ADDIO GIUSEPPE. Gli amici del 34enne morto improvvisamente: “Impossibile dimenticare il tuo sorriso”

6 Marzo 2020 - 16:40

PIANA DI MONTEVERNA – Ha lasciato tutti sgomenti e nel dolore la morte improvvisa di Giuseppe Valentino, 34 anni appena, venuto a mancare durante la notte scorsa (LEGGI QUI).

Giuseppe si occupava di service per spettacoli ed era molto conosciuto. Il sindaco Stefano Lombardi gli ha dedicato una lunga lettera (che pubblichiamo in calce): era il suo compagno di banco durante il periodo scolastico.

In queste ore drammatiche i tanti amici del 34enne stanno inondando la sua bacheca facebook di messaggi, ricordi e pensieri. In un momento difficile, preferiamo affidare il ricordo di questo giovane che non c’è più, alle parole di chi lo conosceva personalmente ed ora non riesce a darsi pace perchè non rivedrà mai più quel sorriso.

Ecco i messaggi più toccanti e, alla fine, la lettera del sindaco.

34 anni… con tanta voglia di vivere…un ragazzo solare che amava il suo lavoro come altrettanto la vita… Non si può accettare… Che Dio ti accolga tra le sue braccia e non spegnere il tuo sorriso neanche lassù…. ✝️🌹😇

Non so ne come, ne quando sia successo…
Solo che sono rimasto senza fiato.
Quando ti ho conosciuto al locale avevo iniziato a suonare da poco poi ci siamo persi di vista, ci vedeva occasionalmente di rado, l’ultima volta ci vedemmo prima di natale ero ad una battle mi giro e trovo te al mixer poche parole un un’abbraccio ci scambiavamo giusto qualche domanda, raccontarsi novità lavorative e non… C’era rispetto e stima un amico, un gran professionista, un collega sotto alcuni aspetti, un ragazzo educato dal cuore grande…

Un’eccellenza pianese nel campo del lavoro. Con professionalità ti sei fatto conoscere ed apprezzare in giro per l’Italia. Il sorriso che esprimevi rimarrà impresso nei nostri cuori. R.I.P caro Giuseppe

Tu…no!!! Tu che sei sempre riuscito a regalarmi un sorriso, tu che mi hai sempre cercato di farmi uscire dal guscio…l’unico che ha davvero provato a scavalcare quel “muro” per arrivare al lato migliore di me!
Ogni volta che ti ho detto sei “unico” è perché l ho sempre creduto…tu sei sempre stato quello genuino, quello trasparente…quelle persone che la vita ti fa incontrare per farti continuare a sperare!
Tu oggi…mi hai lasciata senza parole…ma non come le altre volte!
Impossibile dimenticarsi di te ❤

Carissimo Giuseppe Ti Ricorderò Sempre Con il Tuo Immenso Sorriso e la Tua Gentilezza Unica ..Sei Stata una Meravigliosa Persona e Continuerai A Vivere e Sorridere Nei Miei Ricordi..Il Signore Ti Accoglierà Certamente nelle Sue Benedette e Amorevoli Braccia..Tantissime Condoglianze a Tutta la Famiglia di Vero Cuore 😪😪😘😘❤️❤️

Un dolore grandissimo 😢
È stato un onore conoscerti e lavorare insieme ❤️

La vita è un soffio, ancora non ci credo… Rip🕯️

Non posso crederci Amico Mio…Giornate passate insieme a divertici da pazzi…Senza parole…😭😭😭💔💔 Buon Viaggio Pé❤️

Lettera ad un amico (duro):

Frugo nelle tasche dei ricordi e trovo quelli dell’infanzia. Della spensieratezza, della libertà, dei sogni.
Quando sei appena un ragazzino il pensiero della morte non ti sfiora neppure. Credi che tutto possa durare in eterno, in uno spazio sconfinato dove niente e nessuno possa mai essere in grado di separarti dalle cose che hai a cuore.
I compagni di banco delle elementari, per esempio, appartengo a quel genere di cose che credi ti stiano accanto per sempre. Proprio perché la separazione e’ un sentimento al quale ci si abitua più avanti, o magari non ci si abitua mai.
Così come al pensiero della morte.
Soprattuto quando ti sbatte dritto in faccia alle 7.00 di mattina, con i piedi appena al suolo e la testa ancora spenta.
Neppure il tempo di realizzare. Neppure la volontà di voler realizzare.
Mettersi a frugare nelle tasche dei ricordi è la prima cosa che facciamo di fronte ai nostri traumi. È uno strumento di autodifesa.
È quello che mi è successo stamane di fronte alla notizia della tragedia.
Ci rivedo ragazzini a giocare a Ping pong sul tavolo della tua sala da pranzo. Ah quanto ero orgoglioso di quelle racchette.
Così come ci rivedo a mangiare quei pacchi interi di Kinder Brios che tua nonna ci comprava di pomeriggio. E ricordo esattamente la solita raccomandazione “ Guaglìù non v’e mangiat tutt quant però “. E che puntualmente Consumavamo. Tutte. A tempo di record.
Ci rivedo giocare a Pallacanestro col canestro nuovo sotto casa mia. Perché di giocare a calcio non se ne parlava proprio. Non era cosa per te.
Ritrovo la tua passione dei Kart, le macchine e i motori. Due palle tu e le gare. Ma era una passione e si percepiva. E ti ascoltavo.
Ci rivedo vestiti da carnevale. Sembra ieri.
Se mi giro volto indietro sembra di toccarli quei momenti. È praticamente ieri, anche se ieri era tanto tempo fa.
Ricordo gli anni delle tensioni e degli allontanamenti. Testa dura io, testa ancora più dura tu.
Ma l’amicizia è anche scontri e contrasti. Si mette un po’ sempre alla prova la tenuta di un sentimento tanto nobile quanto inequivocabile: il rispetto.
E se provo a riconoscere una caratteristica che ha contraddistinto e accompagnato il nostro rapporto, praticamente fino a qualche giorno fa, è proprio il rispetto.
Consapevoli di essere diversi. Consapevoli di non essere più compagni di banco. Consapevoli di essere ormai su binari di vita diversi. Consapevoli che c’eravamo sempre e comunque l’uno per l’altro.
Ora che non potrò trovarti più.
Ora che questo destino beffarda ha deciso che per te non c’era più tempo.
Ora che molti di noi faranno i conti con il fatto che “ la vita non aspetta che sia giusto”.
Ora che non mi parlerai più del nuovo supercongegno elettronico che avevi comprato per arricchire il tuo super impianto.
Ora che non tirerai più fuori il nuovo effetto a Led per sorprendere la gente a qualche super-evento.
Ora che non mi aspetterai più per il caffè in ufficio.
Ogni volta che ti penserò, metterò le mani nelle tasche dei ricordi e ne tirerò fuori uno.
Per ricordarci di come eravamo.
Per ritrovarci di nuovo.
Per rispettarci.
Per ridere di questa vita.
Per mettere un po’ di musica.

Ciao Peppì.