Era stato accusato di concorso esterno per rivelazione di segreti d’ufficio: piena assoluzione per il poliziotto Aniello Landino
3 Aprile 2019 - 18:50
SANTA MARIA CAPUA VETERE – Era stato condannato a ben sei anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa per accesso abusivo ai sistemi informatici e per rivelazione di segreto di ufficio aggravati dall’art. 7 (per agevolare il clan dei casalesi) dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Ma la Corte di Appello di Napoli, I Sezione Penale (Presidente Mariaconcetta Sorrentino e giudici a latere la dott.ssa Fabiana Mastrominico e dott. ssa Annamaria Casoria), dopo molte ore di camera di consiglio ha cancellato questa condanna e lo ha assolto. Il Procuratore Generale di udienza aveva chiesto la conferma della sentenza di condanna.
Ciò è quanto accaduto pochi minuti fa al sovraintendente della Polizia di Stato Aniello Landino, 60enne di Cellole, ed all’epoca dei fatti in servizio presso il Commissariato della Polizia di Stato di Sessa Aurunca.
Accolte in pieno le ragioni dei suoi difensori di fiducia gli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo, che sono riusciti a ribaltare il giudizio di primo grado. Dopo oltre dieci anni dai fatti il poliziotto Landino ha ottenuto giustizia ed è uscito profondamente commosso dall’aula della Corte di Appello napoletana. A favore dell’ufficiale di polizia giudiziaria, che rischiava il carcere, avevano deposto molti dirigenti e funzionari della Polizia di Stato, tra cui il dott. Cristiano Tatarella, attuale Questore Vicario della Questura di Latina.
L’accusa mossa dai pubblici ministeri della procura DDA partenopea era l’appartenenza, in forma di concorso esterno, all’associazione criminale del clan dei casalesi del poliziotto in seguito al suo legame con il camorrista Giovanni Battista Papa che, nel 2019, venne ucciso dalla camorra insieme a Minutolo Modestino ed a Francesco Buonanno per un suo sgarro ai capi del clan e che intratteneva una relazione con la sorella del poliziotto.