IMPRESA DI CAMORRA. Appalto diretto da quasi 90mila euro della PROVINCIA DI CASERTA alla CO.BI. Costruzioni

3 Maggio 2022 - 17:34

Coinvolta nell’ultima ordinanza che vede protagonista Sergio Orsi, per i magistrati napoletani dell’antimafia è riconducibile ad Oreste Fabio Luongo, sotto processo in quanto accusato di essere un esponente del clan dei Casalesi e a sua volta ammanettato nei giorni scorsi

CASERTA/CASAL DI PRINCIPE (g.g.) – Non vogliamo assolutamente mettere in discussione la liceità di questo affidamento, di questo appalto, attribuito dall’amministrazione provinciale di Caserta con una determina a firma dell’ingegnere Paolo Madonna, alla Co.Bi. Costruzioni srl, con sede in via Firenze 12 in quel di Casal Di Principe,  legale rappresentante Ernesto Biffaro. 

Non è colpa di Giorgio Magliocca, presidente della Provincia, né di Madonna se è arrivato il Covid e ha permesso a politici e dirigenti- soprattutto nel Sud Italia – di affidare direttamente commesse con una soglia alzata fino a 150 mila euro, un’autentica follia in un luogo, in aree geografiche dove a nostro avviso,  delle gare d’appalto e più in generale di affidamenti, di incarichi per l’erogazione alla pubblica amministrazione sono truccati almeno nel 95% dei casi.

E non è colpa di Magliocca o di Paolo Madonna se la Co.Bi. Costruzioni  è riconducibile, così come scrivono i giudici del Tribunale di Napoli nell’ordinanza di arresto di Sergio Orsi, ad Oreste Fabio Luongo, imputato per la sua partecipazione al clan dei Casalesi

nel processo istruito dalla Dda che vede tra gli altri alla sbarra l’ex-sindaco di San Felice A Cancello Pasquale De Lucia, Rita Di Giunta da Castel Volturno e Antonio Zagaria, fratello minore di Michele Zagaria.

Luongo è considerato come il dominus di questa azienda ed è stato arrestato assieme allo stesso Orsi (LEGGI QUI)

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Inizialmente avevamo alcuni dubbi e quindi abbiamo aspettato qualche ora prima di pubblicare la notizia, che per la sua delicatezza, andava rigorosissimamente controllata e verificata. Le perplessità riguardavano il fatto che nell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli si fa riferimento ad una società di nome Co.Bi., rientrante nella categoria delle società ad accomandita semplice. Nel documento della provincia di Caserta, invece, l’incarico per i lavori al Garofano è attribuito ad una Srl, precisamente alla Co.Bi. Costruzioni srl, che apparentemente, è qualcosa di simile alla Co.Bi. Costruzioni sas, ma non sarebbe, per la legge, per il codice civile, per ogni manuale di diritto commerciale la stessa cosa.

Tale discrasia viene eliminata grazie al riferimento della partita IVA, obbligatoriamente presente negli atti emessi dalle pubbliche amministrazioni. Infatti, la società con partita IVA numero 0300775619 è proprio la Co.Bi. Costruzioni sas, che per la Dda e il gip del Tribunale di  Napoli è una società in accomandita semplice, con Ernesto Biffaro, socio accomandatario e dunque legale rappresentante, mentre per la provincia è la Co.Bi. Costruzioni srl, con Biffaro amministratore e dunque ugualmente legale rappresentante. Il fatto che Co.Bi. Costruzioni che ha ricevuto quasi 90mila euro di incarico diretto dalla provincia abbia la stessa partita Iva della Co.Bi. Costruzioni, coinvolta nell’ultima indagine di camorra sulle presunte mazzette al Cira di Capua ci consente di affermare, senza tema di smentita e senza dare soverchia importanza alla tipologia di società, sia essa una società di persone e quindi una sas o una società di capitale, quindi una srl visto e considerato che quella partita Iva taglia come si suol dire la testa al toro. Le due aziende combaciano, anzi, sono una sola azienda.

Il 22 marzo l’amministrazione provinciale decide di contattare un’impresa per i lavori di manutenzione straordinaria al Liceo Garofano di Capua, necessari a seguito dell’incendio che ha colpito la scuola nel mese di febbraio (QUI LE FOTO). Il decreto Semplificazioni, messo in piedi dal Governo Conte II, e nato con l’obiettivo, tra le altre cose, di snellire le procedure amministrative relativamente agli appalti affidati da enti pubblici ad imprese private, ha dato la possibilità, come già abbiamo scritto all’inizio di consegnare in maniera diretta, quindi senza gare d’appalto o procedure concorrenziali, lavori fino a  150 mila euro.

E la provincia di Caserta, utilizzando questo strumento legislativo, invia una richiesta di offerta alla Co.Bi. Costruzioni. La società di Biffaro, che per la legge è stata scelta solo e solamente dal dirigente Paolo Madonna  e che secondo i magistrati della Dda di Napoli è  controllata al 100%  dal cugino dello stesso Biffaro,  cioè il già citato Oreste Fabio Luongo, arrestato pochi giorni fa, risponde e si inserisce quindi nella procedura, offrendo un ribasso, indovinate di quanto? Niente popo di meno che del 2% . Ecco perchè abbiamo definito questa roba dell’innalzamento dei tetti per gli affidamenti una potenziale bomba criminogena. Ciò non vuol dire assolutamente che reati o irregolarità siano stati compiuti nella vicenda specifica, ma nel momento in cui si consente ad un dirigente di un Comune o di una provincia italiana, soprattutto dell’Italia meridionale di scegliere direttamente un’impresa per appalti di 80mila, 100mila, fino a 150 mila euro, è chiaro che il ribasso che diventa un fatto pro-forma, sarà bassissimo. E siccome le cifre in ballo sono evidentemente ragguardevoli, può capitare che ci sia un ribasso ufficiale e un ribasso materiale fatto di numerini reconditi e incontestabili. Ripetiamo che queste nostre valutazioni sono di carattere generale e non riguardano assolutamente, fino a prova contraria, il caso specifico che stiamo trattando.

Per quanto riguarda i lavori di ristrutturazione della parte del Liceo Garofano di Capua, manco a dirlo c’è dimezzo ancora una volta la città di Fieramosca, dopo la bufera che ha colpito il Cira, esprimeranno l’importo complessivo di quasi 90mila euro. Questo nuovo tetto di 150mila euro  viene stabilito, quindi,  con una tipica operazione all’italiana: di fatto si da la possibilità alla politica e  ai dirigenti di scegliere chi pare a loro tra l’elenco, che poi nessuno mostra mai, nelle cosiddette imprese di fiducia,  quella che più aggrada ai politici oppure ai burocrati oppure ancora,  e si tratta del caso largamente più ricorrente,  ai politici e ai  burocrati riuniti in un solo intento.

Politici e burocrati  che, al di la delle norme relative alle procedure, sulla carta quasi sempre rispettate in maniera ineccepibile, si parlano,  e pure tanto, durante la procedura di aggiudicazione.

La storia fondamentalmente finisce qua. Sicuramente fa un po’ specie  la scelta di accettare l’offerta della Co.Bi. Costruzioni. Ora, è vero che il 22 marzo scorso la Co.Bi non era ancora finita dentro all’indagine della Dda sul Cira di Capua e il suo dominus ,il sicurissimamente  camorrista ad avviso dei magistrati dell’anticamorra, Oreste Fabio Luongo non era stato ancora arrestato e dunque negli uffici della provincia non era conosciuta la circostanza della relazione diretta tra la Co.Bi Costruzioni e lo stesso Luongo, ma è anche vero  che la determina reca la data del 20 aprile. Il problema è che lo Stato italiano si muove in maniera orgogliosamente lenta. Di fronte, infatti, ad un’ordinanza  firmata da un giudice di un tribunale occorrerebbe sospendere imprese come la Co.Bi. in attesa che si chiariscano i fatti giudiziari. E la sospensione dovrebbe avvenire con un atto di diritto amministrativo e non certo di diritto penale. D’altronde, se esiste l’interdittiva antimafia, i cui elementi costitutivi hanno solo in parte a che vedere con le indagini giudiziarie, ma che investono la sfera delle probabili, solo probabili, infiltrazioni camorristiche, non si capisce per quale motivo dal giorno successivo alle esecuzione di un’ordinanza, che, ripetiamo, raccoglie il lavoro dei pubblici ministeri, ma esiste solo e solamente perchè un giudice con funzione requirenti e non inquirenti, il Ministero dell’Interno non intervenga attraverso le sue prefetture per sospendere, congelare semplicemente l’attività dell’impresa coinvolta fino a quando l’autorità amministrativa, acquisendo e studiando i contenuti dell’attività giudiziaria d’indagine, non stabilisca se esistano i motivi per cancellare l’impresa in questione dall’ white list, rendendola, in pratica, oggetto di un interdittiva anti-mafia. Poi magari il Ministero dell’ Interno può anche ritenere che gli esiti di un indagine non siano sufficienti per emettere l’interdittiva. A quel punto, gli enti della pubblica amministrazione saranno scaricati dalla responsabilità, ovviamente sempre al netto di una procedura quella della legge di riforma dei tetti degli affidamenti diretti, che al di la di ogni valutazione inerente e fatti di camorra, resta, a nostro avviso, un pericolo in grado di far crescere ulteriormente la cifra, già altissima, di “operosità corruttiva” dei pubblici ufficiali.

 

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