ASL A LUCI ROSSE, roba da…SQUALLOR. Luigi Carizzone prima (testuale) “si arrapa” poi fa flop, pardon, “filoffio”. Ma poi difende i diritti del maschio

30 Aprile 2021 - 13:13

Il giudice del tribunale di Aversa ha selezionato diversi stralci dei dialoghi intercettati tra il dirigente del Dipartimento e Patrizia Rampone. Pensate un poco che il gip appone una montagna di omissis e tanti altri contenuti dichiara di averli valutati come rilevanti in quanto privati e fini a se stessi. Figuriamoci che cosa hanno ascoltato i Nas che stavano a trascrivere ciò che questi stilnovisti esprimevano nella loro colte conversazioni. Esilarante l’arringa sulle attenuanti del maschio che fa cileccha, pardon, filoffio a letto

 

AVERSA(g.g.) Ritorniamo a chiarire che la decisione, da parte nostra, di aprire un filone di trattazione di quelle parti dell’ordinanza sugli arresti Asl in cui sono trascritti pochi (perchè la maggior parte sono stati omissati) e non pubblicati per decisione del giudice, è solo frutto della constatazione, che condividiamo pienamente con il tribunale, è utile a stabilire il quadro delle attività che secondo la procura della repubblica e anche secondo gip Maria Gabriella Iagulli, hanno integrato le previsioni di diversi reati molto gravi.

Poi, se sono anche spassose, se stimolano un pò di umana curiosità pruriginosa, bè, si tratta di un effetto collaterale. Sia il tribunale, infatti, sia conseguentemente noi, ci siamo limitati solo a pubblicare quelle parti utili all’aspetto pubblico della vicenda, cioè l’indagine e il procedimento giudiziario da questa innescato.

Luigi Carizzone, sotto ai 70 anni, si definiva arrapato al cospetto di Patrizia Rampone. E questo ci fa piacere per lui perchè quando gli anni procedono capita che la cifra della libido si abbassi. Ma Carizzone si sentiva evidentemente un galletto. Soprattutto, aggiungiamo noi, a parole, perchè in questo stralcio trova ospitalità anche il momento di difficoltà emotiva del dirigente di fronte ad una defaillance che è stesso lui a spiegare, ritornando su un argomento su cui sicuramente la Rampone era al corrente visto e considerato che in quella garconier c’era lei.

Ho fatto filoffio“, bè, ai tempi in cui l’allora super pentito del clan dei casalesi Carmine Schiavone ancora vivente riconquistò la scena mediatica nazionale e locale con una serie di rivelazioni su presunti siti in cui erano stati interrati, a suo dire, rifiuti tossici, la goliardia di questo giornale produsse una maglietta estiva serigrafata che riportava una frase erogata in una delle tante interviste che rese in quei giorni da Schiavone sulla virilità dei ragazzi di camorra, dei giovani che affiancavano i capi e che sarebbero stati, ad avviso del cugino di Sandokan, molto graditi ad un professionista che assisteva giudiziariamente i boss: “Non per dire, sono ragazzi ben armati” e in questo caso l’armamento non era quello in piombo e metallo, ma ben altro che si può immaginare.

Saremmo tentati, stavolta, in questa prossima estate, di farci serigrafare una nuova maglietta con l’immagine di Luigi Carizzone, mentre suona la batteria, con questa sua frase destinata a diventare cult: “Ieri perciò ho fatto filoffio“. Filoffio, questa sarà la parola più alla moda nella prossima estate. Se un povero maschio non riuscirà a tradurre il pensiero in azione, avrà fatto per l’appunto filoffio.

Oh, questo è uno psichiatra, mica pizza e fichi. Per cui questa parola può entrare tranquillamente nelle prossime pubblicazioni delle grande riviste mondiali della Medicina nella sezione della sessuologia. Magari la maglietta potrebbe essere fatta in questo modo: “Noi che non facciamo filoffio…forse“, perchè il goliarda è tale se è prima di tutto auto ironico. Ma il meglio Carizzone lo dà andando oltre l’approccio neuro psichiatrico alla questione. con la psicologia dimostra al riguardo di saperci fare: “Ho troppe cose per la testa, piccirè – dice rivolgendosi alla Rampone – noi dobbiamo andarcene a Positano“.

Come abbiamo potuto cogliere dalla lettura di tutte le pagine che abbiamo pubblicato, questo qua è veramente l’ultimo dei romantici, un romanticismo un pò su generis con due parolacce ogni tre parole pronunciate, però, questione di temperamento. La citazione di Positano lo riscatta.

Infine, l’orgogliosa rivendicazione del grande problema del maschio: l’anatomia organica ha disegnato, com’è noto, il maschio e la femmina in maniera differente. Il punto di discrimine più significativo è costituito dalla conformazione degli organi sessuali.

E vai Carizzone, facci sognare: “Uno non può chiavare con tante cose in testa, come le tengo io adesso, tu sei domma e e voi donne siete più fortunate….noi dobbiamo avere l’erezione, non deve perdere il tono (il pene), è un pò un casino“.

E la Rampone di fronte ad una valutazione tanto autorevole abbozza un timido: “Sì, è vero“.

Applausi a scena aperta. Purtroppo l’epoca dei grandi Squallor, il complesso napoletano che elevò il turpiloquio a genere letterario seppur minore, è terminato. Peraltro sono morti i fondatori, le pietre miliari, cioè il grande Totò Savio che da un lato scriveva le grandi canzoni di Mina e anche la Maledetta Primavera di Loretta Goggi, dall’altro gigioneggiava goliardicamente tra un cornutone e un’allegra fellatio. Ed è morto pure Alfredo Cerruti altra voce storica che fu anche valorizzata da Renzo Arbore nel programma “Indietro Tutta“, nella famosa gag di “volante uno, volante due“. Perchè se fossero stati vivi Totò Savio e Cerruti, uno come Carizzone peraltro in grado anche di suonare la batteria non lo sarebbero mai fatto scappare.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA