rovinare, vi scriveremo anche una terza puntata.