CAMORRA & SLOT. Condanna definitiva per Carlo Fontana per la gestione del business delle macchinette dei Casalesi

9 Giugno 2020 - 15:47

SAN CIPRIANO D’AVERSA – La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato da Carlo Fontana, 48 anni, di San Cipriano d’Aversa, cognato dei fratelli Giovanni e Giuseppe Garofalo, detti I marmular, arrestato nel marzo 2016 per associazione camorristica legata al clan dei Casalesi per la fazione Zagaria, considerato il gestore del monopolio dei centri scommesse e sale slot tra Casapesenna, San Marcellino e Trentola Ducenta per conto del clan. Nel novembre scorso, ùFontana, detenuto a Frosinone, condannato in primo grado a 4 anni e 6 mesi per associazione camorristica, era stato scarcerato con divieto di dimora in Campania, al termine di circa tre anni di reclusione, considerato il poco tempo rimasto da espiare in carcere. L’uomo era stato precedentemente agli arresti domiciliari, ma era stato tradotto nella casa circondariale di Frosinone, dopo che era evaso dalla misura restrittiva domestica in quel di Formia, restando comunque nel territorio del comune litoraneo.

Nel frattempo, Fontana aveva fatto ricorso contro la decisione della corte di Appello dell’aprile 2018, che confermava sostanzialmente la sentenza di condanna relativa al concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo la tesi difensiva del 48enne di San Cipriano D’Aversa, i proventi delle attività di gestione di Fontana delle slot machine non sarebbero confluiti nelle casse del clan, quindi non ci sarebbe stato alcun collegamento accertato con i Casalesi. Inoltre, le somme in favore di Attilia Zagaria, moglie di Giovanni Garofalo, detenuto, sarebbero state ritenute erroneamente come la “mesata” per la donna. Per il legale di Fontana, Ferdinando Letizia, la gestione dei proventi del bar e delle macchinette erano divisi con la cognata in considerazione delle sue precarie condizioni economiche, quindi un rapporto economico non legato ad un qualche tipo di intraneità dell’uomo al business del clan.

La quinta sezione penale della Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la pena di 4 anni e sei mesi di reclusione. Infatti, secondo i giudici, gli elementi con cui la Corte di Appello di Napoli ha disposto la condanna sono stati motivatamente posti a fondamento dell’affermazione di responsabilità di Fontana, ritenuto, come detto, uno dei gestori degli affari delle slot machine per conto dei Casalesi.

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