CAMORRA & AFFARI. Il parcheggio del Jova Beach Party di Castel Volturno in mano al genero del boss Bidognetti e a “Lupin”, l’imprenditore arrestato

8 Aprile 2025 - 11:27

CASTEL VOLTURNO – Nell’attesa di analizzare passo passo l’intera ordinanza che ieri, lunedì, ha portato all’arresto di sei persone, ritenute interne o legate al clan Bidognetti, fazione dei Casalesi egemone a Castel Volturno, è il caso di sottolineare uno dei passaggi più importanti tra le dichiarazione di Vincenzo D’Angelo, compagno di Teresa Bidognetti, figlia del boss Francesco Bidognetti, e che, poche settimane dopo il suo arresto, era il novembre 2022, ha iniziato a raccontare le dinamiche del clan, decidendo di collaborare con la giustizia.

Ovviamente, una parte del discorso di D’Angelo è dedicato all’imprenditore Antonio Fusco, 45 anni, denominato Lupin, dal nome del suo negozio (o viceversa –

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Queste dichiarazioni hanno un’importanza non da poco, a nostro avviso, essendo stato Vincenzo D’Angelo un uomo al vertice del clan Bidognetti. Sposato o comunque compagno di vita di Teresa Bidognetti, l’ora collaboratore di giustizia, originario di Santa Maria Capua Vetere, si connetteva direttamente con Gianluca Bidognetti, figlio del superboss Cicciotto, che aveva le redini del clan anche dal carcere di Terni.

IL MC DONALD’S E UN AMICO ALL’UFFICIO TECNICO

Nelle sue dichiarazioni ai pm antimafia, D’Angelo spiega che Fusco sarebbe stato coinvolto nell’acquisto di terreni di proprietà della famiglia Sementini, un’area adiacente alla clinica Pineta Grande, con l’intento di realizzare un parcheggio e locali commerciali, destinati poi a essere affittati a grandi catene come McDonald’s.

Questa operazione sarebbe stata oleata dallo stesso Fusco, tramite sue conoscenze nell’Ufficio tecnico di Castel Volturno.

Sempre secondo mister Bidognetti, l’acquisto dei terreni era stato concepito come un modo per sottrarli ai proprietari, già colpiti da provvedimenti di confisca, per continuare a incassare i proventi delle attività illecite e sfuggire ai sequestri.

LA QUESTIONE JOVA BEACH PARTY

Tra le diverse operazioni in affari compiute da D’Angelo e Fusco, sempre secondo le dichiarazioni del pentito, ci sarebbe anche l’acquisto di un’area in via Amalfi. L’idea era quella di costruire un capannone per la rimessa di barche, il piano fu poi bloccato a causa di violazioni urbanistiche relative alla distanza tra l’area e i Regi Lagni, emerse dopo le denunce presentate dalle suore di un convento situato nei pressi.

Quel terreno di via Amalfi fruttò anche 8 mila euro, pagati a D’Angelo per fittarlo in modo da per il concerto del 13 luglio 2019, il Jova Beach Party, tenutosi presso la spiaggia Lido Fiore Flava Beach.

Non specifica il D’Angelo chi avrebbe pagato per usare quell’area, se la parte gestionale dell’evento di Jovanotti che, probabilmente, non sapesse la storia del reale proprietario del terreno di via Amalfi, oppure se fosse stata affittata da altra impresa che poi ha effettuato il service del parcheggio per l’evento del cantautore toscano.

Quello che sappiamo, sempre leggendo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, è che l’idea era quella di far usare quell’area per il triennio 2019-2021, ma dopo la prima edizione le due successive sono saltate causa covid.