ARRESTI IN COMUNE. Agenti della polizia municipale e dipendenti IN MANETTE per aver preso migliaia di euro in mazzette

13 Maggio 2025 - 11:55

ORTA DI ATELLA – Un meccanismo ben oliato, costruito su falsi documenti, residenze fantasma e pubblici ufficiali corrotti. È questo lo scenario emerso nell’inchiesta che ha portato all’arresto di otto persone tra Orta di Atella, Frattaminore e altri comuni dell’area nord di Napoli, con ordinanza richiesta dalla procura di Aversa Napoli Nord.

Al centro, un sistema truffaldino che puntava a ottenere il rilascio illegale della cittadinanza italiana a cittadini brasiliani privi dei requisiti previsti dalla legge. Alla base del piano criminale c’erano immobili utilizzati solo sulla carta, dove i richiedenti brasiliani risultavano fittiziamente residenti.

Nessuna effettiva presenza nei comuni indicati, ma documentazione fasulla a supporto: timbri ufficiali contraffatti, passaporti falsi, dichiarazioni di presenza alterate e, soprattutto, certificazioni genealogiche inventate per dimostrare un’inesistente discendenza da avi italiani.

Il ruolo chiave era affidato a dipendenti comunali compiacenti, tra cui anche agenti della Polizia Municipale del comune di Orta di Atella. Funzionari degli uffici Anagrafe e Stato Civile che, in cambio di denaro o regali, attestavano la falsa residenza degli stranieri, firmavano certificati anagrafici e – in alcuni casi – redigevano direttamente gli atti necessari a ottenere la cittadinanza jure sanguinis. Un coinvolgimento attivo e continuativo, tale da trasformare gli uffici pubblici in veri e propri snodi operativi del sistema.


Il secondo fronte emerso con forza dalle indagini è quello economico. Il business del “passaporto facile” garantiva guadagni a sei cifre: secondo gli investigatori, i mediatori incassavano tra gli 8.000 e i 45.000 euro per ogni pratica, con una media stimata attorno ai 22.000 euro. Considerato l’elevato numero di richieste trattate, il giro d’affari illecito avrebbe superato diversi milioni di euro.

Determinanti per far emergere la portata dell’organizzazione sono stati intercettazioni, pedinamenti, analisi di documenti informatici e riscontri bancari. In particolare, gli inquirenti hanno scoperto una contabilità parallela estremamente dettagliata, con nomi di funzionari corrotti, importi incassati e pratiche “lavorate”, confermando la presenza di un sistema consolidato e ripetuto nel tempo.