ASL CASERTA & CAMORRA. Le coop. di Capriglione, Lagravanese, Zippo e Bortone tutte nella gara per i servizi sanitari da 4 milioni. E il loro amico di Filipendo è vivo e vegeto

26 Luglio 2022 - 14:39

La mancata emissione da parte della prefettura di Caserta della misura dell’interdittiva antimafia alla cooperativa di Gennaro Bortone, permette all’ASL di mettere in piedi una proroga per questo servizio, figlia di un contratto firmato sette anni fa. Prima l’esclusione della Emmedue di Michele Schiavone, poi la fantasiosa aggiudicazione a Terzo Millennio e Filipendo. Ma un ricorso al Tar annulla mezzo appalto. E alla fine sempre Bortone ne esce contento dopo che, per una gara simile simile, era stato “fregato” dalla Nestore di Capriglione

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CASERTA (l.v.r.) – Desta una certa preoccupazione rilevare come aziende del settore dei servizi sociali che si trovano coinvolte in pesanti indagini emerse dal duro lavoro della Direzione distrettuale antimafia, come, ad esempio, il consorzio Nestore di Pasquale Capriglione, Filipendo, del signor Gennaro Bortone da San Cipriano d’Aversa e altre varie ed eventuali, abbiano sempre ronzato, girato attorno all’ASL e ancora oggi, dopo l’esplosione delle indagini, continuano a lavorare con danaro pubblico, attraverso la gestione delle attività sanitarie dell’Asl di Caserta.

Se per il consorzio Nestore è stato necessario il provvedimento dell’Asl di Caserta di risoluzione del contratto per quanto riguarda i servizi socio-sanitari e della RSA di Caserta, firmato dal direttore generale Ferdinando Russo, a seguito dell’interdizione antimafia spiccata dalla prefettura di Caserta, ma, nonostante ciò il contratto con Nestore è ancora attivo, in proroga e consente di lavorare e guadagnare alla società di Capriglione, il consorzio Filipendo di Gennaro Bortone non ha subito la stessa fine, nonostante sia pesantemente immischiato nell’indagine della DDA.

I fatti delle ultime settimane relativi all’appalto per l’affidamento dei servizi socio-sanitari e complementari presso le strutture residenziali intermedie e delle RSA dell’Asl di Caserta per la durata di 3 anni ci dimostrano come fosse pressante la presenza delle aziende coinvolte nell’inchiesta dell’antimafia sulla gestione delle attività di servizi sociali e del controllo che il clan dei Casalesi aveva, attraverso Nicola Schiavone, del business.

Nell’aprile del 2020 l’ASL di Caserta ha indetto una procedura per l’affidamento dei servizi appena citati – divisi in quattro lotti – dal valore economico complessivo pari a 4 milioni di euro.

Come detto, possiamo vedere come, attraverso la documentazione presente dai verbali di gara, diverse aziende legate a quel mondo emerso dall’inchiesta della Dda, operata con il supporto della squadra mobile di Caserta, fossero presenti all’interno della gara come partecipanti.

C’è la più famosa, Nestore di Pasquale Capriglione, ma anche la già citata Filipendo di Bortone. E ancora, Amame, altra cooperativa che le Dda considera sotto il controllo di Orlando Diana e Maurizio Zippo, la Aido e la Pellicano di Massimiliano Grassi e Luigi Lagravanese, quest’ultimo ritenuto imprenditore collegato direttamente ai Casalesi.

Tutti insieme appassionatamente. Perché, se sulla carta queste società erano in competizione tra loro, l’inchiesta sta facendo emergere un cartello evidente tra questi controversi imprenditori.

Forse a sorpresa, ad avere la meglio nella procedura di gara è la EmmeDue dell’imprenditore di Sessa Aurunca Michele Schiavone. La società era riuscita a risultare vincitrice di tutte e quattro i lotti di gara. Una cavalcata trionfale che viene fermata però quando Schiavone riceve un’ordinanza di custodia cautelare legata ad un’accusa di corruzione.

Così arriva alla decisione della struttura sanitaria casertana di escludere le offerte della EmmeDue dalla gara. Una condizione che porta la cooperativa Terzo Millennio di Limatola, guidata da Mirella Lombardi, a essere ritenuta la società che ha presentato la miglior offerta per i primi tre lotti. Per il quarto, invece, l’aggiudicazione viene consegnata nelle mani di Filipendo di Gennaro Bortone.

Quindi, una delle società maggiormente invischiate in questa clamorosa inchiesta, diventa l’aggiudicataria del servizio.

Sarebbe finita così, se non fosse che la cooperativa con sede a Potenza “Nasce un sorriso”, decide di presentare un ricorso al TAR verso alla decisione dell’Asl di Caserta al terzo e al quarto lotto.

Cos’era successo? A causa di un errore marchiano, un’evidente abbaglio preso dalla commissione di gara dell’Asl di Caserta, a seguito dell’esclusione della società di Michele Schiavone non erano state riequilibrate e riparametrate le offerte presentate per i lotti 3-4 (ma riteniamo sia successo lo stesso anche per i primi due) rispetto alle offerte rimaste in gara, come previsto dalla norma e dalla lex specialis. Questo, dicono dalla coop lucana, ha portato alla vittoria della cooperativa Terzo Millennio e di Filipendo per le due frazioni dell’affidamento servizio socio sanitario oggetto del contendere.

E il TAR della Campania ha dato ragione a Nasce un sorriso, annullando la delibera dell’Asl di Caserta con cui si aggiudicavano il lotto 3 e il 4.

Una situazione che riporta la legalità, della legittimità all’interno di questa procedura di gara. Beh, quasi. Perché a volte la toppa è anche peggio del buco.

Diciamo questo perché l’ASL di Caserta, prendendo atto della sentenza del Tar della Campania e quindi annullando gli atti della procedura di gara per il Lotto 3 e il Lotto 4, il servizio assistenziale, socio-sanitario, alberghiero e manutentivo, relativo alle parti del contratto finite all’interno della querelle in tribunale, attiva lo strumento della proroga contrattuale e le attività restano in parte nelle mani proprio di Gennaro Bortone e della sua Filipendo. Questo perché il precedente contratto datato 2015 per la struttura di Marzanello è stato firmato tra l’ASL di Caserta e la coop del sanciprianese.

In questo modo, il contratto raggiunge sette anni di vita, di funzione e di effetti rispetto ai tre previsti dal bando di gara. E a uscirne favorita è la società che era stata esclusa dal Tar, riferibile a Gennaro Bortone e al gruppo imprenditoriale che, secondo le indagini della direzione distrettuale antimafia, è legato economicamente al clan dei Casalesi tramite Nicola Schiavone.

Le lentezze burocratiche e l’incapacità dimostrata dall’Asl di Caserta, messa praticamente nero su bianco dal Tar della Campania con la sua sentenza, hanno trasformato questa gara in un ennesima proroga extracontrattuale, tossica, che va a favorire società in odore di camorra, utilizzando una terminologia giornalistica abusata.

Le responsabilità del direttore amministrativo Amedeo Blasotti, che da dieci anni gestisce quest’area dell’Asl di Caserta, sono evidenti. Blasotti, sostanzialmente, ha fallito.

Se il compito del direttore area amministrativa è quello di migliorare la qualità delle attività dei propri uffici, questo continuo utilizzo delle proroghe contrattuali, figlio di un’attività della struttura burocratica della salute casertana a dir poco rilassato, diciamo così, l’avvicendamento nell’Asl casertana di società poi colpite da interdittiva antimafia, come quelle riferibili a Pasquale Capriglione e Maurizio Zippo (e per Filipendo di Gennaro Bortone non sappiamo per quale motivo non sia stato spiccato lo stesso provvedimento alla prefettura di Caserta), le figure non certo edificanti fatte dall’azienda sanitaria locale dinanzi ai tribunali amministrativi, dove spesso e volentieri l’ASL è soccombente dinanzi ai ricorsi di aziende e soggetti privati, dimostrano quanto sia stata fallimentare la gestione di Blasotti.

Ecco, sarà lui l’uomo che dall’otto agosto diventerà il direttore generale.

L’impressione è che ci sia un netta differenza tra la qualità reale e quella percepita da parte di chi ha nominato Blasotti come nuovo dg ADL, cioè il governatore Vincenzo De Luca, relativamente al lavoro svolto dal nuovo numero uno dell’azienda sanitaria della nostra provincia.

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