APPALTI CAMORRA & MAZZETTE. Il commercialista, topolino, rattus, montagna, Moraca e Luigi Bosco. La riunione (mazzette?) da Antonio Montanino. Che ci faceva li Fabio Buglione?

17 Ottobre 2023 - 20:23

Le indagini della Dda e dei carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta hanno focalizzato il rapporto strettissimo e gli incontri furtivi tra Moraca e Nicola Ferraro. Per quanto riguarda l’incontro da Montanino convergono sul posto due auto e una moto. Una busta Tiger che arriva nelle mani di un imprenditore e va via in quelle del faccendiere di Nicola Ferraro

CAPUA (Gianluigi Guarino) Esiste indubbiamente un filone capuano nell’indagine in corso ad opera della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli nei confronti di diverse decine di persone (29 già indagate) accusate a vario titolo di essere entrate, di aver ricostituito e alimentato una rete relazionale che aveva al centro Nicola Ferraro, ormai storico imprenditore di Casal Di Principe, reduce da condanna definitiva per associazione a delinquere di stampo camorristico e in passato patron di Eco Campania, dominus di molti appalti, banditi e aggiudicati dalle Asl campane a partire da quella casertana. Esperienze professionali a cui va aggiunta quella politica da consigliere regionale, poltrona conquistata alle elezioni del 2005 nella lista dell’ Udeur, l’allora partito di Clemente Mastella e di Sandro De Franciscis.

Fino ad oggi abbiamo segnalato, tra quelli capuani, solo il nome dell’imprenditore la cui azienda è impianta nell’area industriale di Pastorano, Antonio

Montanino. Ma c’è forse una persona che ha svolto un ruolo ancor più significativo: si tratta di Antonio Moraca, 68 anni che nell’informativa dei carabinieri che costituisce l’asse portante dell’indagine della Dda viene definito agente di commercio di prodotti per la sanificazione nonché procacciatore d’affari. La sua sede definita studio tecnico viene individuata dai carabinieri del nucleo investigativo del Comando Provinciale di Caserta in via Francesco Granata che, aggiungiamo noi, si trova di fronte al Duomo di Capua con uscita in piazza de Renzis.

Ed è di gran lunga più importante delle definizioni date dagli inquirenti sul Moraca, il cui cognome evoca e ci riporta a parentele con politici importantissimi di Capua, quella relativa al suo rapporto con Nicola Ferraro, di cui è considerato l’autentico “alter ego“. Un vero e proprio soldato, dunque, che, aggiungono i carabinieri dava conto quotidianamente a Nicola Ferraro di tutto quello che succedeva dentro alle attività relative agli interessi cari ad entrambi. Una comunicazione che si sviluppava attraverso utenze dedicate. Particolari erano le precauzioni assunte dai due che si vedevano furtivamente in zone che conoscevano come non provviste di telecamere di videosorveglianza. Spazi aperti in cui entrambi compivano prima di tutto un giro di perlustrazione in modo da capire se nei pressi ci fossero occhi e/o orecchie indiscreti. Insomma non certo l’atteggiamento di chi ha intenzione di parlare di cose lecite, serenamente comunicabili con un proprio interlocutore. E qui subentra anche un discorso che porta all’ex consigliere regionale ed ex segretario regionale del micro partito di Clemente Mastella “Noi Campani”, Luigi Bosco da un po’ di tempo transitato nel partito di Azione di Carlo Calenda con una campagna elettorale per le europee che si dovrebbero svolgere il prossimo 9 giugno, già lanciata con tanto di mega affissioni così come abbiamo anche mostrato in un’ immagine (CLIKKA E VEDI ) fotografica, nel primo articolo dedicato a questa vicenda giudiziaria.

Nicola Ferraro e Antonio Moraca, infatti, si incontravano spesso in un bar ubicato a pochissima distanza dal casello di Caserta nord, il quale com’è noto, si trova nel territorio del comune di Casagiove. In uno di questi incontri è stata monitorata anche la presenza di un altro dei 29 indagati, Giuseppe Rea, e qui bisogna cominciare a tenere conto anche dei nomi convenzionali che queste persone si erano dati quando si contattavano con le utenze dedicate. Ovviamente Nicola Ferraro non poteva definirsi Fucone, perchè questo è un soprannome storico e notissimo della sua famiglia a Casal di Principe, e avrebbe costituito un riferimento di rapida identificazione. E allora Nicola Ferraro in queste comunicazioni di queste telefonate o anche eventuali relazioni social veniva definito “il commercialista” mentre l’appena citato Giuseppe Rea veniva chiamato “topolino“. Molto più impegnativo e sicuramente più autorevole (la speranza è che cogliate il segno della satira) l’appellativo utilizzato dal gruppo per il fratello di Giuseppe Rea, cioè per Luigi Rea denominato, chissà perchè poi, rattus.

Ritornando all’incontro avvenuto nel bar prospiciente al casello di Caserta nord , gli inquirenti notano e annotano nel momento in cui il gruppo di tre si scioglie e Nicola Ferraro si allontana a bordo della sua auto, imitato presumibilmente da Antonio Moraca, accade che in quel bar arrivi, probabilmente non in maniera casuale e dopo essersi sincerato che Nicola Ferraro si fosse allontanato, proprio Luigi Bosco che conferisce con il Rea. Ricordiamo che quest’ultimo e suo fratello Luigi, cioè topolino e o’ rattus sono definiti dal pubblico ministero della Dda Maurizio Giordano i primi referenti dell’ex consigliere regionale in passato già sindaco di Casapulla.

La riunione da Antonio Montanino, la busta misteriosa e la moto BMW di Fabio Buglione

Il capitolo di Capua lo terminiamo con un altro episodio che, almeno sulla carta è meno significativo ma è comunque annotato dai carabinieri. Si tratta di un incontro avvenuto nella sede di Artemide impresa di Antonio Montanino, a cui viene dato, sempre dentro alle comunicazioni riservate, realizzate con schede dedicate, l’appellativo di “montagna”.

Vi partecipano Vincenzo Solaro, imprenditore di Nocera Inferiore, suo figlio Ciro Solaro accompagnati da Dario De Gregorio. Va sottolineato che dei tre solamente Vincenzo Solaro risulterà poi indagato. Alla sede di Artemide giungono a bordo di una Peugeot provenienti dal vicino parcheggio del bar ristorante Russo Center. A quest’auto si aggiunge una BMW dalla quale scendono il noto Domenico Romano, vero fiduciario, secondo gli inquirenti della Dda di Nicola Ferraro e nipote del 76enne Vincenzo Agizza già esponente del clan Nuvoletta , accompagnato da Paolo Onofrio, quello travato con i documenti relativi a gare d’appalto delle Asl di Napoli 3 e di Salerno (CLICCA E LEGGI) . I Solaro salgono nella sede di Artemide recando in mano una busta della nota catena di decorazioni, gadget, regali, “Tiger” presente nella maggior parte delle città italiane, nella nostra regione al Campania di Marcianise. In questa busta c’è sicuramente qualcosa perchè agli occhi degli attenti rilevatori in dotazione ai carabinieri si vede che è piena. Dopo un po’ di minuti sono Domenico Romano e Paolo Onofrio i primi a scendere dalla sede di Artemide. E, particolare rilevante quella stessa busta che era arrivata portata da Ciro Solaro è nelle mani dello stesso Domenico Romano che la ripone nel bagagliaio della sua BMW. I carabinieri intravedono qualcosa di carta. Aggiungiamo noi: documenti? Soldi? Ci sta.

A sorpresa quando la Peugeot si muove per riprendere la strada, si vedono distintamente il profilo e il volume di una moto, anch’essa di marca BMW, al punto che i carabinieri riescono ad avvistarne anche la targa. La moto è di proprietà di Fabio Buglione, già assessore, già consigliere comunale di Capua che ufficialmente svolge la professione di intermediatore assicurativo. Seguendo la descrizione fatta dai carabinieri si deduce che la moto di Buglione di cui i militari dell’arma non parlano in prima battuta quando trattano dell’avvicinamento allo stabilimento di Artemide della Peugeot e dell’auto BMW fosse presente già da prima che in quella sede arrivassero la triade formata dai due Solaro e Dario De Gregorio e della coppia formata da Domenico Romano e Paolo Onofrio.

Ora può essere che Fabio Buglione si trovasse in un altro ufficio della sede di Artemide. Può darsi che la sua motocicletta fosse li senza che ciò indicasse la presenza di un conducente come evento contestuale a quello dell’incontro a cui presumibilmente partecipò anche Antonio Montanino.

Detto questo, può darsi che sia andata così ma può darsi anche che Buglione sia stato attivo all’interno della stessa riunione. Va rimarcato. comunque e in conclusione, che l’ex assessore, ed ex consigliere di Capua non risulta compreso nell’elenco dei 29 indagati.