CAMORRA, PASSIONE e SANGUE. Chiesto l’ergastolo per Maria Buttone per l’omicidio dell’amante del marito Mimì Mazzacane. Le altre richieste per Della Ventura ‘o coniglio, Bruno e per la convivente di Salvatore Belforte jr
17 Luglio 2019 - 13:16
MARCIANISE – Il pubblico ministero della dda Luigi Landolfi, massimo conoscitore del fenomeno camorristico casertano e in particolare di quello marcianisano, non ha mai creduto alla versione raccontata da Domenico Belforte, in merito alla morte della sua amante Angela Gentile di Caserta. Il boss parlò di una sorta di incidente, d un colpo partito senza volerlo da un’arma che lui portava addosso e che invece finì per ucciderla con un solo proiettile che la centrò al cuore. Belforte voleva utilizzare l’arma per spaventare Angela Gentile durante un appuntamento che le aveva dato in zona San Giuliano di Marcianise, dopo aver scoperto, sempre secondo quello che ha sostenuto Mimì Mazzacane che la Gentile aveva cominciato a prostituirsi.
In poche parole, Mimì Belforte ha dichiarato una versione che scagionava completamente la moglie Maria Buttone che il pm Luigi Landolfi della dda ha sempre considerato la prima protagonista di questo omicidio, legata proprio al fatto che la donna fosse diventata l’amante di suo marito.
Oggi, concludendo la sua requisitoria, ha chiesto la pena dell’ergastolo per Maria Buttone e 30 anni di reclusione per Mimì Belforte.
Sempre in questo processo sono stati analizzati e saranno giudicati anche altri episodi criminali connessi all’attività del clan di Marcianise. Ad esempio, per l’omicidio del netturbino Antonio Piccirillo, il pubblico ministero ha chiesto la condanna a 20 anni di carcere per i detenuti, già lungo datati, Antonio Della Ventura detto o’coniglio, capo-zona della città di Caserta del clan Belforte e per Antonio Bruno.
6 anni di reclusione sono stati chiesti per Alessandra Golino, convivente di Salvatore Belforte, figlio di Domenico Belforte che insieme a Maria Buttone, avrebbe obbligato, così come raccontammo a suo tempo nelle molte puntate che dedicammo all’ordinanza firmata da un gip del tribunale di Napoli, alcuni imprenditori di pagare il pizzo a Natale.