CAMORRA E BIGNE’. Il pasticciere di Michele Zagaria resta in carcere. Perquisita la sua cella

23 Giugno 2019 - 08:03

CASAPESENNA (red.cro.) – Con l’ordinanza dell’aprile scorso, emessa dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari di Napoli, su richiesta Direzione Distrettuale Antimafia all’ombra del Vesuvio, si sono spente le speranze di Giuseppe Santoro, 51 anni, di uscire dal carcere, in cui si trovava dopo una condanna definitiva a 4 anni per intestazione fittizia di beni, senza l’aggravante del metodo mafioso.

Mentre si trovava al carcere di Carinola, i suoi legali avevano richiesto istanza di misure alternative al carcere, cioè un’uscita dalle patrie galere, attraverso l’affidamento i prova ai servizi sociali, oppure altre situazioni come la semilibertà, la liberazione anticipata e la detenzione domiciliare. Il Tribunale di Sorveglianza di Napoli, il 21 maggio dell’anno scorso, ha respinto la richiesta poiché, per i giudici, esisteva ancora una pericolosità sociale di Santoro fondato sui precedenti penali e sui carichi pendenti. Inoltre, veniva citata, nella decisione, la DDA di Bologna, in una nota del 10 maggio 2018, informava i giudici che il titolare delle pasticciere Butterfly era ancora in contatto con il clan, situazione che aveva determinato “la perquisizione della sua cella“.

La Cassazione con la decisione presa circa un mese fa, ma resa nota l’altro ieri, mercoledì, quindi, ha respinto il ricorso di Giuseppe Santoro contro la prima decisione, quella del Tribunale di Sorveglianza, che chiudeva le porte del carcere davanti al pasticciere. E tra le motivazioni, come detto prima, viene citata l’informativa dell’antimafia bolognese che, in un’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, e condotta dalla DIA di Bologna, di Firenze e dalla Squadra Mobile di Caserta, porterà all’arresto in carcere proprio di Santoro e di Pasquale

Fontana, accusati di associazione per delinquere di stampo mafioso e intestazione fittizia di beni, aggravata dal metodo mafioso.