AVERSA. La dirigente Gemma Accardo è preparata e scaltra, ma non è Caterina di Russia. Ecco perché il sindaco Alfonso Golia ha torto sia nel caso abbia fatto combriccola con Graziano, sia nel caso si sia fatto far fesso dalla signora
11 Giugno 2020 - 20:57
AVERSA (gianluigi guarino) – Quanto ci sia di effettivo in essa, quanto la vertenza e il conflitto sollevati dai consiglieri comunali dissidenti della maggioranza sulla conferma dei dirigenti Gemma Accardo e Raffaele Serpico rappresenti un fatto fine a se stesso, di puro merito, di integrale contenuto facendo divenire il problema politico effetto e non causa dell’intera questione, ce lo potrà dire solamente il tempo. Il tempo ci dirà se il caso Accardo e il caso Serpico incrocino, delegittimandolo, il rinomato tema della discontinuità, principale asset della campagna elettorale di Alfonso Golia.
Se Gemma Accardo è veramente un problema, anzi il problema politico che fa dire al presidente del consiglio comunale Carmine Palmiero che la promessa di cambiamento sia stata totalmente tradita, sarà sempre il tempo a stabilirlo. Ammesso e non concesso che ci sia ancora il tempo per salvare , una consiliatura che il sindaco ha messo già seriamente in serio pericolo.
Ragioniamo un attimo: se da un lato, Palmiero e gli altri 5 dissidenti dichiarano di avere un’idea precisa sul motivo per cui la Accardo è rimasta al suo posto, collegando il fatto a quella che loro considerano una totale sottomissione del primo cittadino alle volontà di Stefano Graziano, dall’altra parte, cioè dalla parte del sindaco non c’è neppure mezza motivazione convincente nel definire le decisioni da lui assunte nell’ultimo periodo. In verità basterebbe anche uno straccio di motivazione anche se non corredata da un aggettivo che la qualifichi. Qualora la Accardo, che ha litigato di brutto con l’assessore al bilancio Carpentiero, provocando la sua defenestrazione, avesse trovato una spalla forte in Graziano, allora Alfonso Golia diventa indifendibile di fronte a chi gli rimprovera il tradimento politico e soprattutto di aver vanificato, per evidente inadeguatezza caratteriale, i numeri impetuosi del consenso che lo hanno gratificato solo 12 mesi fa.
Mettersi sotto l’ombrello tutelare di un politico come Graziano diventerebbe, infatti, anche plasticamente, una modalità di rappresentazione di se stesso in comunione del vecchio che più vecchio non si può. Nel caso in cui invece Graziano non c’entrasse con la conferma della Accardo e che invece ciò sia avvenuto solo per l’abilità di quest’ultima nell’irretire, gestendola con destrezza, la procedura che avrebbe dovuto portare alla scadenza del suo contratto e alla contestuale celebrazione di un concorso, allora vuol dire che Alfonso Golia è proprio scarso, perché si è fatto fregare da una persona dotata di una buona infarinatura cognitiva, ma che certo non è né madame de Pompadour, né Caterina di Russia e si avvia lui stesso a imboccare il sentiero della mala politica, cioè di quella pratica che trasforma la stessa in mera gestione del potere attraverso un esercizio continuo delle pratiche lottizzatorie, partitocratiche, correntizie che finiscono per narrare l’intero vissuto di un politico allo stesso modo in cui è stato narrato ed è narrato per tanti abitanti del Palazzo casertano. Bravi solo nell’arte della bacchetta, della furberia, ma ignoranti come capre e anche peggio in termini di conoscenza delle norme e delle procedure che sovraintendono all’amministrazione della cosa pubblica.
Non conosciamo i dettagli della guerra guerreggiata tra Carpentiero e Gemma Accardo. E non sappiamo neppure se l’assessore avesse o meno trovato una soluzione per evitare di rendere ineluttabile la proroga del contratto a termine della vivace signora sposata a Giugliano con un buon avvocato penalista. Sappiamo invece che Alfonso Golia ha rotto con Carpentiero, arrivando addirittura a consumare l’atto lacerante della revoca delle deleghe che gli aveva assegnato, con conseguente epurazione dalla Giunta comunale. Un atto quest’ultimo che genera il sospetto sul segno della motivazione, collegandola più al fatto politico. o meglio correntizio, alla scelta di Golia di stare con Graziano, che alla questione tecnico-amministrativa.
Dunque, se la storia di Gemma Accardo è ancora da decifrare in molti suoi capitoli, se vanno riconosciute il feroce istinto all’autoconservazione, le abilità diplomatiche, la scaltrezza e anche una buona preparazione tecnica della signora dei numeri aversani, se ancora è possibile sospettare che nelle scelte e negli atteggiamenti di qualcuno dei 6 dissidenti ci possano essere motivazioni strumentali e non legate al merito, alla polpa della questione, al contenuto della stessa, se questo si può collegare ad un ugualmente abile gioco di scaltrezza, operato da Gennaro Oliviero, pronto a veicolare, riducendole, con le elezioni regionali alle porte, a fattor comune, motivazioni probabilmente differenti che discriminano la ragion d’essere della posizione di ognuno dei 6 dissidenti, l’uso del condizionale e più in generale dei modi verbali della possibilità sono inapplicabili quando si ragiona e si analizza il comportamento del sindaco Golia il quale, come la giri e come la rivolti, non perché sia antipatico a noi, ma perché è antipatico alla logica. avrà sempre torto. Ha torto sul piano politico qualora la Accardo sia riuscita oggi con Graziano, così come un tempo riuscì con Sagliocco ad ottenere una sponsorizzazione per conservare il suo remunerato posto di dirigente; ha torto, invece, da un punto di vista tecnico-amministrativo nel momento in cui si fa mettere nel sacco da una signora molto furba, che crea una situazione di fatto tale da rendere impossibile la sua sostituzione.
Questo è. Tutto il resto sono spigolature oziose.