MARCIANISE. DIGESTIVO ANTONELLO. Velardi, ti amo. Come un vero Gringo, mette in fuga l’uomo del “lapariello”

14 Maggio 2019 - 18:33

 

MARCIANISE(Gianluigi Guarino) Questo sì che è un sindaco sceriffo. Ci si aspetterebbe da un presunto uomo di cultura che ha militato nel centrosinistra a cui dice di appartenere ancora, che lavora in un giornale di antica concezione liberale, un’espressione lessicale più equilibrata. E invece dopo un bel pò di giorni di silenzio, in cui, parafrasando il famoso coro dei tifosi, “lo…. non cantava più”, siamo tornati agli standards di qualche mese fa.

Il sindaco di Marcianise Antonello Velardi, esprimendo il suo proverbiale coraggio, ne ha dette quattro, così come si meritava, al seguente personaggio: ad un delinquentone che ha rapinato una signora anziana? Noooo, avrebbe fatto dire al suo magnifico pubblico di figuranti Renzo Arbore nella trasmissione “Indietro tutta“; ad una mano lesta che ha borseggiato 3 o 4 massaie nel mercato di Marcianise? Noooo; ad uno speculatore che, forte di una convenzione scandalo ha provato stavolta, però, sbattendo contro al muro, a realizzare un business di decine e decine di milioni di euro nella presunta area dell’Interporto? Noooo.

Niente di tutto questo. Velardi stavolta ha dimostrato di essere veramente un personaggio con le palle. Con supremo sprezzo del pericolo e, aggiungiamo noi, anche del ridicolo, se l’è presa con l’uomo del lapariello. E già, perchè la caratteristica peculiare di chi fa carriera in questo paese e in questo territorio è quella di ostentare i muscoli con i deboli, osservando, al contrario, un prudente silenzio quando si tratta di prendersela con i forti.

E quindi, l’uomo del lapariello era proprio quello che ci voleva per tonificare il Velardi, dopo settimane di imbarazzi e di figuracce, partendo dalle tante cose che il giudice ha scritto nell’ordinanza sull’Interporto fino ad arrivare alla vera e propria “ritirata con disonore”, alla rotta senza condizioni, con la quale, pur di salvare la fascia, ci ha rimesso la faccia, mandando a casa tutti i suoi super consulenti che aveva messo sul groppone dei marcianisani, già provati dai 200mila euro e passa che gli hanno dovuto corrispondere per effetto dei famosi permessi di lavoro, finiti dopo un esposto, sotto la lente d’ingrandimento della Corte dei Conti.

Dopo una serie di frasi che avrebbero fatto letteralmente cagare il maestro Sergio Leone e che al massimo avrebbero potuto trovar spazio in un filmetto di terza fascia di genere western scalcagnato, la chiusa del post è straordinaria. Giù il cappello, Gringo: “Hanno sbagliato città. Una cosa comunque è certa: questo tizio a Marcianise, non tornerà più, per parecchio tempo.“.

Hai capito bene, uomo del lapariello? Sgombera, qui ci sta Gringo insieme ai suoi “gringheri” della polizia municipale, i quali, per carità, hanno fatto bene il loro lavoro, bloccando e sanzionando questa persona che trasportava, senza autorizzazione, cianfrusaglie, rifiuti di tipo speciale che probabilmente erano destinati a ingrossare una delle tante discariche abusive.

Velardi dimostra ancora una volta di essere un uomo equilibrato, che pesa le parole, che rispetta il suo ruolo istituzionale. Uno in grado di esprimere sempre una proporzione calibrata tra pensiero e azione, e poi ancora tra l’azione e il commento della stessa. Insomma, un vero uomo di cultura liberale a tutto tondo. Sobrio, denso di contenuti al punto da non avere la necessità di utilizzare slogan, frasi fatte e parole dozzinali.

Guardate un pò, ha pure avuto il coraggio di pubblicare le foto del lapariello, manco avesse bloccato un trafficante internazionale di scorie nucleari.

Allora, eravamo molto piccoli, ma a noi piace studiare e le reminiscenze dell’infanzia poi le abbiamo rinverdite, attraverso un’attenzione stabile, una passione forte per la storia della comunicazione del nostro paese, e quindi anche per la storia della televisione. Certo, non abbiamo le competenze di un Aldo Grasso, ma avendo letto tutte le pagine, e non sono poche, della sua opera maximaStoria della televisione italiana“, ora abbiamo una discreta conoscenza di un metodo di lavoro strutturato attraverso un sistema di accesso alle documentazioni. Insomma, proviamo, nel nostro piccolo, a seguire qualche traccia del più famoso critico televisivo italiano, storica firma e storico corsirista del Corriere della Sera.

E allora, grazie alla bibliografia di cui fa parte anche Aldo Grasso, questa vicenda ci fa tornare in mente un paio di cose che cascano, come si suol dire, a fagiuolo.

Sigla iniziale del programma-culto della Rai, “Non Stop“, da dove nacquero attori fondamentali nel nostro paese, quali Massimo Troisi, spalleggiato da Lello Arena ed Enzo De Carlo ne “La Smorfia“, Carlo Verdone e ad un livello leggermente inferiore i Giancattivi dello sfortunato Francesco Nuti, di Athina Cenci e Alessandro Benvenuti. E ancora, i Gatti di vicolo Miracoli, cioè Jerry Calà, Umberto Smaila e Franco Oppini, primo storico marito di Alba Parietti. Questo, giusto per citare le figure più importanti.

“Non Stop” partiva con una sigla che ebbe molto successo in quel periodo, in cui andavano di moda i ventriloqui, che facevano parlare i pupazzi. Quella canzone la cantava, con i suoi toni ultra bassi, a testosterone a palla, El Pasador, al secolo Paolo Zavallone. Ma prima che partisse il tormentone (CLICCA QUI PER ASCOLTARLO), c’era un piccolo incipit recitato che impegnava una figura importantissima della musica jazz italiana, cioè Nicola Arigliano. Lui, titolare di un saloon, irrompeva sulla scena e diceva: “Non voglio noie nel mio locale“, dopo di che partivano due o tre colpi di revolver a scopo intimidatorio, come potete vedere dal video che abbiamo immesso noi su youtube, dopo averlo pescato, non senza fatica, nelle Teche rai.

Manco a dirlo, vedete la combinazione e come si incrociano in maniera sorprendente, strutture concettuali e lessicali, la figura di Nicola Arigliano è legata ad uno dei Caroselli più conosciuti, quello del digestivo Antonetto.

Antonetto….mmm così scrivono quelli moderni della lingua “whatsappese”. La celeberrima scatola di questo ranidil ante litteram, raffigurava proprio l’icona stilizzata di Nicola Arigliano. Sotto c’era scritto “Digestivo Antonetto”, da oggi, proprio in onore a questo artista scomparso, ci permettiamo di utilizzare un altro gigante del pensiero politico e morale del Meridione: Antonello Velardi, nuovo testimonial della pillola. Non più, però, “Digestivo Antonetto”, ma “Digestivo Antonello”.

In pratica, un rutto.

 

IL CAROSELLO DEL DIGESTIVO ANTONETTO

 

QUI SOTTO IL POST DI ANTONELLO VELARDI