ATTENTA, GIORGIA! Ora il proiettile a Cangiano, prima la molotov al suo amico Riccardi e i soldi di Orlando Diana alla moglie dell’altro amico Schiano. Da mesi scriviamo queste cose, ma…

27 Giugno 2022 - 12:28

Non possiamo certo dire che l’episodio avvenuto 24/48 ore fa non rappresenti una mera coincidenza. Anzi, ne siamo anche convinti. Ma qui il discorso non consiste nello stabilire eventuali connessioni, ma di valutare e di qualificare politicamente dei fatti che anche singolarmente considerati incubano – nell’ambito di un partito che su spinta della simpatica ed eccentrica Gabriella Santillo è entrato in maggioranza alla Provincia, stringendo un patto di mera gestione con tutti gli uomini di De Luca a Caserta – solo guai per il movimento della Meloni alle prossime elezioni politiche

VILLA DI BRIANO/VILLA LITERNO (g.g.)Vox populi: la molotov lanciata contro la casa di Salvatore Riccardi, coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia per nomina diretta di Marco Cerreto, ma per decisiva ispirazione netta di Gimmi Cangiano, sarebbe stata una cazzatina. Perchè, nella vita, tutto è relativo. Da quelle parti, nel momento in cui si allontana per motivi oggettivi o per ricostruzioni personali delle vittime, il movente camorristico, tutto diventa più leggero, più lieve. Perciò, siccome è stato detto che quella bottiglia incendiaria l’avrebbe lanciata un tossicodipendente a cui, con buon cuore, Riccardi dava qualche soldo e che evidentemente si era scordato di ristorare, il caso viene chiuso, neanche si trattasse di un’infrazione al codice della strada per non essersi fermato al semaforo rosso.

Mantenendo questa linea di valutazione, che non abbiamo nessun motivo di porre in discussione, va da sé che i due episodi, cioè la bomba molotov (LEGGI QUI)

a casa Riccardi e il proiettile nella villa di Cangiano, siano con ogni probabilità scollegati uno dall’altro. E ne siamo convinti anche noi, al di là dell’appena citata prova contraria.

Insomma, una fortuita coincidenza che sterilizza, fino ad annullarla, la potenziale implicazione dettata dall’antica amicizia che lega Cangiano e Riccardi, due persone strette in un connubio politico che ha portato lo stesso Cangiano prima a nominarlo (il concorso di Cerreto è stato puramente figurativo) a capo del partito di Giorgia Meloni in quel di Villa Literno e poi, dopo l’altro pasticcio compiuto a Mondragone, dove le sorti di FdI erano state affidate dalla coppia Cangiano-Ceretto a Rachele Miraglia, sotto processo con l’accusa di brogli elettorali realizzati a favore della causa di Giovanni Zannini durante lo spoglio delle elezioni regionali del 2015, nominando ancora Riccardi commissario della città rivierasca, cioè del luogo in cui Zannini, in nome e per conto del governatore Vincenzo De Luca, domina la scena da anni e che è riuscito, seppur rischiando grosso, un paio di settimane fa a far eleggere come sindaco una sua autentica controfigura, quel Francesco Lavanga, di cui sarà anche veramente difficile ricordare il nome nei prossimi cinque anni.

Inutile dire che Fratelli d’Italia a Mondragone non ha presentato una lista, in questa maniera favorendo il raggiungimento da parte di Giovanni Zannini di quella fatidica soglia del 50%+1, nonostante il suo candidato sia rimasto una quindicina di punti sotto alle liste che lo sostenevano.

D’altronde, si sa, Zannini può contare su buoni amici tra gli esponenti campani di FdI ,a partire dal consigliere regionale Michele Schiano, il cui nome è saltato fuori, seppur indirettamente, negli atti di indagine della Dda e della Squadra Mobile di Caserta sui rapporti tra camorra e appalti dei servizi socio sanitari per le cointeressenze economico-imprenditoriali tra Palmira Fele, moglie di Schiano, e l’inguaiatissimo e straidagatissimo Orlando Diana (CLICCA PER LEGGERE), prima playboy, poi politico, poi imprenditore, poi faccendiere in grado di aggiudicarsi il primo appalto bandito da un’Asl della regione Campania per la realizzazione, a neanche un mese di distanza dall’esplosione della pandemia e dalla dichiarazione di lockdown, per la verifica virale attraversi quelli che poi sono diventati i celeberrimi tamponi, al tempo solo molecolari. Un’operazione riuscita utilizzando la Campania Emergenze, società da qualche settimana sotto interdittiva antimafia, con sede in quel di Mondragone (anche in questo caso trattasi di mera coincidenza fino a prova contraria).

Schiano e Zannini hanno camminato a braccetto nel corso della prima legislatura di Vincenzo De Luca. Entrambi sono stati nella maggioranza di centrosinistra e hanno costituito insieme un gruppo consiliare. Poi, Schiano ha cominciato a pensare in grande e a sentirsi troppo stretto in un pollaio la cui soddisfazione dipendeva e dipende solo e solamente dal becchime sparso dallo sceriffo salernitano. E ha investito politicamente in Fratelli d’Italia, partito già al tempo in crescita nei sondaggi e che soprattutto offriva degli spazi che in nessun altro partito avrebbe trovato. Tanto è che Schiano ne è diventato da un po’ di tempo il coordinatore o commissario per la provincia di Napoli, carica che ha sommato a quella di capogruppo in consiglio regionale.

Quando, prima dell’esplosione della pandemia, i sondaggi davano De Luca perdente anche contro il ragazzo di Alfonsino che trasporta le pizze, Schiano, che ancora non si era radicato molto in FdI, consigliò a Zannini di fare la sua stessa strada, dunque di cercare riparo in un partito di centrodestra. Zannini trattò direttamente con Fratelli d’Italia e anche con Giggino e Armandone, Cesaro per un eventuale piano B con Forza Italia. Il covid – mai come in questo caso mors tua, vita mea – spedì in orbita De Luca, grazie ai suoi comizi social. Dunque Schiano restò in FdI, pur sapendo che il centrodestra avrebbe sicuramente perso le elezioni. Lo fece perché coltivava così, come oggi coltiva, l’ambizione di un’elezione al Parlamento, considerato obiettivo molto più gratificante rispetto alla possibilità di gestire qualche brandello di potere clientelare per munifica concessione della famiglia De Luca.

Noi, a suo tempo facemmo subito caso, in quanto tutt’altro che irrilevante ai nostri occhi, che il primo comunicato di solidarietà a Salvatore Riccardi, a qualche minuto dopo del rinvenimento della molotov, lo confezionò proprio Schiano. Che ieri, memore della nostra sottolineatura, si è ben guardato fino a quest’ora di fare lo stesso, facendo restare solitario il comunicato del commissario provinciale di Caserta, Marco Cerreto.

Insomma, l’idea che esista una forma di amicizia che anticipa, che sopravvive questa convergenza politica e di appartenenza, non è del tutto inverosimile. Probabilmente, il trovarsi dentro lo stesso partito, dentro allo stesso percorso ha cementato, ha consolidato questi rapporti tra Schiano e Cangiano, rispetto ai quali la funzione di Riccardi è sicuramente ancillare, ma non per questo irrilevante.

Questa idea ha cominciato a svilupparsi nella nostra testa da quando abbiamo capito, con una certa sorpresa, che questo consigliere regionale napoletano, il quale mai si è candidato in provincia di Caserta, aveva incardinato radici solidissime nel territorio dell’agro Aversano. Gli indizi al riguardo sono più di uno e partono da sorprendenti consigli, sorprendenti suggerimenti sui candidati da inserire nelle liste – e poi non sappiamo se inseriti o meno – in quei pochissimi comuni casertani in cui Fratelli d’Italia ha presentato una propria lista alle amministrative in occasione del voto per il sindaco e il consiglio comunale.

Dunque, quando abbiamo appreso dalla lettura dei documenti di indagine della relazione imprenditoriale tra Orlando Diana e la moglie di Schiano eravamo già pronti ad accogliere la notizia e a non sorprendercene più di tanto.

Da qualche mese stiamo scrivendo attorno a fatti inquietanti che toccano, sfiorano, circumnavigano esponenti di spicco del partito della Meloni in Campania e in provincia di Caserta. Se andate a recuperare i nostri articoli delle scorse settimane, compresi quelli recenti relativi al parimenti inquietante passaggio di FdI nella maggioranza di centrosinistra alla Provincia (QUI LA NOTA), benedetto e coperto politicamente da parte del commissario Cerreto e sancito dal recente voto al Bilancio, vi renderete conto che con l’aria che tira attorno a Giorgia Meloni, gratificata ma anche molto esposta per effetto dei sondaggi per le elezioni politiche, che sono ben diverse dalle elezioni amministrative, queste situazioni su proiettili, bombe molotov, rapporti impropri con esponenti connessi al clan dei Casalesi rischiano di diventare una vera e propria manna per chi, sicuramente dentro una campagna elettorale che si preannuncia molto dura, vorrà trovare storie su zone grigie e sulla tipica attività di larga parte dei politici meridionali di spostarsi da un partito all’altro, ad esempio scegliendo oggi Fratelli d’Italia in quanto in grande spolvero, portando con sé una montagna di guai, di rapporti pericolosi, di amicizie inconfessabili, di vite borderline, in quella che sarebbe la riproposizione di una storia già vista a suo tempo con Forza Italia.

E si sa che in una campagna elettorale come quella che ci attende non occorreranno sentenze passate in giudicato dopo tre gradi di giudizio, visto che a valutare non saranno i giudici, ma i cittadini, che non hanno bisogno di prove inconfutabili per esprimere il loro verdetto, catapultandolo nell’urna elettorale. Infatti, già il sospetto, magari fondato su situazioni non certo lineari come quelle appena descritte, basterà per creare un danno notevole in termini di voti a Fratelli d’Italia.