CAPODRISE. Altro che “tarantelle” tra il sindaco Negro, la vice D’Angelo e i 6 dissidenti. Se è vero quello che la minoranza ha scritto alla Corte dei Conti, questa è roba da Codice Penale

14 Luglio 2023 - 18:54

In attesa che il primo cittadino ritiri le dimissioni, trovando una quadra con i consiglieri ribelli che vogliono assolutamente la testa della vicesindaca, l’opposizione costituita anche da un super esperto in contabilità degli enti locali prende carta e penna e racconta ai giudici contabili cose che, se fossero realmente così come sono narrate, rappresenterebbero un fatto inquietante, perché sarebbe un dissesto finanziario nascosto fraudolentemente

CAPODRISE – Si sa bene che il gossip tira molto di più delle cosiddette cose serie. Per cui non è strano che a Capodrise, in questi giorni, si parli in relazione alle dimissioni, peraltro ancora revocabili del sindaco Vincenzo Negro, della levata di scudi di 6 consiglieri comunali della maggioranza nei confronti della vicesindaca e assessora Luisa D’Angelo, di cui vengono chieste le immediate dimissioni che, al contrario, il sindaco Negro non vuole concedere ai 6 dissidenti Di Paolo, Cecere, Palazzo, Russo, Raucci, Nero tutti appartenenti al gruppo politico che fa capo all’associazione “Siamo Capodrise”.

Su questa ostinazione del primo cittadino nel proteggere la sua vice, fioriscono tante chiacchiere di paese, che sono delle stupidaggini, ovviamente fino a prova contraria.

Ma mentre si parla di questo, il Comune rischia realmente di precipitare nel dissesto economico con gravissime conseguenze per tutti i cittadini.

Ora, se Giuseppe Fattopace, leader dell’opposizione ma anche revisore dei conti di antica esperienza, al punto da presiedere il collegio della città capoluogo, pone la sua firma, insieme a quella dei colleghi della minoranza Gaetano Argenziano e Maria Belfiore, sotto ad un esposto perentorio e anche stringato, vuol dire che qualcosa di serio c’è, perché Fattopace è sì minoranza di Vincenzo Negro, ma ha anche una reputazione professionale da difendere e ci sembra difficile che si sia messo a scrivere castronerie riguardanti la materia di cui si occupa da decenni e decenni.

Quattro paginette sono state sufficienti proprio perché quello che avevano da dire Fattopace, Argenziano e la Belfiore ai magistrati della Procura presso la Sezione Regionale della Corte dei Conti della Campania, rappresentava una situazione di sfacelo talmente evidente ai loro occhi da non necessitare di premesse e ricostruzioni tecnicamente complesse.

Il testo integrale dell’esposto lo potete leggere in calce.

In sintesi, vi diciamo che i punti essenziali sono i seguenti: due mesi fa, a maggio, un commissario ad acta evidentemente nominato dalla Prefettura per inadempienza temporale della giunta, ha predisposto e approvato lo schema del rendiconto di gestione o bilancio consuntivo che dir si voglia relativo all’anno 2022.

Secondo i sottoscrittori dell’esposto, il consiglio comunale lo scorso 19 giugno avrebbe approvato un rendiconto di gestione difforme da quello predisposto dal commissario ad acta.

E questo costituirebbe già un fatto molto grave.

Ancora più serio, qualora la ricostruzione di Fattopace, Argenziano e Belfiore fosse aderente alla realtà dei fatti, sarebbe l’operazione che ha stravolto l’esito del rendiconto di gestione, cioè il numero finale di avanzo e disavanzo.

In questo caso di un disavanzo pari a 6.805.960,08 euro che, per un Comune come Capodrise ma anche per Comuni più grandi è, questo lo diciamo noi che della materia un po’ ci intendiamo, costituisce l’anticamera della dichiarazione di dissesto finanziario e l’attestazione matematica del fatto che Capodrise sia un Comune strutturalmente deficitario ai sensi dell’articolo 243 del Tuel.

È chiaro che se i 6 milioni e più diventano, nella stesura proposta e approvata dal consiglio comunale dopo che i tre consiglieri comunali di minoranza hanno sdegnosamente abbandonato l’aula, il discorso cambia.

Nell’esposto si parla di “sperticata acrobazia contabile” rispetto ad un format normativo che tutto sommato è abbastanza semplice, visto che l’articolo 186 dello stesso Tuel sancisce che il risultato di gestione è frutto dei soldini che ci sono in cassa aumentati dai residui attivi, ma di quelli veri previsti dalla legge, non quelli inesigibili,

A questa somma vanno sottratti i residui passivi.

Dobbiamo ritenere che il gioco a nascondino del mega debito e disavanzo del Comune di Capodrise sia stato effettuato proprio attraverso un uso, diciamo così creativo, dei residui attivi.

Arrivando a 241.060,27 euro di un disavanzo molto più affrontabile.

I consiglieri di minoranza rimarcano che i revisori dei conti avrebbero approvato con riserva questo rendiconto sottolineando una riserva sull’importo del disavanzo, come se una differenza di 6 milioni e mezzo – questo lo aggiungiamo noi – rappresentasse un fatto complementare, tutto sommato secondario e dunque attraversabile da una riserva e non da una bocciatura. Perché se un revisore ha dubbi su quel disavanzo deve bocciare, perché se i dubbi non li ha deve erogare un parere favorevole senza riserve.

Nell’esposto viene sottolineato anche l’apparente incoerenza, la contraddizione di una formula che collega la condizione economico finanziaria del Comune di Capodrise alle procedure molto più rigorose di controllo dei costi di gestione che i comuni strutturalmente deficitari o dissestati devono adottare, aprendo un confronto tecnico e aprendosi al controllo degli organi ministeriali, facendo convivere una dichiarazione tanto importante con il parere positivo finale al rendiconto di gestione.

Ultimo punto ugualmente molto delicato trattato nell’esposto inviato alla Corte dei Conti quello relativo alle dotazioni di cassa.

Sempre il revisore dei conti afferma, secondo Fattopace, Argenziano e Belfiore, che fotografa lo stato della cassa in questi termini:
sostiene che l’Ente non ha provveduto ad aggiornare correttamente la giacenza di cassa
vincolata al 31.12.2022; in effetti il saldo cassa vincolata al 31.12.2021 era pari ad €
2.055.785,18 e il fondo cassa libero era, invece, pari a circa € -381.000,00. Dal rendiconto di gestione si evince che queste cifre certificate dal revisore con rappresentano i saldi iniziali del 2022.
In pratica scompare il passivo della cassa vera, quella libera e disponibile al netto dei soldi che tu, Comune, hai già vincolati per la gestione ordinaria, per il pagamento degli stipendi, eccetera.
Prodigiosamente invece i 2.055.785,18 euro di cassa vincolata diventano cassa libera e dunque una condizione di reale impossibilità, indisponibilità del Comune a utilizzare anche un euro per qualsiasi tipo di spesa, si trasforma invece in un ampia possibilità di speda, perché con 2 milioni di cassa libera beh, almeno un po’ di temperamatite li compri.
Questo è tutto, vedremo se e quando la Corte dei Conti risponderà o si muoverà attivando una procedura di controllo sulle presunte irregolarità che sarebbe meglio chiamare presunte illegalità, denunciate all’opposizione.