Altro che MONDRAGONE! L’indagine della Procura ha fatto emergere il primo spaccato del “sistema Zannini”, che ha divorato l’intera provincia. Vi siete accorti che al suo scudiero è stato anche contestato il reato di riciclaggio? Meditate, gente, meditate

8 Ottobre 2024 - 19:52

Ci siamo accorti che qualcuno dell’entourage del consigliere regionale sta cercando di minimizzare circoscrivendo territorialmente e la vicenda approfittando della storica “mondragonesità” del variopinto quanto pericolosissimo Alfredo Campoli. Si tratta di una stupidaggine colossale innanzitutto perché l primo capo d’imputazione quello sulla concussione riguarda il tentativo di Zannini di impossessarsi militarmente dell’Asl di Caserta e poi perché i pubblici ministeri hanno dimostrato, nel capo I, buttato la senza dare tante spiegazioni che ritengono l’evasione fiscale solo una  porzione minima delle ragioni per le quali centinaia e centinaia di migliaia di euro in contanti si muovevano costantemente tra la società cartiera, Campoli anche tramite qualche suo familiare visto che anche la figlia Chiara è stata indicata come la persona che in un certo giorno ha preso in consegna dal padre, nella sede della “Gruppo Campoli di Mondragone” ubicata, però, a Castel Volturno

CASERTA (Gianluigi Guarino) La superficialità con cui vengono accolte e recepite certe notizie ma anche il modo con cui vengono raccontate, ha indotto molti a ritenere che la vicenda giudiziaria riguardante il consigliere regionale Giovanni Zannini sia una roba circoscritta a fatti verificatisi a Mondragone.

Niente di tutto questo. Probabilmente il fatto che il coprotagonista della narrazione giudiziaria relativa all’esecuzione di un decreto di perquisizione, esteso anche a tante altre persone che al momento non risultano essere indagate e se lo sono la circostanza non è emersa ufficialmente, sia Alfredo Campoli un personaggio inquietante e spregiudicato, ha indotto in molti a collocare la struttura investigativa proprio a Mondragone essendo stato Alfredo Campoli, anche nei nostri racconti sviluppatisi fino a un anno, un anno e mezzo fa, un sodale di Zannini sulla piazza natia, sulla piazza autoctona mondragonese.

Da un anno e mezzo, però, anche CasertaCe ha compreso che il sodalizio tra Giovanni Zannini e Alfredo Campoli ha assunto tratti di solidità tali da far ritenere al consigliere regionale che il Campoli fosse una delle pochissime persone, noi riteniamo due o tre al massimo, di cui lui potesse fidarsi al 100%

Fidarsi per che cosa? Giovanni Zannini ha alzato negli anni l’asticella della sua azione invasiva in ogni ganglo, in ogni ingranaggio degli organismi della potestà amministrativa, nessuno escluso, purtroppo, comprese Prefettura, magistratura e forze dell’ordine. In certi casi si è mosso abilmente, capitalizzando quell’ ossessiva applicazione al lavoro, che ne connota le giornate senza ombra di dubbio, di costruzione del suo potere personale, in qualche altro caso si è mosso in maniera imprudente e anche un po’ pacchiana così come ci racconta questo decreto di perquisizione nel suo primo punto, forse il più importante di tutti.

Quello in cui al consigliere regionale, più caro al governatore Vincenzo De Luca che a Zannini ha consentito quello che non ha consentito ad altri, ha incrociato una persona col pelo sullo stomaco, di lunga lena politica e non disponibile a genuflettersi al suo cospetto. Non è un caso che, tutto sommato, Zannini abbia fatto una figura barbina nei suoi movimenti per conquistare influenza, voti e chissà che altro ancora negli organismi più importanti della sanità casertana.

Ha voluto fare a sportellate con un uomo intelligente e scaltro, sicuramente più intelligente e scaltro di lui, qual è Enzo Iodice che ha ritenuto, a un certo punto, di dover dar riscontro alle istanze abnormi fattegli da Zannini )la nomina di Carmine Lauriello nella direzione sanitaria per veicolare verso il consigliere regionale le istanze di migliaia e migliaia di dipendenti dell’Asl rappresenta, al riguardo, un unicum storico) con reazioni proporzionate quandanche non appartenenti al Dna, alle consuete modalità di azione di Enzo Iodice che si è dimostrato però intelligente perché ha capito che per evitare di essere coinvolto in qualche guaio grosso avrebbe dovuto sguainare la sciabola contrando quella agitata disordinatamente ma pericolosamente da Zannini. La lettera scritta a 7mila dipendenti dell’Asl, messi sull’avviso di fronte ad un loro possibile coinvolgimento in promesse di raccomandazioni politiche è stato, infatti, a sua volta un atto difensivo senza precedenti che merita di non essere sottoposto al setaccio di un processo all’intenzione ma semplicemente di un riconoscimento, di un plauso senza riserve, senza se e senza ma.

Quindi, in questa iniziativa giudiziaria Mondragone non c’azzecca nulla. Si tratta, invece, di un primo spaccato che ha messo a nudo un sistema di potere, basato non solo su azioni spregiudicate e finalizzate a violare o ad eludere la legge ma anche su una chiara volontà di utilizzare i frutti di queste operazioni sul terreno della conquista esponenziale, crapula, no limits di voti elettorali ma anche sull’idea di costruirsi una vita agiata, da nababbi come la definì Alfredo Campoli ad un operatore del porto di Stabia prima di imbarcarsi con Zannini sulla yacht Camilla. In pochi hanno notato che in questo decreto di perquisizione l’ultima incolpazione provvisoria relativa proprio a Campoli incrocia il reato molto grave regolato dall’articolo 648 bis del codice penale, forma particolare del reato di riciclaggio: Fuori dei casi di concorso nel reato, chiunque sostituisce o trasferisce denaro, beni altre utilità provenienti da delitto [non colposo]; ovvero compie in relazione ad essi altre operazioni, in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da euro 5.000 a euro 25.000. La pena è della reclusione da due a sei anni e della multa da euro 2.500 a euro 12.500 quando il fatto riguarda denaro o cose provenienti da contravvenzione punita con l’arresto superiore nel massimo a un anno o nel minimo a sei mesi La pena è aumentata quando il fatto è commesso nell’esercizio di un’attività professionale. La pena è diminuita se il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto per il quale è stabilita la pena della reclusione inferiore nel massimo a cinque anni. Si applica l’ultimo comma dell’articolo 648.”

Significa che il reato compiuto a monte, ossia le false fatturazioni di Alfredo Campoli rispetto a beni e servizi mai acquistati dalla F.C. Multiservice srl di Casavatore, è diventato spunto per il compimento di un reato ancor più grave ossia quello di riciclaggio. E’ chiaro ed è normale che allo stato delle cose i pubblici ministeri abbiano dovuto prudentemente relazionare in questa maniera le due condotte, ma non escluso che abbiano a disposizione qualche carta ulteriore dal momento che, se da una parte sviluppano, con dovizia di particolari, il racconto dell’evasione fiscale ossia delle fatture false erogate da Campoli e dei viaggi in Maserati, compiuti settimanalmente da quest’ultimo verso Trentola per ritirare somme ingentissime di danaro contante nella casa di via Dolomiti di due dipendenti della FC Multiservice da un’altra parte il capo I ossia il riciclaggio viene buttato li senza ulteriori spiegazioni. Ed è su queste valutazioni che fondiamo la nostra idea che magistrati siano abbastanza persuasi che il gioco delle fatture false e del ritiro delle ingentissime mazzette di contanti da parte di Alfredo Campoli non abbia rappresentato un circuito fine a se stesso e terminato li con il soddisfacimento dell’obiettivo del Campoli di evadere sia le tasse sul reddito personale sia quelle sul reddito aziendale, sia quelle sull’Iva. Ribadiamo dunque la nostra sensazione sulla convinzione, da parte degli inquirenti, che esiste nella testa degli inquirenti, che tanti di questi soldi spediti da Campoli a una società sostanzialmente cartiera ossia la Multiservice di Casavatore non fossero solamente suoi. Allo stato delle cose formalmente erano suoi e dunque evasione fiscale quale reato principale e dettagliatamente declinato nel decreto dei magistrati. Ma nel momento in cui si affaccia l’idea dell’esistenza di un reato di riciclaggio ossia di una ripulitura, ossia di un uso di danaro frutto di altro reato, che ne diventa dunque solo la copertura, può succedere di tutto.

Sono state provviste utilizzate per comprare voti? Sono soldi destinati per essere portati, in qualche modo, all’estero? Sono soldi utili per finanziare questa o quella compagna elettorale? Chissà ecco perché questa indagine è una cosa maledettamente, anzi, beneficamente seria e tutt’altro che circoscritta alla realtà di Mondragone